Il caso Montante

 

In gioventù furono assidui frequentatori di chiese e sagrestie. Animatori vivaci di un rampantismo nato all’ombra di un potere malato; sin da subito si distinsero per una doppia morale, condita sapientemente con ricercati sofismi degni del grande Gorgia. Con il tempo accorte compagnie li scelsero, li favorirono, e alla fine li premiarono. Come navicelle con il vento in poppa approdarono dolcemente, da esponenti di primo piano, ai vertici di Confindustria, monopolizzando ben presto l’economia e la politica dell’Isola.

Allora un tempo pesante, gravido di tristi presagi, si profilò all’orizzonte. La Sicilia ripiombò nell’oscurità.

Ogni forma di opposizione costruttiva venne distrutta, mentre con l’ aiuto di una informazione manipolata si dava corso a una cultura propagandistica, segno di una nuova era o, se si preferisce, di una vera e propria barbarie mediatico-giudiziaria. Anzi, per meglio dire, ci è sembrato un triste e tragico ritorno a quella cultura baronale e feudale, oltre che sanguinaria e vessatoria di un tempo che fu.

Grazie alle loro menti malvagie cominciarono a organizzare progetti scellerati che aprirono, anzi spalancarono le porte a una privatizzazione selvaggia.

Nascevano così i ladri gentiluomini. Dalla cadenza soffice e felpata, sempre elegantissimi, dentro i loro vestiti gessati. In pubblico amavano sfoggiare una maschera serafica, che sembrava di roccia granitica. Nulla sembrava scalfirli.

Fu allora, approfittando di questo clima favorevole e per niente ostile, che cominciarono a spargere il veleno della corruzione, che ha come prima regola quella della complicità e della connivenza a vari livelli.

Il loro sembrava un gioco da bambini, troppo facile e troppo bello. Cominciarono così a corrompere funzionari, esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti e perfino il buon Cammilleri tirò la volata dei nostri incredibili personaggi.

Così nasceva e cresceva il ‘Sistema Montante’.

Durante la loro ascesa, con promesse e favori di varia natura, attiravano sempre più consensi. In molti parteciparono al loro folle gioco della corruzione. Tutto funzionava alla perfezione. Nulla e niente sembrava fermarli in quella corsa verso la distruzione della Sicilia e dei Siciliani. In questo clima nefasto orchestrarono una serie di truffe ai danni della regione Sicilia. Tutto e subito doveva appartenergli.

Certo che la corruzione annovera delle tradizioni millenarie e, quando attecchisce, sembra dura a morire. Come non ricordare le famose ‘Verrine’, di  Marco Tullio Cicerone, le orazioni che egli proferì contro il rapace governatore della Sicilia Verre; od ancora ‘Le anime morte’ di Gogol ed il suo Cicikov che resuscitava le anime morte dei contadini, per prendersi i soldi della pensione.

Le affinità ci sono tutte e, se vogliamo, sono rintracciabili nel nostro senso del possesso, che è insito nella cultura siciliana ed è stato descritto, mirabilmente, da Giovanni Verga quando si sofferma sul patologico attaccamento alla ‘roba’  a proposito di due dei suoi personaggi più rappresentativi: Mazzarò e Mastro Don Gesualdo.

Anche Leonardo Sciascia se ne è occupato, sostenendo, in alcune sue interviste, come il morboso senso del possesso dei Siciliani amplifica, fino al parossismo, la paura della morte. Stiamo parlando fondamentalmente di personaggi malati. Filosofi e psicologi, quali Erich Fromm, hanno cercato di prefigurare dei modelli di vita alternativa, possibilmente incentrati non sull’avere, ma sull’essere .

In Sicilia, purtroppo, i risultati relativi ad un reale cambiamento nelle nostre attitudini esistenziali, oltre che sociali e civili, sono veramente deludenti. I Siciliani si sa, sono molto legati all’aspetto materiale della vita. In alcuni personaggi poi questa predisposizione, oseremmo dire genetica, provoca effetti nefasti per sé stessi, ma soprattutto per la società in cui essi vivono.

Personaggi inquietanti che si aggirano spesso tra le pieghe di una comunità smarrita.

Personaggi ‘double face’, così li hanno battezzati i magistrati di Caltanissetta, che stanno conducendo un’inchiesta su dì loro e sul loro operato. Personaggi dalla doppia identità. In pubblico si presentavano come i paladini della legalità, come i salvatori della Sicilia.

Mentre in privato conducevano la loro esistenza e curavano i loro affari, attraverso una vera e propria attività di capillare spionaggio, a cui facevano seguire pesanti minacce e intimidazioni, in maniera quasi maniacale.

Il più squallido e sconcertante ricatto che hanno posto in essere è quello di avere minacciato la diffusione di un video porno che riguarda l’ex governatore della Sicilia, Rosario Crocetta.

L’ anti mafia di professione ed il suo cerchio magico, per un decennio, è stata il para vento dietro al quale si nascondevano i nostri finti eroi, ossia i vertici di Confindustria Sicilia.

Solo ora abbiamo avuto la certezza che loro non erano più buoni di noi, anzi! E noi non siamo per niente più cattivi di loro! Non ci potrà convincere mai nessuno a diventare ‘manichei’. Il bene ed il male non si possono dividere con un’accetta.

Eppure loro erano riusciti a confondere le idee a tutti quanti. Alle nostre incertezze ed al nostro disorientamento, loro contrapponevano una ieratica supponenza e sfrontatezza.

Certo diverse sono state nel tempo le loro trovate scenografiche, per fare affari, ‘pi fari picciuli’. Che dire, ad esempio, della zona franca della legalità? Che originalità, che frase ad effetto! Bastava utilizzare le parole giuste al posto giusto e, oplà, subito scattava l’incantesimo, anzi l’inganno, l’impostura. E’ come se gli avessero dato tra le mani una bacchetta magica, che tutto rendeva possibile. Così, proferendo poche paroline,per loro tutto si avverava, diventava moneta sonante!

E fu così che scroscianti piogge di soldi inondarono il territorio di Caltanissetta e dintorni e loro, assieme ad alcuni infedeli servitori dello Stato ed alla ‘servitù’ della penna e dell’etere, prosperarono nell’illegalità travestita di legalità, moltiplicarono i loro guadagni, in ogni settore dell’economia siciliana, e  vissero tutti quanti felici e contenti…

Carmela Guagliano