Il diario segreto di Antonello Montante

SITe.it è in possesso del diario segreto di Antonello Montante, il paladino dell’antimafia finito in una inchiesta della DDA di Caltanissetta con l’accusa iniziale di Concorso esterno in associazione mafiosa.

Considerato per anni il simbolo della riscossa degli imprenditori siciliani contro la mafia, per i Pm Montante avrebbe invece “intrattenuto qualificati rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra”. Alla fine, il 14 maggio di quest’anno, è stato arrestato per Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, spionaggio e accesso abusivo a sistema informatico.

Montante avrebbe creato una rete di informatori per spiare i magistrati che da tre anni indagano su di lui: “Soggetti inseriti – scrive il Gip nell’ordinanza – ai più alti livelli della Polizia, dei Servizi di informazione e sicurezza e dell’ambiente politico italiano”.

ATTENZIONE – Per completezza dell’informazione, in fondo a questo articolo riportiamo una scheda su Antonello Montante e una scheda di approfondimento sull’inchiesta che lo riguarda, con i nomi – e i ruoli – di tutti i personaggi coinvolti.

IL DIARIO SEGRETO

Chiariamo subito che quella contenuta nel Diario è la verità di Montante, ma il documento sarebbe comunque ritenuto molto attendibile dagli inquirenti.

Si tratta di un corposo file excel con annotati nomi, date, appunti di lavoro e incontri che – quando il 22 gennaio 2016 gli inquirenti perquisiscono una ventina di case e uffici di Montante – la sua collaboratrice tenta di distruggere.

Il Diario viene sequestrato nella villa di Serradifalco, dove viene scoperto un bunker contenente un corposo archivio cartaceo ed elettronico in cui trovano di tutto: telegrammi, email, sms, regali e contributi concessi, foto con ministri, politici e capi della polizia, oltre a circa 40 dossier su politici, magistrati, giornalisti e un memoriale di più di mille pagine. Un bunker che nelle intercettazioni Montante chiama così: “La stanza – diciamo della legalità”.

Nel suo Diario Montante annota con scrupolo quasi maniacale incontri, telefonate, pranzi, colazioni, cene, segnalazioni, richieste di favori e regalie varie ai personaggi più disparati, anche di peso: una sorta di agenda personale che parte con un appunto del 6 agosto 1848 – data della nascita del suo trisavolo Calogero Montante – e arriva fino al 26 ottobre 2015.

Quella che svelano le circa 250 pagine del documento è la fitta ragnatela di relazioni di alto livello intrattenute da Antonello Montante con politici, imprenditori, prefetti, alti funzionari dello Stato, dirigenti dei servizi segreti, magistrati, giornalisti, personaggi pubblici ed esponenti dell’antimafia.

Un affresco che però diventa a tinte fosche il 9 febbraio 2015, quando con l’articolo Antonello Montante, l’industriale paladino dell’antimafia sotto inchiesta in Sicilia per mafia, i giornalisti di La Repubblica Attilio Bolzoni e Francesco Viviano squarciano il velo di ipocrisia che avvolge certa Antimafia e fa scoppiare il Caso Montante.

Un articolo e una data che rappresentano lo spartiacque tra il Montante Paladino dell’antimafia e il Montante indagato per Concorso esterno in associazione mafiosa. Un articolo e una data che segnano – per tutti coloro che hanno frequentato Antonello Montante – una cesura netta tra il Prima e il Dopo: in particolare per quei personaggi e funzionari pubblici che hanno continuato a intrattenerci rapporti anche dopo che la notizia dell’inchiesta a suo carico è diventata di pubblico dominio.

Il Diario contiene molti dati e informazioni interessanti che aiutano a capire il funzionamento, lo sviluppo e il radicamento di quello che viene ormai definito come Sistema Montante. Per facilitare la lettura e la comprensione, SITe.it ha deciso di raggruppare le informazioni per argomenti e pubblicarle a puntate.

 

NEL PROSSIMO ARTICOLO:

MONTANTE E GLI AMICI DELL’ANTIMAFIA: Ciotti e Tano Grasso

Cattura tano



LE DUE SCHEDE DI APPROFONDIMENTO:



Antonello Montante
Antonello Montante

IL PERSONAGGIO

Antonello Calogero Montante, originario di Serradifalco (CL), è nato il 5 giugno 1963. A capo del Gruppo Montante, un impero che la leggenda vuole nato da una fabbrica di biciclette, fondatore della Msa Spa, azienda di progettazione e produzione di ammortizzatori per veicoli industriali e treni presente in tutto il mondo: dal 2008 è Cavaliere del lavoro.

