“Al ministro Alfano non dava del tu ma dava dell’io”

«..A riscontro delle dichiarazioni che indicavano il maggiore della Guardia di Finanza ORFANELLO Ettore quale soggetto vicino al MONTANTE Antonio Calogero deponevano, anche in questo caso, le risultanze delle attività tecniche.
..il ROMANO (imprenditore della distribuzione coinvolto nell’inchiesta Montante, ndr) chiamava l’ORFANELLO e, volendo evidentemente evitare chiaramente di incontrarlo presso la propria abitazione ove aveva ospiti, gli diceva di vedersi presso il parcheggio di uno dei suoi supermercati a Caltanissetta, ossia il Carrefour di via Pietro Leone.
Nella parte finale del dialogo, i due affrontavano un argomento relativo alla indagine a carico del MONTANTE poiché, alla data di questa intercettazione, nulla ancora era emerso se non la conoscenza di questa notizia..
..Pertanto, non c’era altra ragione plausibile per la quale l’ORFANELLO riferiva al ROMANO di avere la possibilità di capire come si stessero svolgendo le indagini (si ripete che le uniche indagini in corso erano notoriamente – per la pubblicazione dell’articolo del 9.2.2015 su “La Repubblica”- quelle a carico del MONTANTE) poiché manteneva ancora rapporti buoni con alcuni suoi militari del GICO, tra cui il SANFILIPPO Mario, “chiamami compà… perché guarda che io ancora le orecchie le ho buone qua… ci l’aiu quattru cincu cristiani ca mi vunnu beni… a Mario ca si ci dicu mezza parola”.
Il ROMANO, perciò, gli raccomandava a sua volta di cercare di carpire informazioni utili da poter poi rassegnare al MONTANTE, “tu tieni le orecchie aperte” e l’ORFANELLO lo rassicurava che lo avrebbe fatto sicuramente.
Infine, il ROMANO gli diceva comunque di essere attenti a parlare al telefono, “occhio ai telefoni” e l’ORFANELLO gli rispondeva che non c’era neanche bisogno di dirlo a lui che ben sapeva come andavano queste cose, “compà tranquillo… amia m urici? C’aiu campatu ‘na vita cu i telefoni”.
…In data 17.12.2015, alle ore 10.00, l’ORFANELLO Ettore parlava con il
suo collega SACCIA Nazario, giàcomandante del GICO della Guardia di Finanza a
Caltanissetta e poi in servizio al Comando di Gela, attualmente responsabile security della
divisione Refining & Marketing di Eni Spa, il quale gli diceva – ovviamente perché conoscente di entrambi – che aveva sentito il DI SIMONE PERRICONE Diego (il capo della Security di Confindustria oggi agli arresti, ndr) ed era riuscito ad avere un appuntamento in Confindustria con il Presidente, riferendosi al MONTANTE.
Il SACCIA diceva che gli avrebbe portato anche una cravatta che aveva acquistato per quest’ultimo e l’ORFANELLO gli raccomandava di fargli gli auguri anche da parte sua ed i due convenivano che era importante vedere se il MONTANTE stava bene, dopo la notizia della indagine a suo carico.
..Noncurante del peso dell’indagine, l’ORFANELLO sottolineava che era importante che il SACCIA capisse se il MONTANTE avesse apprezzato la loro vicinanza, perché quest’ultimo aveva dato loro sempre molta considerazione, “se è serenu, se è soddisfatto… seee, seee, ha apprezzato in ogni caso insumma la nostra vicinanza… seee, ci ha sempre considerato in maniera adeguata”.
L’ORFANELLO rimarcava per ben tre volte al SACCIA di parlare al MONTANTE anche di lui e poi gli raccomandava di chiamarlo, dopo l’incontro.
…Si puntualizza che la circostanza che l’ORFANELLO diceva al SACCIA di capire se il MONTANTE avesse apprezzato la loro vicinanza rafforza ancor più l’ipotesi investigativa che egli si sia messo a disposizione di quest’ultimo, attraverso il ROMANO Massimo, anche per sapere di intercettazioni, ovviamente temendo di chiamare direttamente il MONTANTE.
Qualche minuto dopo, il SACCIA Nazario richiamava l’ORFANELLO e gli diceva di essere sotto Confindustria perché a mezzogiorno doveva incontrare il DI SIMONE PERRICONE Diego che gli aveva fatto capire che il MONTANTE aveva spostato l’incontro a quell’ora.  l’ORFANELLO richiamava il SACCIA per sapere dell’esito dell’incontro. Il SACCIA gli diceva che aveva incontrato “l’amico”, ossia il MONTANTE, ed era stato molto affettuoso e già da subito gli aveva portato i saluti e gli auguri dell’ORFANELLO.
