La manipolazione dei comunicati di solidarietà

Calogero Montante – L’ex vicepresidente di Confindustria con delega alla Legalità arrestato per associazione a delinquere, corruzione e dossieraggio

“..Un’altra sorta di inquinamento delle prove posta in essere dal MONTANTE era da ravvisare anche nella “manipolazione” di comunicati di solidarietà che soggetti a lui strettamente legati – e sotto la sua egida – inviavano alle più alte Istituzioni dello Stato per rimarcare l’impegno dello stesso nel contrasto all’illegalità.
Anzitutto, per meglio comprendere di cosa stiamo parlando, si riportano le dichiarazioni del VENTURI Marco (uno dei testi chiavi dell’inchiesta, ndr) rese in data 17 settembre 2015 in merito al fatto che anch’egli aveva firmato degli esposti in favore del MONTANTE, dopo la pubblicazione dell’articolo di BOLZONI sul quotidiano “La Repubblica”. Il VENTURI ammetteva che lo aveva fatto perché sapeva che, se si fosse tirato indietro, sarebbe stato “buttato fuori” da Confindustria.
Così riferiva il VENTURI:
…omissis…
A.D.R.: La S.V. mi chiede se ho mai firmato, in epoca successiva all’articolo del giornalista BOLZONI del febbraio c.a., esposti in favore di MONTANTE. Devo premettere che già dopo la pubblicazione di quell’articolo avevo meditato di dimettermi da Confindustria Centro Sicilia, ma non l’ho mai fatto perché in quella maniera avrei pregiudicato la possibile rielezione al CDA del CICERO che, senza il mio appoggio, sarebbe stato sicuramente stroncato.
Per gli stessi motivi mi sono prestato a sottoscrivere gli esposti di cui mi parla la S.V., pur senza condividerne i contenuti, poiché, in caso contrario, sarei stato certamente emarginato e “buttato fuori” da
Confindustria.
…omissis…
A riprova di tali dichiarazioni si riportano risultanze investigative derivanti da accertamenti documentali in relazione ad un esposto pervenuto direttamente alla DDA di Caltanissetta, nonché altre derivanti dalle intercettazioni e dalla viva voce del MONTANTE
stesso che è stato sempre il dominus di ogni iniziativa che formalmente doveva apparire essere adottata da terzi in suo favore.
Pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo su “La Repubblica” del 9.2.15, perveniva, in data 2 marzo 2015, alla Direzione Distrettuale di Caltanissetta un esposto da parte del Tavolo regionale per la Crescita e lo Sviluppo, a firma di Confartigianato, CNA, Casartigiani,
Confcommercio, Confcooperative, AGCI, Confindustria, Confapi Industria Sicilia, Confagricoltura, ANCE Sicilia.
La D.D.A. nissena delegava quest’Ufficio in ordine agli accertamenti del caso, nell’ambito dell’acceso procedimento penale nr. 279/15 Mod. 45, il cui esito veniva comunicato con nota nr. 904/2015 Cat.II/14 Mob. SCO 3° G. del 2.4.2015. In riferimento al citato esposto, ed in particolare riguardo all’azione infamante contro MONTANTE Antonio Calogero, si sgombrava il campo da ogni dubbio circa la “mano di una regia occulta e criminale”, considerato che è stato instaurato presso la D.D.A. il p.p. nr. 1699/14
Mod. 21 su elementi concreti e su indizi gravi, precisi e concordanti in relazione a dichiarazioni – realmente esistenti – di collaboratori di giustizia che saranno poi al vaglio dell’A.G. a conclusione delle relative indagini.
..In relazione a imprenditori che hanno collaborato si rappresenta che, agli atti di questi Uffici, non risultano imprenditori, tra gli associati a Confindustria Caltanissetta, che abbiano reso dichiarazioni su estorsioni subite, tranne il GERACI Michelangelo, Presidente dell’ANCE,che le ha ammesse solo dopo la contestazione di false dichiarazioni al P.M., ed il NAVARRA Totò, nato a Mussomeli (CL) il 02.12.1951, residente a Caltanissetta via Due Fontane nr. 82, Direttore Generale della ditta di pulizie denominata “ PFE S.p.A ”, con sede in Caltanissetta via Cimabue nr. 5 che, per quanto a conoscenza di questo ufficio, nel 2011, ha ammesso di essere vittima di estorsione da parte di soggetti palermitani, su sollecitazione della Squadra Mobile di Palermo; nel 2014 ha anche reso dichiarazioni allo scrivente Ufficio in ordine ad un tentativo di estorsione ai suoi danni.