Presidente della Camera di commercio a Caltanissetta, dove nel 2005 ha ricoperto anche il ruolo di presidente di Confindustria e delegato del presidente nazionale di Confindustria per la legalità. Nel 2012 diventa il numero uno dell’associazione regionale degli industriali e nel 2013 sale al vertice di Unioncamere Sicilia. Il 20 gennaio 2015 – pochi giorni prima della notizia dell’inchiesta a suo carico per Concorso esterno in associazione mafiosa – è stato designato componente dell’Agenzia dei beni confiscati, su proposta del ministero dell’interno guidato da Angelino Alfano.


spy-story tesseraL’INCHIESTA

La trama e i protagonisti sembrano quelli di una spy-story.

Montante è accusato di aver creato una rete illegale per spiare le indagini a suo carico: tra gli indagati figura anche l’ex presidente del Senato Renato Schifani, accusato di aver rivelato notizie riservate.

Insieme a Montante finiscono agli arresti domiciliari anche il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata (ex capocentro della Diadi Palermo ed ex dei servizi segreti), Diego Di Simone (ex sostituto commissario della mobile di Palermo), Marco De Angelis (sostituto commissario prima a Palermo poi alla prefettura di Milano), Ettore Orfanello (ex comandante del nucleo di polizia tributaria Guardia di finanza a Palermo), Giuseppe Graceffa (vice sovrintendente polizia a Palermo, sospeso dal servizio per un anno) e infine l’imprenditore Massimo Romano, (re dei supermercati con oltre 80 punti vendita in Sicilia ed ex del Team legalità di Sicindustria).

Della rete farebbero parte anche altri esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti: tra gli indagati anche Arturo Esposito (ex capo dei servizi segreti), Andrea Grassi (ex funzionario dello Sco della polizia da poco nominato questore di Vibo Valentia), Andrea Cavacece (capo reparto dell’Aisi), Gianfranco Ardizzone (ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena), Mario Sanfilippo (ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta), Letterio Romeo (ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Caltanissetta).

La lista degli indagati prosegue ancora con Angelo Cuva (docente di diritto tributario all’università di Palermo), Maurizio Bernava (ex segretario confederale della Cisl), Andrea e Salvatore Calì (titolari di un’azienda che avrebbe effettuato bonifiche negli uffici di Montante)Carlo La Rotonda (direttore di Reti d’imprese di Confindustria), Salvatore Mauro e Vincenzo Mistretta. Infine Vincenzo Arnone (boss di Serradifalco, figlio di Paolino storico padrino morto suicida in carcere nel 1992, testimone di nozze di Montante).

Il 24 maggio scorso Montante passa dai domiciliari alla custodia in carcere. Durante le fasi dell’arresto – spiegano dalla questura – si barricava in casa per quasi due ore, non aprendo ai poliziotti e distruggendo documenti e circa 24 pen drive“. Montante avrebbe anche tentato di disfarsi di altra documentazione lanciandola nel pozzo luce del palazzo (rivenuta e sequestrata), mentre sul balcone di un vicino di casa è stato poi rinvenuto uno zainetto contenente altre pen drive e documentazione cartacea.

Intanto alla prima si aggiunge una nuova inchiesta, che ipotizza che Montante sia al centro di due associazioni a delinquere:

– la prima finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell’ordine per carpire notizie riservate sulle indagini

– la seconda per corrompere esponenti della politica, con l’obiettivo di razzolare fondi pubblici.

Finiscono così sul registro degli indagati anche Giuseppe Catanzaro (attuale presidente di Confindustria Sicilia), l’ex governatore Rosario Crocetta (accusato di  Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito), Linda Vancheri e Mariella Lo Bello  (ex assessori regionali alle Attività produttive), Alessandro Ferrara (dirigente regionale), Mariagrazia Brandara (ex presidente dell’ente regionale per lo sviluppo delle attività produttive)  e gli imprenditori Rosario AmarùTotò Navarra e Carmelo Turco.

E’ dei giorni scorsi l’ultimo colpo di scena:

nella sede romana di Confindustria sono state scovate due telecamere spia: sotto accusa Diego Di Simone Perriccone, ex investigatore della squadra mobile di Palermo da qualche anno assunto in Confindustria proprio da Montante. Per gli investigatori De Simone può contare su una fonte riservata (forse un magistrato) presso la Direzione nazionale antimafia e una talpa al tribunale di Caltanissetta che, nelle intercettazioni con Montante, chiamavano “L’uomo a L’Avana”.

 

Fonte site.it