Poi il SACCIA diceva che lo aveva incontrato mentre andava di fretta, in corridoio, e gli aveva presentato anche SQUINZI ( il presidente al tempo di Confindustria, ndr) ma poiché non poteva dedicargli del tempo aveva detto al DI SIMONE PERRICONE Diego di fissare un altro incontro per la settimana successiva ed il SACCIA gli aveva risposto che “era a disposizione”; il MONTANTE gli aveva anche specificato che aveva bisogno di parlare con lui di una cosa dell’ENI, in Sicilia.
..L’ORFANELLO, a questo punto, affermava che sperava davvero che le cose si sarebbero potute concludere positivamente per il MONTANTE e che non si augurava qualcosa di migliore di questa notizia: quanto inspiegabile affetto!
Il SACCIA diceva che il MONTANTE era anche dimagrito ed era in grande forma, al che l’ORFANELLO gli raccontava di averlo visto in televisione in occasione di un evento a cui presenziava il Ministro ALFANO e, per questo, aveva pensato che le vicissitudini giudiziarie che avevano toccato il MONTANTE non lo avevano scalfito, “io tipo in televisione… mi è sfuggita proprio con Angelino Alfano, dico, sempre sempre dra (là, ndr), piedi piedi… quindi molto probabilmente magari riesce a mantenere la posizione il buon Antonello”.
..In data 18.1.2016, il SACCIA Nazario richiamava l’ORFANELLO Ettore per dirgli che stava “marcando a uomo a nostru compari”, ovvero al MONTANTE Antonio Calogero, poiché, a fine anno, erano rimasti d’accordo che si sarebbero visti ma ancora ciò non era avvenuto.
L’ORFANELLO riteneva che fosse lo stesso MONTANTE ad avere l’interesse a parlargli per chiedergli sicuramente qualche chiarimento anche rispetto alla vicenda giudiziaria che lo riguardava ed il SACCIA gli confermava ache anche lui aveva avuto la stessa impressione quando il MONTANTE gli aveva chiesto di incontrarlo.
..Il SACCIA, d’accordo con il MONTANTE, evidenziava che bisognava sfruttare il momento adesso che quest’ultimo contava ancora qualcosa, poiché non si poteva sapere cosa sarebbe successo tra qualche mese, quando ci sarebbero stati i rinnovi delle cariche in Confindustria, specie a ridosso della fine della candidatura di SQUINZI.
Il SACCIA, inoltre, affermava che, seppure adesso poteva ancora sperare sul potere del MONTANTE, di certo non poteva più chiamare gli alti vertici della Guardia di Finanza ma doveva usare accortezze, utilizzando per esempio telefoni fissi, a causa del suo status di indagato; “chi accetta una raccomandazione per telefono da un indagato per mafia?” e l’ORFANELLO ribatteva a tale considerazione augurandosi che il procedimento a carico del MONTANTE venisse presto archiviato, “faccio il tifo per lui perché spero che se ne esca presto”, anche se era consapevole che i tempi delle indagini sarebbero stati ancora lunghi.
..Si premette sin d’ora che molte delle conversazioni che saranno riportate nei successivi attestano incontrovertibilmente anche il rapporto esistente tra il MONTANTE e l’ORFANELLO.
Tutti i timorosi commenti di quest’ultimo in occasione sia del giorno delle perquisizioni effettuate a carico del MONTANTE sia nei giorni seguenti trovano la loro origine proprio dal legame con quest’ultimo.
…Il giorno delle perquisizioni a carico del MONTANTE, dopo la diffusione mediatica della notizia, l’impostazione di default dell’ORFANELLO pareva bloccata sulla modalità “forte preoccupazione” per la non genuinità delle verifiche fiscali che aveva fatto nel tempo.
Alle ore 16.10 del 22.1.12016  l’ORFANELLO Ettore  informava il SACCIA delle perquisizioni a carico del MONTANTE da parte della Procura della Repubblica di Caltanissetta ed entrambi esprimevano le loro perplessità circa l’esecuzione di tale atto di polizia giudiziaria in rapporto al reato di concorso esterno in associazione mafiosa che era stato contestato al ROMANO.
L’ORFANELLO gli specificava che nel provvedimento notificato al MONTANTE vi erano riportate anche dichiarazioni del ROMANO Massimo in ordine ad una richiesta avanzatagli dal MONTANTE per cambiare un’ingente somma di denaro che possedeva in banconote di piccolo taglio ed osservava che questo era un gran brutto dato negativo nel complesso della vicenda e, pertanto, ricordava le parole del DI SIMONE PERRICONE Diego, definito “vassallo” del MONTANTE, che gli aveva detto che la vicenda a carico del MONTANTE si sarebbe risolta da lì a poco, ritenendo ora quelle parole non attinenti alla realtà.
