Quando le grandi imprese impoveriscono i cittadini

Caltacqua, Nestlé, Salinen Austria, forse questi nomi a molti dicono poco o niente, ma a Caltanissetta, Agrigento e Palermo significano qualcosa di disastroso per l’economia di milioni di semplici cittadini, famiglie ed imprese.

Quando l’Europa entra prepotentemente e gestisce le nostre risorse, che si chiamino acqua o sale ed altro ancora, sono guai!

Si dice che è questione di libero mercato!

Io lo definirei libero latrocinio!

Alcuni anni fa, anche a Caltanissetta e provincia si corse verso la privatizzazione dell’acqua!

Lì, nel cuore della Sicilia, l’acqua se la presero gli Spagnoli, mentre i nisseni, dopo avere assaporato amaramente, el savor de la tierra d’espana, se la presero in quel posto, ma tentarono di reagire!

Come?

Una volta ricevute le bollette dell’acqua, di importo triplicato rispetto alla vecchia gestione, dopo che gli iberici, fecero il loro trionfale ingresso con la loro società di gestione, denominata caltacqua che cosa fecero?

Tutti quanti gli abitanti dei comuni della provincia di Caltanissetta, di corsa e senza perderci tempo, si precipitarono nelle loro rispettive piazze principali e diedero fuoco alle montagnole di bollette, facendo dei liberatori e defiscalizzanti falò!

Si sa , anche in Sicilia abbiamo avuto in passato la dominazione spagnola, ed i nostri vicerè si guardavano bene dal triplicare le tasse, se no erano guai!

O si scendeva con i Forconi, contro padroni, esosi ed insopportabili dominatori, come si è fatto in queste ultime settimane, per protestare contro il caro vita ed i furti di Stato e Regione, o si dava fuoco a tutto.

Nel nostro caso, si è dato fuoco a delle bollette spedite dagli spagnoli, per derubare, saccheggiare i bilanci familiari e delle aziende!

Ma si sa che in Sicilia, ogni colonizzazione ci ha lasciato sempre qualche indelebile traccia culturale!

E sì, anche noi Siciliani, non si sa se dagli Arabi o dagli Spagnoli, in passato, abbiamo ereditato qualche gene particolare che si manifesta attraverso il nostro sangre caliente!

Ogni tanto, mafia o antimafia a parte che, in alcuni casi sono la stessa cosa, si esce fuori il forcone, si incendiano gli animi, si da fuoco alle polveri, per difendere i nostri interessi.

In parte a Caltanissetta e dintorni i Siciliani, la spuntarono contro gli spagnoli di caltaque.

Quelle bollette, una volta bruciate, non furono più pagate.

I cattolicissimi iberici, capirono che, anche in Sicilia, bisognava osservare un comandamento: non rubare!

Facile a dirsi, non rubare per un popolo che può vantare un passato non proprio brillante, in materia di onestà e di rispetto dei diritti umani e civili!

Ci riferiamo alle efferate gesta dei pirati e dei sanguinari colonizzatori che, all’indomani della scoperta dell’America, al di là dell’Oceano Atlantico, sterminarono intere popolazioni, quali gli Inca, gli Aztechi ed i Maya.

Cortes e Pizzarro, nell’America Centro Meridionale, per impossessarsi di svariate tonnellate di oro e preziosi che, in parte, dovevano consegnare alla Corona Spagnola, per riempire i forzieri dell’Impero, ne combinarono di tutti i colori!

Senza per forza addentrarci nella tremenda e terribile incidenza economica, politica, sociale, culturale, sull’esercizio di quel cieco e sanguinario potere inquisitorio e giustizialista esercitato dai Tribunali del Sant’Uffizio e del Braccio Armato della famigerata e violenta Inquisizione Spagnola!

A presunti eretici, maghe e fattucchieri ed anche e soprattutto a persone benestanti, venivano tolti, confiscati, tutti i loro beni per poi bruciarli vivi, nel corso dei cosiddetti auto da fé (atti di fede).

I roghi umani erano anche un esemplare e grandioso momento di festa, pensate un po’!

I roghi, i falò umani, in Sicilia, a Palermo, al piano di Sant’Erasmo, erano le Feste Religiose per Eccellenza!

Una volta comminata la micidiale sentenza al rogo, dal Tribunale che si trovava a piazza Marina, nei pressi dell’attuale Palazzo Steri Chiaramonte, oggi sede del Rettorato Universitario di Palermo, ci si incamminava, inscenando una pomposa e sfarzosa processione, con al seguito tutti i massimi rappresentati del potere sacro e di quello profano; monache, monaci, preti e fedeli tutti, accompagnavano il povero disgraziato al rogo!

