Il prefetto di Agrigento Dario Caputo ha comunicato di avere emesso una certificazione antimafia interdittiva nei confronti di Girgenti Acque. Negli anni precedenti, gli ex prefetti Nicola Diomede e Francesca Ferrandino, esattamente dal 2012 al 2015, avevano consentito alla società di gestione del servizio idrico integrato, che opera in 27 comuni dell’Agrigentino, di operare senza certificazione antimafia. Attraverso due interrogazioni parlamentari ed una visita della Commissione Antimafia presso la Prefettura di Agrigento, nel 2016, era inoltre emerso che due società campane, anch’esse prive di certificazioni antimafia, facevano parte della compagine societaria di Girgenti Acque, senza che né la Ferrandino prima, né il Diomede dopo, avessero mai adottato gli opportuni provvedimenti di loro competenza. Il Diomede che, tra l’altro è stato segretario politico dell’ex ministro Angelino Alfano, per queste ed altre sue pesanti responsabilità penali, di cui si sta ancora occupandola Procura della Repubblica di Agrigento, è stato rimosso dall’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti
. Queste ed altre sue numerose sviste, per così dire istituzionali, gli stanno costando anche un’inchiesta per abuso d’ufficio, associazione a delinquere e corruzione. Inchiesta tuttora in corso, condotta dal Procuratore Aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella e dai sostituti Alessandra Russo e Paola Vetro,
in cui sono coinvolti, assieme al papà dell’ex ministro Alfano, altri oltre 80 tra parlamentari, sindaci, funzionari pubblici, professionisti e giornalisti agrigentini, tra i quali i fratelli Franco e Lelio Castaldo. Anche la Ferrandino, attuale prefetto di Catanzaro, riteniamo che abbia avuto un ruolo in questa, così come in altre vicende agrigentine che riguardano, ad esempio, la gestione del ciclo dei rifiuti. Tra l’altro, sempre la Ferrandino è stata molto vicina a Giuseppe Catanzaro, ex presidente di Confindustria Sicilia, nonché garante ed amico dell’imprenditore Marco Campione, pregiudicato per reati contro la Pubblica Amministrazione, che è l’azionista di maggioranza e legale rappresentante di Girgenti Acque. Giuseppe Catanzaro è, tra l’altro, attualmente sotto inchiesta per associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito dei procedimenti giudiziari riconducibili al cosiddetto ‘caso Montante’. Già gestore di una delle più grandi discariche ‘private’ siciliane, anch’essa sotto inchiesta presso il Tribunale di Agrigento, quella di Siculiana-Montallegro, il Catanzaro, ad esempio, nel 2013 è andato a cena con la Ferrandino,
al ristorante La Scala dei Turchi di Realmonte, assieme anche all’allora ex prefetto di Caltanissetta Carmine Valenti. Cosa avessero allora da discutere quei 2 prefetti con Giuseppe Catanzaro, adesso è facile capirlo, alla luce di ciò che sta emergendo presso la Procura ed il Tribunale di Caltanissetta nell’ambito di più filoni di inchiesta che riguardano proprio il Catanzaro. Egli ha gestito, assieme alla sua famiglia, realizzando un giro di affari di svariate centinaia di milioni di euro, una della più grandi bombe ecologiche siciliane, fatta chiudere dal Ministero dell’Ambiente a giugno di quest’anno perché priva, da sempre, di idonee autorizzazioni e dell’impiantistica prevista dalle norme ambientali. C’è da ricordare inoltre che sempre all’attuale dominus di Girgenti Acque, Marco Campione, rinviato a giudizio una settimana fa per inquinamento ambientale ed altro, il presidente dell’ATI (Ambito Territoriale Idrico) di Agrigento, il sindaco di Sciacca Francesca Valenti,
il 15 maggio di quest’anno ha notificato l’atto di rescissione del contratto trentennale, proprio a causa delle numerose inadempienze e dei reati amministrativi ed ambientali fin qui commessi. Si tratta infatti di una società che praticamente adesso non ha alcun requisito di legge per continuare a gestire i servizi idrici, fognari e gli impianti di depurazioni, 13 dei quali sono stati addirittura confiscati ed affidati allo Stato ed ala Regione, proprio perché, non solo non funzionavano ed inquinavano, ma servivano per continuare a truffare gli oltre 200 mila utenti ai quali veniva fatto pagare illegalmente il canone di depurazione. Già agli inizi del Duemila il Campione era stato oggetto di una pesante inchiesta per mafia, denominata Memento, condotta dalla Procura di Roma e culminata con un mandato di cattura a suo carico, che non è mai arrivato a destinazione. Di quel procedimento penale si è saputo qualche notizia, stranamente, soltanto diversi anni dopo la sua conclusione.
Mentre a Catania, sempre il Campione, è stato tirato in ballo, anche in questo caso per dei presunti reati di mafia, dal Maggiore dei Carabinieri, Lucio Arcidiacono, nell’ambito del processo a carico dell’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo.
Processo che si riaprirà a breve, dopo che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado, rimandando il procedimento in questione ad un’altra sezione di Corte d’Appello, proprio per riprocessare per mafia il Lombardo. In quella sede si potrà ricostruire la vicenda relativa alla privatizzazione dell’acqua che si è realizzata sull’asse Catania Agrigento, con la regia non solo di Lombardo, ma anche di un altro pregiudicato, che era tra l’altro la sua longa manus e che è stato amministratore delegato della società di Campione, ossia Giuseppe Giufrida. Il Giuffrida è stato infatti anche ex amministratore delegato dell’ACOSET di Catania, la società che gestisce i servizi idrici in 20 comuni pededemontani del Catanese, che fa parte della compagine societaria di Girgenti Acque. Anche il Giuffrida, così come il Campione, nel processo Lombardo, è stato indicato quale presunto referente di imprese mafiose.