Microspie nell’ufficio di Cocina, direttore del dipartimento dei rifiuti: era indagato o lo spiavano?

Chi ha messo le microspie nell’ufficio di Salvo Cocina, direttore generale del dipartimento acque e rifiuti della Regione Siciliana? Questo è il dilemma! Il ritrovamento risale a martedì scorso, anche se le telecamere sembra siano state piazzate di nascosto a settembre. Le hanno piazzate gli organi inquirenti o la solita lobby imprenditoriale, interessata a studiare le mosse di Cocina? Dopo l’inchiesta ‘Double face’ ed i relativi processi, abbiamo ormai capito come funziona il meccanismo di quello che finora si chiama ‘Sistema-Montante’. Tutto quanto si basa sullo spionaggio, sul ricatto e sulla conseguente estorsione che, in questi casi, significa estorcere autorizzazioni e grossi appalti. Attualmente il Cocina si sta interessando delle autorizzazioni da rilasciare alle discariche, nonché degli appalti per la settima vasca di Bellolampo, della gestione delle dighe, dei lavori per la sistemazione degli impianti di distribuzione idrica fra dighe e acquedotti, del piano regionale dei rifiuti, di bonifiche di ex discariche e così via. Insomma di un bel po’ di roba, il cui giro di affari è di alcuni miliardi di euro. Il dirigente generale dell’Assessorato pensa che questa vicenda sia da mettere in relazione al maxi appalto per la gestione dei rifiuti a Catania: un affare da 320 milioni di euro la cui gara d’appalto, dopo due anni di aste andate deserte, non è stata aggiudicata; vicenda su cui sta indagando la Magistratura. Sicuramente si tratta del solito cartello di imprese che da Est ad Ovest della Sicilia ha il monopolio della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti. Il Cocina sostiene che l’apparecchiatura ritrovata per caso, a seguito di alcune pulizie straordinarie, è troppo rudimentale e perciò non sembra essere stata installata dalle forze dell’ordine per esigenze investigative. E se invece ad essere intercettato, dalle autorità giudiziarie, era proprio lui? Non sappiamo infatti se c’era un’indagine in corso a suo carico. Aspettiamo che la Procura competente si pronunci, per capire come stanno effettivamente le cose. Anche perché ci risulta che il 28 settembre scorso, ad esempio, il Cocina ha firmato delle autorizzazioni per il conferimento dei rifiuti in una discarica dell’Agrigentino, quella di Siculiana-Montallegro. Si tratta di una vasca della capienza di 3 milioni di tonnellate dove, a partire dal giugno scorso, il Ministero dell’Ambiente aveva impedito di conferire qualsiasi tipo di rifiuti perché priva di impianto di stabilizzazione chimico-biologica. Si tratta cioè di una discarica che, da 15 anni a questa parte, non è norma.Ci chiediamo a questo punto come mai Salvo Cocina ed i suoi funzionari hanno consentito una parziale riapertura di quel mega immondezzaio, altamente inquinante. Bisogna inoltre tenere conto che proprio quella discarica è al centro di alcune inchieste, da parte delle Procure di Agrigento, Palermo e Caltanissetta. Fino allo scorso anno infatti la gestione era stata assicurata all’ex presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, da Rosario Crocetta, attraverso delle autorizzazioni ritenute illegittime anche dagli stessi funzionari che le avevano firmato nel 2014, quali il compianto Gaetano Gullo. C’è da precisare inoltre che sia il Crocetta che il Catanzarosono entrambi sotto inchiesta a Caltanissetta per associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito. Infatti è stato proprio il Catanzaro che, assieme ad Antonello Montante e ad altri tre imprenditori, avrebbero dato a Crocetta un milione di euro, per ottenere delle facilitazioni di carattere burocratico-amministrative, quali l’autorizzazione della mega discarica di Siculiana-Montallegro, i cui atti successivi sono stati firmati dall’ingegnere agrigentino, Domenico Armenio,amico del Catanzaro ed incaricato dal Crocetta nel 2015 quale capo del dipartimento acque e rifiuti. Si tratta di scambi di favori? Non lo sappiamo. Ciò che è certo è che presso il Tribunale di Agrigento ancora si deve sciogliere la riserva, riguardo ad un eventuale rinvio a giudizio in ordine ad un esposto del NOE dei Carabinieri di Palermo, relativo al fratello di Giuseppe Catanzaro ed all’architetto Gianfranco Cannova,quest’ultimo già arrestato, nell’ambito di altri procedimenti penali attinenti il rilascio di analoghe autorizzazioni, per altre tre discariche in provincia di Messina, Catania e Siracusa. Inspiegabilmente, Salvo Cocina, continua a rilasciare simili autorizzazioni, presumibilmente del tutto illegittime, ai Catanzaro, malgrado delle pesanti inchieste e processi, tuttora in corso, che riguardano, in modo particolare, Giuseppe, il delfino di Antonello Montante, oggi in carcere e sotto processo. Cosa realmente stia facendo il Dott. Cocina, lo dovrebbe spiegare, con più precisione, alle Autorità Giudiziarie, anche perché in questo caso, se ci atteniamo soltanto a ciò che sta succedendo nell’Agrigentino, si tratta di un affare di oltre 500 milioni di euro, che lui sta continuando ad assicurare ad elementi che sono già pesantemente nel mirino della Magistratura.