Era cioè una festa grande, una sorta di maxi processo, con relativa esposizione mediatica, si direbbe oggi!

E se ci fate caso, il tutto, veniva celebrato, omicidio e rogo umano compreso, dallo Stato e dal Clero che erano, su per giù, la stessa cosa, in una Sicilia dominata da un terribile catto -clericalismo in salsa spagnola.

Da allora si coniò il detto siciliano: monaci e parrini, vidici la missa e stoccaci li rini!

E crediamo che i nostri avi non avevano tutti i torti nel maturare quello spirito di vendetta contro chi, in maniera indiscriminata, in nome di Cristo, della Carità e dell’Amore Cristiano, uccideva e mandava al rogo, chiunque, a torto od a ragione, metteva in discussione i dogmi di fede e le autorità religiose.

Lo scopo, chiaramente era un altro: spogliare vive, soprattutto le persone possidenti e facoltose; rubare loro tutti gli averi, per poi arrostirle nei roghi, bruciarli per sempre, per l’eternità ed in nome di Dio!

Il rogo delle bollette della società di gestione Caltacqua ad opera dei cittadini nisseni, mi è sembrato una sorta di contraltare, rispetto ai ben più tragici e truculenti roghi dell’Inquisizione Spagnola!

La Sicilia, dopo quegli episodi, non si è mica fermata!

E’ una terra che, Etna a parte, continua a ribollire a bruciare!

Migliaia di persone, in un’altra disgraziata provincia, quella di Agrigento, continuano a lottare contro il regalo fatto ai Francesi della Nestlé, tra i monti Sicani.

Stiamo parlando di Santo Stefano di Quisquina, il paese dell’Eremo, di Santa Rosalia, dove la Patrona di Palermo si rifugiò quando venne perseguitata, sempre in nome di Cristo!

Ebbene, un nutrito comitato che difende l’Acqua Pubblica, non si spiega come mai, l’acqua delle loro immacolate sorgenti, la purissima acqua di montagna, viene regalata alla multinazionale Nestlè, che ce la rivende dentro inquinanti bottiglie di plastica, ad un prezzo chiaramente centuplicato!

E poi, parallelamente, contestualmente, la Regione Siciliana, dopo avere autorizzato ad impossessarsi gratuitamente la Nestlé, di quell’acqua minerale, di quell’acqua salutare, consente alla società di Gestione Girgenti Acque ed al suo amministratore delegato, nonché azionista di maggioranza, Marco Campione, di distribuire e vendere ad un prezzo triplicato, rispetto alla buonissima acqua di Santo Stefano di Quisquina, della schifosissima , disgustosa ed imbevibile acqua dissalata!

E gli Agrigentini, non se la bevono quell’acqua che, tra l’altro viene dissalata da un impianto di esclusiva proprietà del gestore di Girgenti Acque che compra da sé stesso, in pieno conflitto d’interessi, quel liquido nauseabondo che egli fattura a sé stesso e quindi ai cittadini della città dei Templi, ad un prezzo tre volte superiore, come detto, rispetto all’acqua di Santo Stefano, regalata alla Nestlé!

Che vergogna!

E tutti quanti siamo costretti a bere od a cucinare utilizzando l’acqua imbottigliata dalla NESTLE’!

Che la Santa Rosalia, dell’Eremo di Santo Stefano di Quisquina, illumini i nostri stolti, disattenti e truffaldini Governanti!

Mentre il Comitato per la difesa dell’acqua pubblica di Santo Stefano di Quisquina, è ancora lì che protesta!

Speriamo che qualche media nazionale se ne accorga, di questo curioso, schifoso e lurido scandalo dell’acqua da Campione, e cioè di quella disgustosa acqua dissalata distribuita dall’imprenditore Marco Campione.

La sua imbevibile acqua, venduta ad un prezzo triplicato, agli agrigentini, prodotta dai suoi impianti di dissalazione privati, al posto della buonissima acqua di montagna, venduta invece, dentro a delle costosissime bottiglie dalla NESTLE’!

Quante volte ancora gli si deve dire al Governo Regionale che tutto ciò è semplicemente un lurido scandalo?

Terzo ed ultimo capitolo.

Quello del sale nella piaga!

Qualche anno fa, la Regione Siciliana, esattamente nel 1999, pensò bene di privatizzare completamente la società ITALKALI.