Il SACCIA senza mezzi termini affermava, tranchant, che “a questo punto è finita cumpà” e, nel prosieguo, pensando egoisticamente solo alle conseguenze che si sarebbero riverberate a cascata anche su di loro, si lamentava che doveva chiedere espressamente al MONTANTE di parlare con “sua commare MARCEGAGLIA” (l’ex Presidente di Confindustria, ndr) e, adesso, non sapeva se poteva continuare a manifestare tale proposito.
L’ORFANELLO diceva che ciò che aveva fatto il ROMANO Massimo era stata una “cosa pesante” che andava a smantellare “l’immagine dei paladini cosiddetti” e, poi, chiedeva al SACCIA se questa situazione lo metteva in ansia, affermando che a lui sortiva tale effetto soprattutto perché temeva che, in sede di perquisizioni, poteva essere trovato un appunto o una pen drive che potevano essere riconducibili all’ORFANELLO stesso, gli inquirenti avrebbero potuto cominciare a nutrire sospetti anche su di lui.
Il SACCIA, preoccupato solo per se stesso ed evidentemente imperterrito a volere chiedere ancora favori al MONTANTE, diceva che quella sera sarebbe stata sua premura inviare un messaggio di solidarietà al MONTANTE e anche l’ORFANELLO riteneva di farlo.
..L’ORFANELLO ripeteva che non sapeva più di chi potersi fidare o meno visto che anche il ROMANO Massimo aveva reso quelle dichiarazioni contro il MONTANTE e, pertanto, la sua serenità ne risultava minata perché non poteva sapere se un giorno il ROMANO avrebbe potuto riferire anche cose compromettenti su di lui..
..L’indomani, l’ORFANELLO manifestava la sua preoccupazione anche con il SACCIA Nazario, col quale intratteneva una lunga telefonata in cui parlavano sempre del MONTANTE e dell’aiuto che quest’ultimo voleva ancora provare ad avere da lui per avere un incarico più prestigioso, facendo leva sulla MARCEGAGLIA; quindi discutevano del fatto che il generale ADINOLFI ambiva a diventare il capo della security di ENI.
..Continuava rammaricandosi degli stretti rapporti che aveva intrattenuto ed aggiungeva che erano stati sia il Comandante Provinciale, Gianfranco ARDIZZONE, sia quello regionale, Generale ACHILLE, a dire a loro Ufficiali in servizio a Caltanissetta che “dovevano andare a braccetto con questa gente”.
..L’ORFANELLO ed il SACCIA si risentivano poco dopo, ed il SACCIA..facendo, quindi, un parallelismo con il potere del MONTANTE di qualche anno fa, ribadiva che, se lo avesse mantenuto, di certo le prospettive sarebbero state più sicure anche se osservava che in ENI non era mai stato facile potere “inserirsi” come invece era stato facile per il MONTANTE inserirsi nei gangli nevralgici della Guardia di Finanza, “cioè ti dico paradossalmente iddru putiva veniri chiu in Guardia di finanza a dettare legge che non”, e l’ORFANELLO assentiva a quanto affermato dal SACCIA rincarando la dose ed affermando che “in Finanza quando entrava dico… dove aveva un ascendente di un certo spessore, quando entrava lì era uno squalo”, sottolineando per di più la sua ingerenza nel Comando Provinciale di Caltanissetta, “da noi poteva fare veramente dico il padrone di casa”.
..In data 05.02.2016, il SACCIA chiamava, sconsolato, l’ORFANELLO e gli raccontava di avere parlato sia con un amico che non menzionava sia con il DI SIMONE PERRICONE Diego ed entrambi gli avevano detto che oramai il MONTANTE non “contava” più come prima. Quindi il SACCIA si soffermava sul dialogo avuto con il DI SIMONE PERRICONE che, addirittura, gli aveva detto che il MONTANTE “era finito” e che, per come si erano evolute le cose e per la recente enfasi mediatica, non gli conveniva chiedergli ancora favori perché era un “cavallo perdente”.
L’ORFANELLO si limitava – poiché si trovava dal meccanico e non poteva parlare – ad esclamare testualmente “che mala fine”.
Il SACCIA, trovando piena condivisione da parte dell’ORFANELLO, dava una sua chiave di lettura a quanto successo al MONTANTE, ritenendo che aveva avuto troppo potere, decidendo persino le sorti di magistrati e appartenenti alle forze dell’Ordine, dietro il baluardo di una “antimafia”, fatta solo di parole, dietro alla quale vivevano anche persone poco capaci come il CROCETTA Rosario o il Senatore LUMIA Giuseppe, “minchia a Caltanissetta due anni fa… tre anni fa Antonello era il potere assoluto… assoluto anche al palazzo di giustizia”. Inoltre il SACCIA affermava che il MONTANTE aveva avuto grande poter anche in politica, per gli ottimi rapporti che vantava con il Ministro dell’Interno, Angelino ALFANO, “il potere con la leva politica perché aveva minchia… da Alfano, iddru non é che si dava del tu… si dava dell’io”…».

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/