Usa: Cohen convocato in inchiesta su fondazione Trump

Doppio scacco ai danni del  presidente Usa Donald Trump che giunge in contemporanea da due  diverse aule di tribunale: a New York Michael Cohen, l’ex  avvocato del tycoon, si dichiara colpevole di otto capi  d’accusa. Fra questi il pagamento durante la campagna elettorale  per comprare il silenzio di due donne, affermando di aver agito  “in coordinamento e sotto la direzione di un candidato ad un  incarico federale”. In Virginia, Paul Manafort, ex manager della campagna elettorale di Trump, viene giudicato colpevole per otto  capi di imputazione, di cui cinque per frode fiscale.

Una svolta giudiziaria in due inchieste diverse ed entrambe  cruciali, che potrebbero cambiare le sorti della presidenza Usa.  Perche’ entrambi i casi in mano alle autorità federali potrebbero confluire nell’inchiesta sul Russiagate guidata dal  procuratore speciale Robert Mueller che Trump taccia di essere  una “caccia alle streghe”. E già alcuni esperti commentano che gli ultimi sviluppi rappresentano per Trump un passo avanti verso l’impeachment.

Intanto pero’ e’ il suo ex  fidatissimo avvocato, Michael Cohen, il ‘fixer’ che per anni ha  fatto da scudo al tycoon, sempre pronto ad intervenire in sua
difesa, che rischia adesso di inguaiare il presidente con la sua  dichiarazione di colpevolezza, quando sottolinea di  aver agito “in coordinamento e sotto la direzione di un  candidato ad un incarico federale” nel riconoscere di aver  violato le leggi sul finanziamento della campagna elettorale  pagando due donne (la pornostar Stormy Daniels e l’ex  coniglietta di Playboy Karen McDougal) che sostengono di aver  avuto un affaire con il tycoon e parlando di sforzi coordinati  per influenzare le elezioni. E già cosi’ e’ una bomba.

Gli inquirenti dello stato di New York hanno inviato un mandato di comparizione all’ex avvocato personale di Donald Trump, Michael Cohen, nell’ambito di un’inchiesta sulla fondazione Trump. Lo scrive l’Ap, citando un portavoce del governatore democratico Andrew Cuomo. L’iniziativa e’ stata presa dopo che il legale di Cohen ha detto che il suo assistito ha informazioni che potrebbero essere di interesse ai procuratori sia a livello statale che a livello federale.

Cohen, nelle scorse settimane Cohen aveva segnalato a più  riprese la sua disponibilità a cooperare con le autorità  federali, mentre sembrava allargarsi la distanza dal presidente.  Il mese scorso Cohen aveva ammesso alla Abc che Trump non e’ la  sua priorità, mentre gli veniva ricordato che un tempo affermava  di essere disposto a “prendere un proiettile” o “fare qualsiasi  cosa” per proteggere il presidente. “Per essere chiari – ha detto  alla Abc – mia moglie, mia figlia e mio figlio, e questo Paese  hanno la mia primaria lealtà”. Sempre il mese scorso l’avvocato  di Cohen, Lanny Davis, ha diffuso la registrazione audio di una  conversazione risalente al settembre 2016 fra lo stesso Cohen e  Donald Trump, in cui discutevano un accordo che aveva raggiunto  con una modella di Playboy per la vendita dei diritti sulla  storia di una presunta relazione fra questa e Trump prima della  sua elezione alla presidenza. Una mossa gia’ interpretata da  osservatori come una svolta. Che pero’ e’ arrivata oggi quando  Cohen si e’ prima consegnato all’Fbi, quindi ha fatto ingresso  in un tribunale di Manhattan ammettendo le sue colpe. Nel  dettaglio, si e’ detto colpevole per tutti gli otto capi  d’accusa contestatigli, dalla frode fiscale e bancaria alla  violazione delle regole finanziarie della campagna elettorale. Il risultato di un accordo che contempla anche fra i quattro e  fino ai cinque anni e tre mesi di prigione. Il giudice ha stabilito il 12 dicembre quale data per la sentenza e ha fissato  una cauzione di 500 mila dollari.

Intanto ad Alexandria, in Virginia, dopo giorni di camera di  consiglio, la giuria del processo a Paul Manafort raggiunge un
verdetto soltanto su otto dei 18 capi d’accusa contro l’ex capo  della campagna elettorale di Trump. Sugli altri 10 non c’e’ consenso. Trump si dice dispiaciuto per Manafort, ricorda che e’  un ‘brav’uomo” e ha lavorato anche per Ronald Reagan, pero’  tiene a sottolineare che ciò non ha nulla a che vedere col  Russiagate, la “caccia alle streghe” ripete. Mentre su Cohen  nessun commento.

 

fonte ansa.it