L’ITALKALI è una società mista, in cui proprio la stessa Regione è socia al 50% .

Si tratta di un’azienda mista, pubblico-privato, stranamente in attivo, grazie alla sagace gestione, questa volta lo possiamo ben dire, del socio privato, anch’egli stranamente un siciliano, l’ultraottantenne avvocato Francesco Morgante, originario di Grotte.

Di che cosa si occupa l’ITALKALI?

Nelle miniere di Racalmuto e Realmonte nell’agrigentino e Petralia nel palermitano.

Estrae, raffina, impacchetta e vende in Italia e nel mondo sale minerale, con considerevoli giri d’affari per alcune decine di milioni di euro l’anno e qualche centinaio di lavoratori occupati, sia nel sottosuolo che in superficie, dentro le raffinerie.

Oltre all’indotto, costituito, prevalentemente da qualche centinaio di camionisti.

Produce dell’ottimo sale da cucina, anche iodato, nonché sali industriali.

L’euforia, la smania, le direttive europee, tempo fa, consigliarono ai nostri Governanti Siciliani di, come si direbbe in burocratichese, ottemperare a quanto previsto in materia di dismissione delle aziende pubbliche.

In verità, in verità vi dico, che si trattava di svendere delle quote azionarie pubbliche per regalarle a qualche pirata di passaggio, possibilmente straniero.

E così fu!

Con la solita tiritera che privato è meglio e che bisognava rilanciare tutto, non si sa in quale direzione, venne pubblicato tanto di bando europeo!

Si sa basta dire europeo, per inchinarsi al colonizzatore di turno:

E gli esempi dell’acqua e della sete, a Caltanissetta od Agrigento, con gli spagnoli di Caltacqua od i francesi della Nestlè non so se sono stati sufficienti per dimostrare che gli stranieri vengono solo e spesso per colonizzarci, fregarsi le nostre risorse essenziali, per poi rivendercele a carissimo prezzo!

Ma tra gli Imprenditori Siciliani, Pubblici o privati che siano, a quanto pare, non se ne è potuto trovare neanche uno, in grado di aprire e chiudere delle saracinesche, dei rubinetti, per fornirci, onestamente, la nostra stessa acqua dentro le case!

E così Spagna e Francia, oltre a vincere i Mondiali di Calcio, nell’ultimo decennio, hanno vinto anche la nostra acqua, quella siciliana, che i vari governi regionali ed i terribili ATO idrici, hanno cortesemente regalato a degli avventurieri, a dei pirati del Terzo Millennio!

Ma ritorniamo al settore del sale che era in procinto di fare la stessa fine dell’acqua!

Partecipò al bando pubblicato dalla Regione Siciliana una sorta di sturm truppen austriaca, ovvero la SALINEN AUSTRIA e vinse!

Per una, come si direbbe in Sicilia, calliati di ciciri, OVVERO MENO DI 13 MILIARDI DELLE VECCHIE LIRE, gli austriaci, dopo essere stati definitivamente cacciati dal Lombardo Veneto nel corso delle guerre risorgimentali dell’Ottocento, sbarcarono in Sicilia!

L’intento era quello di monopolizzare, a livello internazionale, il mercato del sale, divenendo la società leader nel mondo, determinando così prezzi, patti e condizioni che in una sorta di finto libero mercato, significa abbassamento del costo del lavoro a scapito degli operai ed utili d’impresa alle stelle!

Ma l’Austriaca Salinen, incontrò lungo la sua strada, uno dei pochi imprenditori siciliani che forse, per cultura e mentalità, si può definire un vero imprenditore.

L’avvocato Francesco Morgante, il maggiore azionista privato della ITALKALI, si vide costretto a difendere la sua azienda, dall’assalto austriaco!

Come dire, finora, seppure bistrattato da politici assai mediocri, che non hanno voluto investire, nell’ultimo ventennio quanto guadagnato dalla stessa società, grazie proprio all’oculata gestione del Morgante, l’ITALKALI è andata avanti, garantendo lavoro ed una discreta ricchezza nei territori dove opera.

Il Morgante ha dovuto spiegare a dei politici disattenti, distratti, indaffarati nelle vicende austriache che l’ITALKALI, la società mista della Regione, era ed è uno dei pochi fiori all’occhiello dell’economia siciliana.

Anzi, con i soldi guadagnati ed accumulati nelle casse regionali, poteva continuare ad operare tranquillamente senza la svendita agli Austriaci.

Anzi essa stessa poteva e può ancora divenire una delle aziende leader nel mondo, proprio nel settore dei Sali.