….Da attività di indagine esperita nell’ambito del p.p. 1699/14, sebbene presso l’attuale sede di Confindustria Centro Sicilia (ove doveva essere conservata la documentazione dell’associazione Confindustria Caltanissetta, oggi in liquidazione) non siano stati rinvenuti verbali di esclusione soci, dalle sommarie informazioni rese dai direttori di Confindustria Caltanissetta che si sono susseguiti dal 1972 al 2012 (GIARRATANO Tullio e CRESCENTE Giovanni) si rilevava che mai nessun imprenditore iscritto a Confindustria sia stato escluso
dall’associazione per motivi legati alla giustizia, tranne l’ex Presidente DI VINCENZO Pietro; infatti quelli esclusi lo sono stati solo per non adempienza contributiva del versamento della quota associativa.
..Per quanto riguarda l’articolo del quotidiano “Il Sole 24 ore”, datato 25.02.2015, il giornalista Roberto GALULLO espone il contenuto della relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia, che ricalca quanto già letto in altri articoli di giornale – che si allegano – in cui veniva riportato il contenuto della relazione della DIA al Parlamento, nel mese di agosto 2014.
Infatti nell’articolo allegato all’esposto in oggetto si legge:
“La DNA scrive che nell’ultimo periodo si assiste a una crescente reazione delle organizzazioni mafiose e dei suoi poteri collegati, come ad esempio quello dei colletti bianchi, contro l’azione di contrasto alla criminalità organizzata, nonché contro l’opera di legalità posta in essere in questi anni dall’associazione confindustriale di Caltanissetta e, in generale, da quella regionale… In definitiva, sembra che la reazione di cosa nostra, attuata su più piani, abbia come obiettivo quello di innalzare il livello di aggressione contro quel modello voluto anche da Confindustria Sicilia, che ha costituito, in questi ultimi anni, un elemento di forte discontinuità rispetto al passato”; mentre nell’articolo dell’Agenzia Ansa del 06.08.2014 si legge che “nella relazione al Parlamento, la Direzione Investigativa Antimafia ha sottolineato una crescente insofferenza nei riguardi dell’impegno legalitario di cui sono protagonisti settori della società civile e segnatamente la locale Confindustria. Un allarme che riguarda in particolare la provincia di Caltanissetta dove è impegnato in prima linea il Presidente di Confindustria Sicilia con delega nazionale per la Legalità, Antonello Montante, che da tempo ha avviato numerose iniziative e protocolli di legalità a tutela delle imprese antiracket”.
Medesima notizia riportavano l’indomani anche altre testate giornalistiche, tra cui si richiama a titolo di esempio il giornale “La Sicilia”.
Lo scrivente Ufficio non è a conoscenza del contenuto della relazione e, pertanto, si sconosce sulla base di quali elementi investigativi (intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, relazioni di servizio) la DIA affermava della cogente esistenza di tali pericoli.
Di tale relazione farà menzione lo stesso MONTANTE in un dialogo registrato presso la sua abitazione, intercorso con CATANZARO Giuseppe, che sarà riportato più avanti in questo stesso paragrafo..
Nelle successive attività di intercettazione veniva toccato con mano come fosse il MONTANTE il regista di ogni documento firmato da appartenenti alle associazioni di categoria, come si evinceva dalle conversazioni intrattenute presso la sua abitazione di Serradifalco, nel breve arco temporale in cui sono rimaste attive le microspie ivi installate in data 22.1.2016. In seguito, il MONTANTE faceva fare una bonifica presso la sua abitazione e rinveniva le microspie..
In data 8.2.2016, lo raggiungeva, a pranzo, ONTARIO Silvio, presidente Comitato Regionale Giovani Imprenditori e discutevano delle strategie da porre in essere contro il VENTURI.
In particolare, nella conversazione il MONTANTE diceva  all’ONTARIO di scrivere una lettera da inviare a SQUINZI (al tempo Presidente di Confindustria, ndr) o direttamente anche a lui stesso e ne dettava i contenuti, specificando che anzitutto l’ONTARIO doveva scrivere che il VENTURI istigava il
MONTANTE a lasciare Confindustria.
