Non immagino la soddisfazione di chi ha sostenuto il Governo Conte.
Non biasimo neanche chi, per il bene del Paese, ha creduto potesse essere una occasione.
Leggo tra le righe ciò che sta accadendo in Italia in questi mesi.
Un Governo che cerca legittimazione e sostegno a suon di proclami e tweet sui social, come se la “cosa pubblica” fosse un video game ed i ministri, a dire il vero, i due vice premier, intenti a monitorare, più il loro indice di gradimento, rispetto alle loro reali capacità di gestione di un Paese.
Perché gestire la programmazione di uno Stato, presuppone capacità per determinare riforme di programma e strutturali che in Italia languono da decenni e mi riferisco alla viabilità, infrastrutture, industria, lavoro, sanità, scuola, turismo e ricerca,per citarne alcune.
Nei fatti iniziamo a vedere ciò che effettivamente lega il prof Conte, Di Maio e Salvini,… Il nulla.
La sola necessità di poter avere ognuno un ruolo senza condividere nulla in comune.
Iniziano i veti incrociati per evitare che uno dei due movimenti abbia più popolarità dell’altro così come emergono piani B ad eventuali tradimenti, insomma, tutto tranne una squadra di lavoro Istituzionalmente e moralmente capace.
Cercano argomenti quotidiani per distogliere l’attenzione dei cittadini come se l’emergenza immigrati sia l’ultima fase di un percorso già concluso ed invece, la disoccupazione è rimasta lì dov’era rimasta, la tassazione idem, la famiglia e le sue tutele, messe in archivio perché oggi ciò che conta sono i like ed i mi piace sulle pagine dei social.
Rimane una incognita molto interessante che oggi sembra essere una costante, l’assenza di una valida alternativa propositiva perché all’opposizione s’innalzano stalattiti di ghiaccio pronti a sciogliersi al sole.
Un Pd più che assente inesistente, un Fi sempre vivo ma con l’ossigeno ed una Meloni in cerca di un vero partner in grado di garantire vita autonoma.
Insomma se chi governa appare come la banda Bassotti, l’opposizione è chiaramente Pluto, incapace a comprendere dove si trova e per quali motivi dovrebbe esserci.
L’Italia rievoca momenti in cui la politica era rappresentativa della società mentre vive gli echi di una rappresentanza che è figlia di un bigottismo popolare, cui ci hanno insegnato a credere.
Eppure l’Italia è e deve tornare ad essere un paese proporzionale in cui ogni partito rappresenta una sua singolarità socio culturale, perché poco contava se i governi duravano 8 mesi, nella misura in cui tutti erano partecipi nel realizzare l’obiettivo medio.
In quel sistema, l’aula parlamentare discute e dibatte, urla ed approva.
Infine i partiti al governo contavano su una collegialità funzionale tra partiti, gruppi parlamentari e ministri.
Oggi ricordate che, alla collegialità ed al dibattito liberale esiste solo un twitt o un post sui social a determinare la linea di governo.
Non mi pare sia questo, segno di una civiltà intelligente.