Si poteva cioè, solo se la Regione lo avesse autorizzato, rilanciare anche il settore dei Sali potassici.

Sfruttare cioè il più grosso bacino d’Europa che si trova tra Agrigento e Caltanissetta, ricco di quei minerali che servono a produrre i costosissimi fertilizzanti per l’agricoltura.

Fertilizzanti chimici e nitrati che importiamo dall’ Estero, ma che abbiamo sotto i piedi, nel nostro sottosuolo.

Se li producessimo in Sicilia, come si faceva una volta, prima della deleteria concorrenza dei sali ucraini, i fertillizzanti per l’agricoltura siciliana, si potrebbero oggi vendere a prezzi di gran lunga inferiore, rispetto a quelli che noi importiamo dall’Ucraina.

E con la grave crisi che sta attraversando l’agricoltura in Sicilia, anche a causa del caro carburanti, il caro fertilizzanti è un altro insopportabile costo di produzione!

La Regione fortunatamente per i Siciliani, congelò quel bando pubblico, grazie alle ragioni esposte dal sagace imprenditore, l’avv. Francesco Morgante che consigliava, giustamente, di investire i soldi che, caso unico nella storia delle società miste, pubblico-privato, egli aveva fatto guadagnare alla Regione Siciliana!

Non era necessario cioè finanziare con soldi pubblici una società che era in attivo!

E lo è ancora oggi in attivo l’ITALKALI!

Con i soldi che ha incassato la Regione Siciliana, grazie all ‘ITALKALI si potrebbero investire svariati milioni di euro nel comparto dei Sali potassici, per produrre, a bassissimo costo, fertilizzanti per l’agricoltura.

E qui mi fermo, visto che potrei anche riferire di un colloquio avuto lo scorso anno con l’avvocato Francesco Morgante…

Ma la Regione è sempre distratta, indaffarata e lontana, per niente propensa a favorire lo sviluppo e l’occupazione nei nostri territori.

Non gliene importa niente a nessuno, Assemblea Regionale Compresa.

E’ sconfortante e disarmante, desolante, il quadro tracciato da questo intelligentissimo imprenditore, isolato dai più, a causa del suo acume e della sua intraprendenza.

Malgrado le sue vicissitudini giudiziarie passate, forse cagionate ad arte da qualche sporco ed interessato calunniatore, il Morgante, malgrado tutto, ha resistito nel tempo!

Ci ha dato una memorabile lezione di vita, oltre che una speranza di prospettiva di sviluppo economico, per la nostra disgraziata terra di Sicilia, da sempre in mano a quattro politici mediocri, incapaci e ricattatori di professione!

Addirittura è stato illuminante quando gli abbiamo proposto di valorizzare l’epopea dello zolfo, assieme al direttore della miniera di sale di Racalmuto, Gigi Scibetta ed al responsabile dell’Ufficio Cultura del Comune di Racalmuto, Renato Volpe, producendo uno spettacolo e promuovendo delle attività culturali.

Dall’alto della sua preziosissima esperienza e da uomo colto e raffinato qual è, ci ha elegantemente regalato un sorrisino.

Ma subito dopo ha avuto una specie di sussulto di rabbia, si è anche adirato un po’!

Ci ha rimproverato il fatto che forse non avevamo capito niente!

“Altro che archeologia industriale! Come sostiene qualche imbecille!

Lo sapete che cosa continua a nascondere la terra che è sotto i nostri piedi!

Lo zolfo oggi, ad esempio, con nuovi macchinari e nuove tecnologie, potrebbe essere un ulteriore grande ricchezza da far riemergere dal sottosuolo, da utilizzare per produrre sviluppo e lavoro vero!

Altro che spettacoli e cultura dello zolfo!

Qua bisogna estrarre, raffinare e vendere lo zolfo!

Sapete quanto costa e quanto si vende un sacco di zolfo?

Informatevi.

Di questo vi dovete occupare, per dare lavoro pulito ai giovani; altro che spettacoli!

Se volete il contributo per lo spettacolo ve lo do, ma per favore, pensate che tra sale e zolfo, a Racalmuto, Grotte, Comitini, Milena, Montedoro, Sommatino, Villarosa, Realmonte, Petralia, in tutta la vasta area interna della Sicilia, ricadente nel cosiddetto bacino gessoso-zolfifero, a cavallo delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Palermo, siete ricchi e non lo sapete!

Riaprite le miniere chiuse!

