Lo scrittore Camilleri, Montante e la sceneggiatura di ‘Ladri di biciclette’

Andrea s’è perso

Lo scrittore Andrea Camilleri, in mancanza d’altro, è diventato l’intellettuale di riferimento di una certa intellighenzia, dall’aria vagamente di sinistra. Chi se la sente di scommettere qualche centesimo sul suo coinvolgimento nell’intricato caso giudiziario siciliano denominato ‘Double face’, alias  ‘Sistema Montante’? Non sappiamo se il suo asettico e televisivo commissario Montalbano avrebbe trovato il coraggio di imbarcarsi in un’inchiesta che a George Orwell, o più semplicemente al nostro Leonardo Sciascia, sarebbe tanto piaciuta. Capisco che toccare i ‘mostri sacri’ può provocare guai seri, ma vi prego di seguire quella che per molti può sembrare una ricostruzione fantasiosa, di fatti ed avvenimenti da me vissuti, come direbbe proprio lui con la sua cavernosa voce ‘di persona personalmente’. Tutto parte dalla panzana  letteraria riguardante il mitico nonno di Montante e dalla suggestiva storia  della sua fabbrica di biciclette; calata dentro una cornice di guerra, quando tutti quanti scappano, si cercano, si rincorrono, piangono e riescono anche a ridere. Questo film mi pare di averlo visto, se non sbaglio si tratta di una delle scene di Ladri di biciclette. Finita la Guerra, molto, ma molto tempo dopo, come scrivono Angelo Venti e Claudio Abruzzo: 

“leggenda vuole che la volata delle bici Montante inizia nel 1926 a Serradifalco (CL), quando Calogero Montante – nonno di Antonello – assembla nella sua bottega di fabbro la prima bicicletta realizzata in Sicilia. Una Storia fantastica narrata nel sito aziendale montantecicli.it e nel libro La volata di Calò, scritto nel 2006 da Gaetano Savatteri,con una prefazione di Andrea CamilleriMa quando dalla Storia fantastica si passa alla Storia reale si scopre il bluff. Per gli inquirenti la fabbrica delle Bici Montante non è mai esistita. A riferirne è anche l’Ansa, con l’articolo Montante da domiciliari a carcere, giallo su fabbrica di due suoi inviati a Serradifalco, Alfredo Pecoraro e Ruggero Farkas, dell’8 giugno 2018″Rimane comunque un giallo da risolvere, al di là dei contributi pubblici che ha ricevuto il Montante per quella fabbrica che, a quanto pare non è mai esistita: da dove vengono quelle 307  biciclette recanti il ‘prestigioso’ marchio Montante?  Dal 21 dicembre 2006 fino al 14 luglio 2015 Antonello, Calò per gli amici, ha regalato infatti biciclette di dubbia provenienza, a tantissime persone davvero importanti:  Giorgio Napolitano,  Gian Carlo Caselli, Fiorello e persino al Papa. Con quei cadeaux a due ruote donati dal Montante, praticamente ci hanno pedalato tutti quanti. La preoccupazione è che si possa trattare di biciclette costate anche parecchio in termini di imbarazzanti ed imbarazzati  riconoscimenti nei confronti di chi oggi è in galera perché capo di due associazioni a delinquere: una per rubare ed una per spiare i suoi ‘nemici’. Non è detto  che chi ha ricevuto queste regalie ha contratto nei suoi confronti dei debiti di riconoscenza.  In ogni caso,  in un modo o nell’altro, Montante ci provava sempre ad ingraziarsi i potenti di turno per fare affari, non sempre leciti. Le biciclette donate a questo servivano. Tant’è che lui, sempre con la sua maniacale precisione, anche in questo caso ha schedato tutti quanti i destinatari delle due ruote che ha regalato nel corso di un decennio, annotando anche le loro caratteristiche e la tipologia di ogni singolo modello:

Andrea Camilleri (21-12-2006, modello MU002 Kalos)¸ Fiorello (21-12-2006, mod. MU002 Kalos uomo); Luca Cordero di Montezemolo (28-02-2007, mod. MU006 Kalos uomo); Giorgio Napolitano (Presidente della repubblica24/04/2007, mod. MU-003 Kalos uomo); Paolo Bettini (ciclista campione del mondo: 22/09/2007, mod. MU-007 Kalos uomo); Franco Marini (Presidente del senato: 03/10/2007, mod. MU- 004 Kalos uomo); Manganelli (Capo della polizia: 03/10/2007, mod. MU-008 Kalos uomo); Enzo Bianco (senatore, ex sindaco di Catania ed ex ministro degli interni: 03/10/2007, mod. MU-007 Kalos uomo); Gianni Petrucci (Presidente del Coni: 28/11/2007, mod. MU-003 Kalos uomo); Vito Riggio (Presidente Enac: 19/01/2008, mod. LY08-070 Liberty uomo); Vincenzo Morgante (Giornalista Rai: 30/01/2008, mod. MU-037 Kalos uomo); Giuseppe Lumia (Parlamentare e senatore, membro della Commissione parlamentare antimafia: 29/02/2008, mod. MD-022 Kalos donna); Eugenio De Paoli (giornalista Rai sport:  29-02/2008, mod. MU-051 Kalos uomo); Consolato italiano NY (10/09/2008, mod. GIO-007 Giro d’Italia 2008); Emma Marcegaglia (Presidente confindustria: 31/03/2009, mod. Kids MY2009); Giovanni Pepi (Giornale di Sicilia: mod. MU-018 Kalos uomo); Davide Cassani (C.T Nazionale ciclismo: 31/03/2008, mod. MU-032 Kalos uomo); Gaetano Savatteri (giornalista e autore di La volata di Calò: 31/02/2008, mod. MU-035 Kalos uomo); Giancarlo Caselli(Magistrato: 30/06/2008, mod. MU08-011 Sicily); Carlo Verdelli (giornalista: 30/06/2008, mod. MU08-014 Sicily); Fabrizio Del Noce (giornalista Rai: 30/06/2008, mod. MU08-037 Sicily); PAPA Città del Vaticano (30/06/2008, mod. MU-152 Kalos uomo); Francesco Maiolini (banchiere: 30/06/2008, mod. MU08-004 Sicily uomo); Alfredo Mantovano (magistrato e sottosegretario all’interno: 16/10/2008, mod. GI08-036 New kalos); Giorgio Piccirillo (Vicecomandante generale dell’arma dei carabinieri: 19/11/2008, mod. MU-057 New kalos edi. Limitata); Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri ora agli arresti (30/06/2009, mod. Camper pieghevole); Federica Guidi (Presidente giovani imprenditori di confindustria: 31 luglio 2009, MA-069 Florence de luxe donna); Alessia Sottile (figlia del giornalista del FoglioGiuseppe: 28/08/2009, mod. 001-001 Trekking carbon disk); Stefania Prestigiacomo (Ministro dell’ambiente: 19/09/2009, mod. WA-037 Florence deluxe donna golden edition); Marino Bartoletti (giornalista Rai: 06/10/2009, mod. MA-111 Florence uomo deluxe); Michele Trobia (Presidente tennis club Caltanissetta: 16/11/2009, mod. TK09-10/50 City bike uomo c’è posta per te); Cristina Parodi(giornalista Mediaset: 31/12/2009, mod. WA-023 Florence donna extra lusso); Maurizio Masciopinto (dirigente di polizia: 27/02/2010, mod. TK09-08/50 Trekking polizia); Gianni Riotta (Direttore de Ilsole24ore: 30/07/2010, mod. LY08-065 Shangau world ed. 2010); Pippo Marra (editore e direttore dell’AdnKronos: 30/12/2010, mod. Kids MY2009); Michele Adinolfi (Generale della Guardia di finanza: 30/12/2010, mod. UB-010 Trekking alu disk); Pippo Baudo (21/03/2011, mod. CC127-150 Retrò Montante Italia 150°); Fabio Tamburini (giornalista economico: 20/03/2012, mod. TK09-02-50 Trekking alu xt); Giorgio Mulè (Direttore di Panorama: 30/04/2012, modelli MD-021 Florence donna e V-075 Vintage fattorino uomo); Linda Vancheri, Assessore regionale alle attività produttive, ora indagata (09/07/2013, mod. D-173 City dream donna); Vincenzo Cardellicchio (Prefetto: 05/06/2013, mod. V-137 Vintage urban sport); Maurizio Lupi (ministro dei trasporti: 06/11/2014, mod. MN 008-14 Montecarlo); Ignazio Marino (sindaco di Roma: 20/11/2014, mod. MN-003-14 Montecarlo special edition)

