Il crudele desiderio di Calogero

«..Il 17.09.2015 CICERO si presentava spontaneamente ai magistrati della DDA di Caltanissetta denunciando diversi fatti delittuosi posti in essere dal MONTANTE  CALOGERO e dagli esponenti di primo piano riconducibili al già citato. Il 18 settembre 2015 CICERO, appresa la notizia dalla stampa circa la sua nomina a Commissario Straordinario dell’IRSAP, e comprese le reali finalità sottese alla detta nomina, con una nota motivata e circostanziata, si dimetteva da presidente dell’IRSAP, da componente dell’ufficio di gabinetto dell’assessore alle attività produttive e, contestualmente, dichiarava di non accettare la nomina di Commissario Straordinario..
..Dal 17 settembre 2015 e dalle dimissioni del 18 settembre 2015, rese pubbliche anche alla stampa, e sino ai giorni nostri, si susseguivano una moltitudine di gravissime e pesantissime azioni ritorsive ai danni di CICERO tutte tese a distruggerlo nel suo ambito personale, morale, lavorativo ed economico, screditarlo, delegittimarlo ed isolarlo mediaticamente, in seno alle istituzioni ed in ambito giudiziario con la presentazione di numerose denunce palesemente false e calunniose…
Tale imponente e grave campagna ritorsiva, come si avrà modo di constatare negli stralci di atti che si vanno a riportare, e che rendono verità solo di alcune tra le molte ritorsioni subite dalla costituenda PARTE CIVILE, sono stati ideati e messi in atto dal MONTANTE con la complicità e la piena e supina disponibilità di tutti quei soggetti che direttamente o indirettamente a lui rispondevano e a lui facevano riferimento, tra i quali taluni imputati ed indagati nell’odierno procedimento…
Ed infine, ad estrema conferma della preordinata pianificazione, ideazione ed attuazione di tutte le più perverse strategie ritorsive ai danni di CICERO per distruggere ogni ambito della vita di questi, curate nel dettaglio dal MONTANTE e concretizzatesi  attraverso l’azione dei suoi sodali di volta in volta ingaggiati per ruolo, funzione e finalità, si evidenzi il fine ultimo, brutale e criminale che sorregge, anima e stimola ogni iniziativa ritorsiva del MONTANTE contro il CICERO: indurlo a privarsi della sua stessa vita.
MONTANTE, nella conversazione ambientale nr. 5313 dell’08 aprile 2016 intercettata tra questi ed il VALENZA Giuseppe, ostenta la sua inaudita certezza così esprimendosi:
«Ma già sù…guardami a mia…(…)…CICERO prima o poi si itta arrì…tu vedrai…tu vedrai ah? Dici ma comu minchia u sà! tu vedrai che CICERO si butta di nuovo…perchè… (più parole incomprensibili a cusa del tono della voce troppo basso)…tu vedrai senza…>> (pag. 348 dell’informativa della Squadra Mobile di Caltanissetta, ndr).
L’imputato, rievoca in modo cinico e crudele, senza il minimo rispetto per la dignità umana dell’odierna PARTE OFFESA e della di lui famiglia,  il drammatico evento di tanti anni addietro da cui il CICERO ha ripreso la sua vita personale e familiare con quella determinazione, coraggio, intraprendenza, entusiasmo che solo chi è miracolato può avere.
Una tragica esperienza, brillantemente superata dal CICERO, che ha saputo valorizzare ancor più il dono della vita e della famiglia insieme alla moglie Valeria ed ai due giovanissimi figli Antonino e Rita, forte dei valori morali, religiosi ed etici che hanno guidato anche la sua attività lavorativa ed istituzionale quale fedele funzionario pubblico che ha concretamente denunciato i sistemi affaristico mafiosi delle aree industriali, mettendo anche a repentaglio la propria vita e quella della propria famiglia ed esponendosi a seri e costanti rischi e ritorsioni.
Una disumana affermazione, quella di MONTANTE, che non lascia spazio ad ulteriori commenti ma che si presta all’unico giudizio terreno che solo l’Autorità Giudiziaria potrà e dovrà emettere. Quanto sin qui esposto ed argomentato valga a dimostrare quali, quante e gravi siano state le conseguenze ritorsive ed intimidatorie scaturite dal diniego opposto dal CICERO al MONTANTE rispetto al confezionamento ed alla consegna della lettera retrodatata di cui al capo di imputazione in parola, e ciò per ben esplicitare che le conseguenze dannose, devastanti ed irreparabili, patite dalla PARTE OFFESA, nel caso di specie, sotto il profilo personale, morale, lavorativo vanno anche e ben oltre la mera lesione del bene giuridico tutelato dall’art. 610 c.p. ovvero quello della libertà di autodeterminarsi e della libertà dell’agire..».

fonte mafie,blogautore.larepubblica.it