Di questa lettera ne sarebbero dovuti essere a conoscenza solo loro due ed il CATANZARO Giuseppe. In seguito, il MONTANTE diceva che era rimasto male dell’ennesimo attacco ricevuto dal VENTURI, sul quale l’ONTARIO doveva scrivere anche era pazzo, “proprio fuori di testa,
scrivilo”.
Il MONTANTE e l’ONTARIO, in sostanza, si lamentavano del fatto che il VENTURI, anche dopo le dichiarazioni rese in Procura, continuava ad avere queste esternazioni mediatiche, con particolare riferimento al fatto che il VENTURI ne aveva chiesto le dimissioni da Confindustria, che danneggiavano ancor più il MONTANTE.
Ad un certo punto, infatti, il MONTANTE affermava che il VENTURI gli stava creando un problema ma lui sapeva bene come ricattarlo poiché conservava tutti i suoi messaggi e le sue telefonate.
L’ONTARIO, praticamente, tradendo il VENTURI, aveva messo al corrente il MONTANTE del fatto che quest’ultimo lo aveva contattato per invitarlo a prendere le distanze dal MONTANTE. Il MONTANTE gli chiedeva se avesse conservato gli sms che il VENTURI gli
aveva inviato quel giorno e, avuta risposta affermativa, gli ordinava di fargli avere questi sms, per conservarli insieme agli altri, e di inserirli nella nota che doveva scrivere a SQUINZI ed a lui. Ed ancora, il MONTANTE gli diceva di scrivere che il VENTURI aveva fatto riunioni con il BOLZONI Attilio.
L’ONTARIO che aveva diligentemente appuntato tutto ciò che il MONTANTE voleva che scrivesse, gli diceva che gli avrebbe mandato la lettera in serata o l’indomani ed il MONTANTE lo sollecitava a mandargliela in serata, cosicchè avrebbe potuto consegnarne una copia a qualcuno il cui nome era incomprensibile.
Nella successiva conversazione ambientale, il MONTANTE Antonio Calogero e l’ONTARIO Silvio continuavano a pianificare, sotto dettatura del MONTANTE, ciò che l’ONTARIO avrebbe dovuto scrivere, calcando la mano sul fatto che il MONTANTE non meritasse attacchi per la sua notoria lotta ai mafiosi. Poi il MONTANTE gli ripeteva di scrivere che il VENTURI aveva chiesto di incontrarlo e gli chiedeva nuovamente cosa avesse detto all’ONTARIO e questi gli rispondeva che il VENTURI gli aveva suggerito di stare lontano dal MONTANTE e dai suoi più stretti collaboratori, alchè il MONTANTE rimarcava che doveva scrivere che questo soggetto lo aveva “istigato” (verbo che non sembra affatto consono al pensiero da esprimere ma su cui il MONTANTE ribatte poiché evidentemente gli sembrava un termine di impatto) per incontrarlo con urgenza. Poi entrambi ribadivano l’assurdità della presa di posizione del VENTURI che si era permesso di chiedere le dimissioni del MONTANTE, aggiungendo poco dopo che l’ONTARIO doveva scrivere che così facendo voleva inquinare le prove a suo carico. Da che pulpito! E solo perché il VENTURI aveva detto pubblicamente che il MONTANTE doveva dimettersi.
Il MONTANTE diceva ancora che l’ONTARIO doveva scrivere che questo soggetto gli aveva detto che era dalla parte del “CICERO” (Alfonso Cicero, un altro teste chiave dell’inchiesta, ndr) e che anche lui era andato a rendere dichiarazioni ai magistrati e che avrebbe avuto anche il piacere di andare a parlare con SQUINZI. L’ONTARIO specificava che il VENTURI, però, non gli aveva detto alcunché su quanto riferito ai magistrati, addebitando tale ritrosia al fatto che, secondo lui, il VENTURI temeva che l’ONTARIO stesse registrando la conversazione, alchè il MONTANTE gli diceva espressamente che lo doveva fare, “forse lo dovevi registrare”, riscuotendo l’assenso dell’ONTARIO che si rammaricava di non avere pensato a farlo..”.

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/