Andrea ed il Teatro di Sciascia

Correva l’anno 2002 quando, nella qualità di sindaco di Racalmuto, a pochi mesi dalla scadenza della mia seconda legislatura, fui convinto ad affidare allo scrittore Camilleri l’incarico di direttore artistico dell’ottocentesco Teatro Regina Margherita, i cui lavori di restauro stavano allora per essere completati, dopo più di 40 anni di chiusuraUn bel giorno mi recai a Roma, a casa sua, in compagnia del figlio di una mia compianta prima cugina, il giornalista Savatteri. Assieme a me c’era anche l’allora mio assessore ai Beni Culturali, Pippo Di Falco. Andrea Camilleri accettò di buon grado la mia proposta. Ma fu all’inizio dell’anno successivo che si strinse il sodalizio tra Racalmuto e lo scrittore del Commissario Montalbano.  Con il nuovo sindaco, l’avvocato Luigi Restivo, uno dei cosiddetti ‘ragazzi di Regalpetra’, o se si preferisce di ‘Malgrado Tutto’, il giornalino che è molto conosciuto a Racalmuto perché esso rappresenta, sin dai tempi di quando era ancora vivo Leonardo Sciascia, una sorta di biglietto da visita di alcuni dei protagonisti di quello che nel tempo è diventato un perverso intreccio tra un certo mondo culturale e la Confindustria Sicilia di Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro. Ci riferiamo, in modo particolare,  non solo ai già citati Savatteri e Restivo ma anche agli altri, per così dire, ex ‘Sciascia boys’, poi diventati ‘Camilleri’s boys’, ossia Felice Cavallaro, editorialista de Il Corriere della Sera e Giancarlo Macaluso, anche lui figlio di una mia cugina (quando si dice: parenti-serpenti!), giornalista del Giornale di Sicilia e presidente dell’Assostampa  Sicilia, tutti di Racalmuto. Assieme a loro, a far da cornice, c’erano e ci sono ancora, due altri giornalisti di Grotte, un paese confinante con Racalmuto, ossia Vincenzo Morgante, attuale direttore di tutte le testate giornalistiche dei TGR della RAI ed Egidio Terrana, direttore di quel ‘glorioso’ giornalino già menzionato, Malgrado Tutto. Adesso ritorniamo al 2003, quando finalmente il Teatro Regina Margherita di Racalmuto fu riaperto ed inaugurato alla presenza non solo di Andrea Camilleri, che fece da cerimoniere, ma anche dell’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Comincia allora la scalata dei novelli ‘Camilleri’s  boys’ che, forti di queste autorevolissime garanzie culturali ed istituzionali, iniziano a raccogliere contributi a destra ed a manca, compresi quelli erogati dall’allora assessore regionale ai Beni Culturali, Fabio Granata. Cavallaro e Savatteri che, nel frattempo erano diventati consiglieri di amministrazione del Teatro di Racalmuto, attraverso delle strambe e fantasiose forzature pseudo-culturali, fecero diventare Camilleri il continuatore delle suggestive ‘eresie’ intellettuali di Leonardo Sciascia, per soddisfare le esigenze della loro personalissima azienda culturale. Anche se, francamente, il confronto tra i due celebri scrittori non regge e, ad uscirsene con le ossa rotte è colui che a Racalmuto viene definito il fumettaro. Infatti Camilleri, dai Racalmutesi, non è mai stato considerato un vero e proprio scrittore, probabilmente per via del suo passato in RAI di sceneggiatore televisivo. Originario di la marina, della terra di Empedocle e Pirandello, Andrea lu marinsi si è guadagnato  l’irriverente epiteto di fumettaro per l’assenza, nel suo vissuto, oltre che nel suo tessuto narrativo, di qualsivoglia autentica carica morale e civile. Lo scrittore empedoclino a tanti ha dato