L’altro giorno ho fatto quarant’anni

miei 40 anni li ho festeggiati, si fa per dire, da solo. Anche perché non c’era proprio niente da festeggiare. Me ne sono andato da casa, i miei amici avevano altro da fare, con mia sorella avremmo solo parlato di guai. Mi sono pure preso un paio di giorni di ferie: mi vengono i conati di vomito quando varco l’ingresso del giornale, meglio farla finita. L’altro giorno il caporedattore si è pure arrabbiato perché aveva dovuto riaprire due pagine per correggere i miei errori. “Non sei il solito Alessandro, lo so che non è un bel momento ma i nostri problemi personali dobbiamo lasciarli fuori dalla redazione. Altrimenti facciamo un danno al giornale e dunque a noi stessi”.
Sai quanto me ne può sbattere del giornale in questo momento? Fosse per me gli darei fuoco al giornale. Si sono presi la mia vita, mi hanno ridotto a una larva umana, e dovrei pure impegnarmi di più? Non ho la testa per farlo, non mi interessa, le pile sono scariche, definitivamente. Ok, non sono il solito Alessandro. Alessandro non esiste più.
Mi chiudo in casa, accendo la tv, non la guardo nemmeno. Prendo una birra, fumo una sigaretta, sfoglio le ultime pagine del mio diario. Rivivo l’inferno.
Qualcuno mi cerca, lascio che il telefono squilli a vuoto, non rispondo nemmeno agli sms. Ho deciso.
La mia scelta è assolutamente consapevole, meditata e nemmeno così sofferta come qualcuno potrebbe pensare. Non ho problemi economici né di salute, non sono pazzo o depresso. Il fatto è che sono stanco di vivere. Mi è passata la voglia, tutto qui. Sono mesi che provo con tutte le mie forze a farmela tornare ma non ci riesco. Quindi, meglio togliere il disturbo.
Mi rendo conto di infliggere un dolore alle persone che mi vogliono bene. Vi chiedo di perdonarmi, se ci riuscite.
Non ci sono lacrime, nessun tormento interiore. Me ne vado contento: ho avuto una vita piena, ho conosciuto la gioia dell’amore, una bella famiglia. Nel mio lavoro me la cavavo discretamente. Ero un bravo giornalista che faceva il suo mestiere con passione e senza mai venir meno all’etica professionale e all’onore. Scrivere mi ha dato tante soddisfazioni e la possibilità di comprare una casa dove vivere con le persone più importanti.
Non ho rimpianti, non ho mai fatto nulla di cui dovermi vergognare. Ero un uomo libero che ha sempre fatto ciò che ha voluto.
Ai miei amici, i giornalisti con cui ho passato gran parte della mia vita voglio dire solo una cosa: mi raccomando, date le notizie, raccontate ai vostri lettori la verità senza nascondere nulla. Siate bravi cronisti. Io ci ho provato.
(14. continua)

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/