Avete bisogno di bravi periti minerari, tecnici dell’industria e di piccoli imprenditori, realmente interessati ad investire, non molto per la verità, nell’estrazione, raffinazione e relativa vendita, di sale e zolfo.

Il mercato è fiorente, i prezzi sono buoni, ce la possono spuntare tutti quanti hanno un minimo di capacità imprenditoriale!’’

Ottant’ anni suonati!

Ancora pieno di entusiasmi giovanili, animato da un’ammirevole ottimismo, malgrado la situazione a cul de sac in cui la Regione ha cacciato la Sicilia!

Qualche altro imprenditore piagnucolone, al posto suo, avrebbe detto che tutto è mafia, che la Sicilia non si sviluppa a causa dei mafiosi e niente di più!

Ed invece no!

In questo, come in qualche altro raro caso, quando mi capitava di conversare, ad esempio, con il mio più illustre concittadino, lo scrittore Leonardo Sciascia, e si parlava di idee, delle idee che muovono e fanno andare avanti il mondo, di cultura e civiltà dello sviluppo, si finiva sempre per focalizzare le vere ragioni del nostro sottosviluppo economico, civile e culturale.

La cretinaggine e l’imbecillità della nostra classe politica e della classe dirigente siciliana!

Ecco qual’è il nostro vero ed atavico problema che dobbiamo tutti i costi risolvere!

Come?

Mandando a casa tutti gli imbecilli ed i servi sciocchi di un potere deviato che viene esercitato contro gli interessi economici e sociali dei Siciliani!

Un Potere che sta sempre altrove!

Un potere che governa e soggioga la Sicilia, grazie ai nostri ascari siciliani che vanno cacciati via con i Forconi ed a pedate nel culo!

Non possiamo, per l’eternità rimanere succubi di un potere finanziario, economico-speculativo, politico e surrettiziamente antimafioso, che non risiede in Sicilia, da sempre!

Il vero tarlo che uccide la Sicilia, che altro non è se non una metafora del mondo è l’imbecillità umana! Imbecillità che sta alla base della cultura mafiosa ma anche di quella fittiziamente antimafiosa, propria dei cosiddetti professionisti dell’antimafia, ai quali Leonardo Sciascia ebbe modo di lanciare i suoi strali proprio in quel memorabile articolo dal titolo I Professionisti dell’Antimafia, pubblicato dal Corriere della Sera nell’ormai lontano 1987.

Ed in Sicilia, sappiamo bene, anche a distanza di tempo, chi e quanti sono gli appartenenti a questa categoria, più che della mente, oggi della tasca, che lucrano, alla pari della mafia a danno dei siciliani, tuffati come sono in mezzo ai servizi pubblici essenziali, quali acqua e rifiuti.

Con questi sedicenti imprenditori che io amo definire, prenditori, noi siciliani, rischiamo di affogare o essere zittiti, ogni volta che protestiamo, a causa del loro terrorismo di antimafiosi di professione.

Che speranze abbiamo con questa strippa di imprenditori che speculano e si arricchiscono ingiustamente a nostre spese, con i rifiuti e l’acqua?

Leggete per favore la relazione e la relativa denuncia della Corte dei Conti di Palermo, inviata alla Procura Contabile, laddove si parla dei due miliardi di euro di debiti, accumulati da tutti i comuni siciliani, dal 2007 ad oggi, che stanno fallendo, uno dietro l’altro, a causa di questi imprenditori lestofanti!

Debiti accumulati proprio per fare arricchire, con i rifiuti, questi soggetti che di capacità imprenditoriale, di stare sul mercato, non hanno niente!

Imprese che, illegalmente, in un mercato monopolizzato e drogato da una serie di illeciti amministrativi posti in essere dagli ATO rifiuti, hanno ottenuto commesse pubbliche, senza gara pubblica, in giro per tutta la Sicilia!

Affari illegali che sono la conseguenza di 5 anni di continue emergenze ambientali ed igienico-sanitarie, causate ad arte, per fregarsi almeno un miliardo di euro illegalmente!

A causa dell’illegale gestione dei rifiuti, ci ritroviamo in una situazione di terribile ed insopportabile schifo ambientale ed igienico-sanitario e di irreparabili guai economici per famiglie e comuni siciliani.

Se non fosse che ancora qualche vero imprenditore, ultraottantenne, quali il nostro Morgante, il re del sale in Sicilia, ci fa ben sperare, potremmo concludere che, considerate le scandalose gestioni anche dell’acqua, siamo a muoddru , rischiamo cioè di affogare definitivamente.