l’impressione di essere piuttosto un’immensa foglia di fico, grande quanto tutta la Sicilia. Non è un caso che è stato lui ad indicare quale suo uomo di fiducia, per curare la direzione artistica del teatro di Racalmuto, un certo Giuseppe Di Pasquale cacciato dall’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, nel 2015,  dopo  avere accumulato debiti per oltre 6 milioni di euro, al  Teatro Stabile di Catania. Ci riferiamo a quel Di Pasquale che oggi ha fatto carriera, diventando il nuovo consulente  della Regione Sicilia insignito del prestigioso incarico di curare le attività di tutti teatri pubblici  dell’Isola; non sappiamo se ad Andrea Camilleri ciò può fare ulteriormente piacere. E’ come se il ciclone culturale che si è abbattuto in Sicilia qualche decennio addietro continui a produrre i suoi disastrosi effetti. Anche quest’altro pupillo di Camilleri è riuscito a rivoltare un paio di frittate. La sua fulgida carriera si fonda infatti sui suoi vistosi insuccessi. Si fa conoscere prima attraverso le squallide stagioni teatrali racalmutesi, di cui l’unico ed indelebile ricordo che rimane sono dei noiosissimi monologhi di attori semisconosciuti, a cui assistevano numero 0 spettatori, ma pagati 15 mila euro a serata. Poi si ripete alla grande a Catania, dimostrando anche dalle parti dell’ex sindaco Enzo Bianco che, basta avere un sponsor d’eccezione per far dimenticare, a tutti quanti, i propri e gli altrui insuccessi e fallimenti, anche quelli di natura economica. La vicenda degli sperperi del teatro racalmutese, tanto caro a Leonardo Sciascia, ad esempio, approdò anche in Procura. Ma  l’allora procuratore della Repubblica di Agrigento, Ignazio De Francisci, oggi procuratore generale a Bologna, non se la sentì di chiamare, quale persona informata sui fatti, lo scrittore Andrea Camilleri e di  mandare a processo oltre il Di Pasquale, anche i due giornalisti Cavallaro e Savatteri. Quel caso giudiziario, nel giro di qualche settimana, venne subito archiviato. Ma questi timidi strascichi penali costarono comunque  parecchio ai nostri incauti protagonisti. Infatti, nel 2007, il sottoscritto si è ricandidato per ricoprire la carica di primo cittadino, per la terza volta; allo scadere della legislatura di quello che era, a tutti gli effetti, il punto di riferimento politico-amministrativo per eccellenza dei ‘Camilleri’s boys’, ovvero il loro sindaco Gigi Restivo. Da me sostenuto nel 2002, il Restivo era espressione di un partito di Centrosinistra, la  Margherita; nel 2007 non si ricandidò e si schierò contro di me, assieme a tutta la sua amministrazione ed al suo gruppo consiliare. Nel 2007,  malgrado tutto, diventai per la terza volta sindaco di Racalmuto, contro quella che sembrava  un’invincibile ‘armada’,  messa su dai ‘Camilleri’s boys’, per tentare di mantenere il controllo di un comune  fino a quel momento, di fatto, ma non sappiamo quanto di diritto, da loro amministrato. Immediatamente, all’atto del mio insediamento, assieme alla mia maggioranza consiliare, cambiai il consiglio di amministrazione del teatro di Racalmuto, compreso il direttore artistico indicato dallo scrittore Camilleri;  al suo posto conferii l’incarico al nipote dello scrittore Leonardo Sciascia, Fabrizio Catalano. E’ inutile qui fare il panegirico di sé stessi, ma quel teatro, con dei cartelloni di livello nazionale, che costavano  un decimo rispetto all’esperienza disastrosa di Andrea Camilleri e dei suoi amici, riscosse un grandissimo successo di pubblico e di critica. Non solo quel teatro, attraverso una miriade