Il caso “Diciotti” e l’intervento di Save the Children

Prosegue il braccio di ferro tra Italia ed Europa sul caso della motonave “Diciotti” della Guardia Costiera, ancorata al porto di Catania con 177 migranti a bordo, impossibilitati ad approdare perché così ha disposto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che attende dalla Commissione Europea risposte sulla ripartizione tra gli Stati membri dei 177. Secondo quanto sancito in occasione del Consiglio Europeo a giugno, la ripartizione dovrebbe avvenire su base volontaria. Dunque, i 27 Stati membri dell’Unione Europea dovrebbero ciascuno dichiarare di accettare una quota dei migranti sbarcati. Ciò però al momento non avviene, e di conseguenza l’Italia non intende accollarsi l’intero peso della contesa. Il ministro Salvini minaccia di riportare i migranti in Libia, che però non è un porto sicuro e, pertanto, l’eventuale ri-accompagnamento dei migranti in Libia, quindi un respingimento, sarebbe contrario alla convenzione di Ginevra firmata anche dall’Italia. Già nel 2009, quando ministro dell’Interno è stato un altro leghista, Roberto Maroni, un respingimento è costato all’Italia una condanna da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo per violazione della convenzione di Ginevra. A bordo della “Diciotti” vi sono alcune decine di minorenni, come conferma una operatrice di “Save the children”.