Da ‘Il giorno della civetta’ di Sciascia ad ‘Il giorno della bicicletta’ di Montante, l’ultimo romanzo criminale di Savatteri e Cavallaro

Il gruppo ‘Vacanze Montante’, ossia un intero governo regionale, quello presieduto da Rosario Crocetta, faceva tappa fissa nel paese di Leonardo Sciascia. Da Linda Vancheri a Mariella Lo Bello

a Nelli Scilabra, se ci soffermiamo solo sugli assessori. Del cerchio magico del Montante non mancava proprio nessuno. Racalmuto, chissà perché, sembrava l’ombelico del mondo. Erano i favolosi anni che vanno dal 2011 al 2014. Poi l’idillio si interrompe quando ad Antonello, il santo protettore di tanti, di troppi ruffiani e lacchè, gli recapitano un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Peccato, proprio quando un illustre e sagace velinaro di Racalmuto aveva trovato la strada giusta: ‘la strada degli scrittori’ o per meglio dire ‘la strada dei ‘picciuli‘, dei soldi cioè! La regia, le coreografie e la sceneggiatura di una lunga serie di pompose e vuote manifestazioni erano curate dal campiere e cerimoniere della Contea di Racalmuto, il giornalista Felice Cavallaro. Al Castello Chiaramontano,

nell’anno di grazia 2013, ad esempio, c’era presente, come potete ammirare in foto, il gotha dell’ ‘Astronomia confindustriale’, con a capo tavola l’inquisito Catanzaro Giuseppe, anima gemella del detenuto in attesa di giudizio Antonello Montante e Vittorio Messina, anche lui uno di ‘quelli’. Catechizzano e bacchettano gli amministratori pubblici da loro ‘precettati’. Impartiscono gli ordini della loro lobby per insegnare come si privatizza, come si fa macelleria sociale e, soprattutto, come ci si arricchisce spogliando chiunque capita a tiro: un intero popolo, avversari e nemici, ma anche gli amici più stretti. Il Catanzaro in quella occasione non parlava di immondizia, argomento di cui è un fine conoscitore ed un impareggiabile specialista, ma discettava di ‘alta’cultura! E’ bello vederli quando, tutti quanti asserragliati dentro la ‘Fondazione Sciascia’, si pavoneggiavano nel tentativo di impreziosire le loro imposture pseudo-culturali. La star indiscussa era Mariella Lo Bello

che amava farsi circuire da Montante ed essere circondata da tutti quanti, per poter meglio onorare la sua grande capacità di operare attraverso degli inimmaginabili scambi economici, più che scambi di idee. Anche quando si incontrava, sempre a Racalmuto, con Massimo Bray,

allora ministro per i Beni Culturali, nonché direttore della ‘Treccani’, la più prestigiosa enciclopedia italiana. Incontri che avvenivano alla presenza, non solo del Cavallaro, che faceva da sovrastante, ma anche dell’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Giovanni Ardizzone. Venivano chiamati a raccolta tutti quanti per raggranellare le risorse economiche necessarie, con cui si alimentava il ‘Gruppo vacanze Montante’ che, a sua volta, alimentava, qua e là, qualche tirapiedi.

Vedete che belle carrellate fotografiche? A Racalmuto non ci siamo fatti mancare nessuno, con Montante che nel 2012 dava le carte, accompagnava e sollecitava l’allora ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, per far sciogliere per mafia il Comune di Racalmuto. Con lui alcuni dei suoi scrittori e giornalisti di fiducia, i suoi raccomandati, quali l’ex direttore RAI, Vincenzo Morgante e l’autore del libro panegirico ‘La volata di Calò’. Fu proprio grazie a quella ruffianesca fatica letteraria del Savatteri, risalente al 2006 che, come è noto ai ‘montantologi’, grazie anche ad Andrea Camilleri il Montante viene consacrato, diventa un mito e inizia la sua scalata verso l’olimpo degli dei confindustriali ‘falsi e bugiardi’. La terribile ‘impostura montantiana’ inizia proprio grazie a lui, Gaetano Savatteri, l’autore di quella sopraffina baggianata editoriale, dedicata al nonno del suo ‘mecenate’. Oggi che Montante è in galera abbiamo scoperto che quella fantomatica fabbrica di biciclette, descritta ed osannata dal Savatteri, fondata nel Primo Dopoguerra, in realtà non è mai esistita. Quel racconto serviva solo per intrecciare dei falsi fili della memoria storica, sputtanando in questo caso anche Andrea Camilleri, al quale hanno fatto raccontare queste storie di fantasia, per buttare fumo negli occhi, soprattutto alle cosiddette Autorità Costituite; a partire dal Presidente della Repubblica Ciampi e, per finire, con Giorgio Napolitano che lo nominava, nel 2008, cavaliere del lavoro. A tutti a quel punto, come atto di ruffianeria istituzionale, regalava le sue biciclette ‘Montante‘, delle biciclette che nè lui, nè suo nonno avevano mai costruito. Era solo una delle tante trovate fantasiose, per nobilitare il suo passato, terribilmente segnato da frequentazioni mafiose.

Poi a gironzolare tra i luoghi della memoria sciasciana c’erano sempre e comunque altri due ‘apostoli della legalità’, ossia il nostro pluri inquisito, Giuseppe Catanzaro ed Ivan Lo Bello; oltre ovviamente all’onnipresente Cavallaro che era come il cacio sui ‘maccheroni confindustriali’. Parafrasando il periodico locale dei Savatteri e Cavallaro, Malgrado tutto, qualcuno ha pensato bene di fare il verso a Montante ed alle sue celebri biciclette.

Così, malgrado tutto appunto, il romanzo di Leonardo Sciascia ‘Il giorno della civetta’ diventa ‘Il giorno della bicicletta’,

per far cosa gradita a Montante, visto che sua nonna era di Racalmuto. Già che ci siamo, tanto per restare in linea col cavaliere Montante, possiamo anche falsificare i titoli delle opere letterarie, tanto non costa niente. Si tratta solo di un omaggio a colui il quale è ormai riconosciuto come un celebre falsario, uno che amava non solo confezionare e diffondere in giro dei calunniosi dossier, ma era anche uno spacciatore di falsi miti. Le sue biciclette, ovviamente, così come la sua laurea, erano false; pure quelle che l’anno scorso esibì a Milano all’attuale Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, facendogli credere che si trattava di alcune sue preziose ‘creature’ industriali. Le comprava, ci appiccicava sopra il logo ‘Montante’ e poi le regalava, come se si trattasse di tesori di inestimabile valore. Le sue due ruote, debitamente taroccate, diventarono così il suo biglietto da visita che esibiva ovunque e che donava, in esclusiva, a tutti gli uomini di potere con i quali si arruffianava compresi, ovviamente, Papi e Presidenti della Repubblica.