Tocca ora alla Procura della Corte dei Conti ed alle Procure della Repubblica in Sicilia, il compito di mettere la parola fine alle scandalose gestioni di acqua e rifiuti in Sicilia, con delle chirurgiche e mirate azioni giudiziarie!

Per scongiurare il pericolo che, ancora oggi, attraverso le emittenti televisive ed i giornali regionali e nazionali, pubbliche e private, i soliti noti continuino a coprire chi si è arricchito illegalmente con i rifiuti e l’acqua!

Mi riferisco alle imprese di due settori, acque e rifiuti, difese anche nelle aule di Tribunale, pur sapendo che si tratta di aziende che agiscono nella illegalità e che hanno prodotto miliardi di euro di debiti, ai danni di famiglie e comuni, mentre alcune di loro, sono anche al centro di pesanti indagini di mafia.

E ci consta potere dimostrare che il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro è uno degli imprenditori che copre e difende queste imprese che operano nel settore acqua e rifiuti, in Sicilia.

Del resto anch’egli, nella qualità di imprenditore, gestisce una discarica, quella di Siculiana, strappata a quel comune attraverso una denuncia per mafia, presentata ingiustamente anche contro le istituzioni locali di quel paese, Sindaco, Giunta, Consiglio Comunale e vertici burocratici di quel paese!

denuncia rivelatasi del tutto insussistente alla luce della definitiva ed inappellabile sentenza di assoluzione dei rappresentanti istituzionali e burocratici del Comune di Siculiana, tutti quanti assolti!

Ma quella che è una delle più grandi discariche di rifiuti solidi urbani siciliane, è rimasta nelle sue mani e ci vanno a scaricare i suoi colleghi imprenditori che hanno ottenuto per 5 anni, illegalmente, senza gara, centinaia di milioni di euro di appalti pubblici.

E queste cose, così come quelle relative alla gestione dell’acqua ad Agrigento e provincia, il Catanzaro le conosce bene e non le denuncia!

Anzi proprio queste illegalità difende il Catanzaro che, indirettamente, da quegli appalti illegali ne ricava ingenti guadagni, quale utilizzatore finale di quei rifiuti che vanno a finire nella sua discarica, pur essendo il frutto di gestioni ed affidamenti illegali di servizi!

Perché il Catanzaro non chiede l’espulsione da Confindustria di queste società che in regime di monopolio, in barba a qualsiasi legge, senza gara, violando le elementari regole della concorrenza, ottengono, illegalmente appalti di servizi per centinaia di milioni di euro?

Non vorremmo concludere, sciascianamente parlando che in Sicilia cu tuttu ca sugnu uorbu la viu nivura!

Signori Giudici della Magistratura Penale e Contabile, dateci una speranza per continuare a vivere in una regione dove la civiltà è stata affogata nell’acqua putrida, stomachevole e disgustosa che ci fornisce a carissimo prezzo, nell’agrigentino, Girgenti Acque con il suo amministratore delegato, un vero e proprio Campione di truffe!

Come non sopportiamo più, cari Giudici, cari Magistrati Siciliani, che un imprenditore qual è il Catanzaro, vice presidente di Confindustria Sicilia, uno dei ras delle discariche siciliane, continui a non vedere, a coprire, a proteggere, a difendere, gli interessi dei suoi colleghi che con la gestione illegale di rifiuti ed acque si sono maledettamente arricchiti a spese dei comuni e delle famiglie che hanno fatto fallire.

Per poi, lo stesso Catanzaro, da autorevole Vice Presidente di Confindustria, ripeterci a memoria, in tutte le tv ed i giornali, quell’insopportabile lezioncina antimafia che ha così diligentemente imparato!

Occultando e difendendo, da perfetto ipocrita dei rifiuti che la causa delle illegali, cattive e costosissime gestioni di acque e rifiuti, sono proprio gli imprenditori che egli difende, anche nei Tribunali della Repubblica!

Che dica la verità ed esca allo scoperto rispetto a quanto denunciato da anni, adesso anche dalla Corte dei Conti!

Cacci via, da Confindustria Sicilia, il Catanzaro ed il suo diretto superiore, Lo Bello, tutte quelle imprese che, come quelle che nell’ agrigentino, nel settore dei rifiuti, operano illegalmente, senza gara, con affidamenti diretti per centinaia di milioni di euro, minando inoltre ogni elementare regola di concorrenza economica ed imprenditoriale, uccidendo un’intera economia siciliana!

Salvatore Petrotto