di altre iniziative e manifestazioni, ma  anche la Fondazione Sciascia ed un maniero medievale, debitamente restaurato, Il Castello Chiaramantono, sedi di prestigiose mostre e di convegni ad altissimo livello, contribuirono, assieme ad un circuito automobilistico, a rilanciare alla grande Racalmuto. Nessuno si è accorto che mettendosi a braccetto un millantatore ed impostore di professione come lui, oltre a fare sprofondare negli abissi le Istituzioni dello Stato, ci si copriva di ridicolo. Stiamo parlando di un soggetto che, per darsi un tono da imprenditore illuminato e per ergersi alla pari dei suoi amici scrittori e giornalisti, si è pure inventato di avere conseguito una fantomatica laurea all’università La Sapienza di Roma. Un uomo geniale che in una nazione qual è l’Italia, tra le prime produttrici di vino al mondo è riuscito, assieme alla CMC di Ravenna, una delle più grosse imprese edili italiane, a sponsorizzare ovunque, persino all’EXPO di Milano, ma anche al Vinitaly di Verona, l’unico vino che non c’è, che non esiste! Si tratta, nel nostro caso, di un rarissimo e carissimo prodotto vitivinicolo di fantasia, il cosiddetto ‘vino 640’,  il vino della ‘Strada degli scrittori’. L’iniziativa è servita all’omonima associazione per  ottenere inizialmente qualche decina di migliaia di euro dall’impresa che sta curando i lavori di raddoppio di una strada a ridosso della quale, tra  Agrigento e Caltanissetta sono nati gli scrittori  Pirandello, Sciascia, Camilleri, Rosso di San Secondo ed Antonio Russello. Negli anni successivi tale brillante idea di marketing territoriale è costata alla Regione Sicilia alcuni milioni di euro; unitamente alla ‘reclame’  delle famosissime biciclette e dei torroni, anch’essi frutto della fervida immaginazione creativa di alcuni intellettuali autoctoni, di ispirati commediografi, romanzieri, guitti e chansonnier. Il già presidente di Confindustria Sicilia, Calò per gli amici, ma anche per gli uomini colti e radical chic è eccezionale veramente! E’ stato il  presidente di tutto, di decine e decine di società, pubbliche e/o private, il presidente per antonomasia insomma. Tutto quanto ricadeva, in un modo o nell’altro, nella sua esclusiva ‘giurisdizione’. Il cinismo che contrassegnava il suo strapotere era l’esatta conseguenza di nuovi e sofisticati metodi corruttivi, basati sull’attività di intelligenze dei servizi segreti deviati. Egli si avvaleva costantemente di un’incessante e maniacale opera di spionaggio esercitata da frotte di 007, tutti quanti naturalmente prezzolati ed al suo servizio. Nella sua rete sono rimasti impigliati tutti quanti: centinaia di politici, giornalisti, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e gli immancabili agenti dei servizi segreti, più o meno conniventi;  nonché sedicenti imprenditori e professionisti di ogni genere, in particolar modo quelli specializzati a sciorinare la solita cantilena, imparata a memoria, in cui mafia ed antimafia si confondevano tra di loro. In fin dei conti sono stati  in molti ad assecondarlo, a prescindere dal rispetto della legalità, quella vera, e non quella sbandierata da chi se ne usciva, nella migliore delle ipotesi, onorando il solito insano principio: non lo capisco ma mi adeguo. E così, ancora una volta, in Sicilia, siamo stati tutti quanti travolti, per un decennio, da una lunga serie di delinquenziali trasformismi, di rocambolesche scorribande politiche, economiche e pseudo giudiziarie, che hanno provocato una insopportabile e vergognosa deriva istituzionale.

Salvatore   Petrotto