Pavia e il suo Osservatorio Antimafie

A Pavia, ormai da quasi dieci anni, opera l’Osservatorio Antimafie, nato nel 2009, grazie a un incontro con Nando Dalla Chiesa, fondatore di OMiCrON. La fondazione dell’Osservatorio si è innestata sul lavoro organizzativo e di ricerca di un gruppo di studenti del Coordinamento per il diritto allo studio -­ UDU Pavia che, sin dal 2005, si è occupato della sensibilizzazione e informazione alla cittadinanza sulla criminalità organizzata e sulle diverse forme di contrasto: culturali, di prevenzione e di repressione.
E’ proprio nel 2005 che il Coordinamento fondava a Pavia un circolo ARCI intitolato “Radio Aut”, richiamandosi a Peppino Impastato, e dava il via a una rassegna annuale sulla lotta alla criminalità organizzata, intitolata “MAFIE: Legalità e Istituzioni”, oggi dedicata a Vittorio Grevi. Qualche anno dopo, nel 2009, studenti e cittadini hanno deciso di portare alla luce un tema scomodo, ben prima che la notizia finisse sulle prime pagine di tutti i giornali, facendo ottenere a Pavia, una città del Nord, il  poco onorevole primato del primo direttore di una Asl arrestato per mafia.
La rassegna “MAFIE: Legalità e Istituzioni” è ormai un appuntamento fisso che ogni anno a ottobre porta a Pavia giornalisti e magistrati, scrittori e uomini di cultura: Roberto Saviano, Roberto Scarpinato, Nicola Gratteri, Armando Spataro, Alberto Nobili, Salvatore Borsellino, Marco Travaglio, Nando Dalla Chiesa, Antonio Ingroia, Roberto Pennisi, Nicola Tranfaglia, Maurizio Romanelli, Ilda Boccassini, Raffaele Cantone, Gianni Speranza, Antonio Pergolizzi, Antonello Caputo, Rocco Mangiardi, Isaia Sales, Salvo Vitale, Pina Maisano Grassi, Alessandra Cerreti, Gian Carlo Caselli, Michele Prestipino, Nino Di Matteo, Maria Falcone, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza, Gianni Barbacetto, Luigi Ferrarella, Francesco La Licata, Cesare Giuzzi, Paolo Biondani, Saverio Lodato, Giovanni Tizian e Attilio Bolzoni sono soltanto alcuni dei nomi che in questi anni sono venuti nella nostra città per parlare di mafia.
Perché di mafia e antimafia non si parla mai abbastanza.
A conferma di ciò, dai nostri interventi nelle scuole, è emerso un forte desiderio da parte degli studenti di colmare un vuoto di conoscenze sul fenomeno mafioso testimoniato dai risultati allarmanti delle rilevazioni statistiche svolte in 31 classi di licei prestigiosi. Ragazzi preparati e brillanti in tutte le materie sanno poco o nulla della mafia, dai suoi personaggi più remoti sino ai protagonisti delle cronache più recenti. Ad un questionario da noi somministrato, riguardante i principali protagonisti del fenomeno (Riina, Provenzano, Andreotti, Chiriaco e Neri, etc.) e del suo contrasto (Falcone, Borsellino, Impastato) le risposte totalmente sbagliate oscillano tra il 65 e il 93%, dimostrando che c’è davvero bisogno di un lavoro culturale e formativo per la conoscenza e sensibilizzazione sul fenomeno mafioso.
Essere giovani e vivere al Nord non sono certo scusanti o attenuanti verso l’indifferenza. Tali circostanze non possono e non devono farci arroccare sui soliti, vecchi pregiudizi: la mafia c’è, esiste anche tra noi. La mafia è al Nord come al Sud.
Probabilmente chi entra a far parte dell’Osservatorio «ha la smaniosa sensazione di dover fare qualcosa, e di non riuscire a trovare pace fin quando non la realizza, o almeno tenta di farlo». Per tale motivo riteniamo indispensabile mettere a disposizione le nostre conoscenze e le nostre parole per aiutare a diffondere il più possibile la cultura della legalità, per creare consapevolezza attorno al fenomeno mafioso, intervenendo con progetti e laboratori nelle scuole e organizzando iniziative nelle aule universitarie e negli spazi cittadini.
Perché fare lotta alla mafia richiede solo un minimo di coscienza civile che ci faccia capire quanto sia fondamentale agire e reagire. E tale necessità si può declinare in molteplici azioni, alla portata di tutti: vigilare, raccontare, denunciare, dire di no.
É un imprescindibile dovere di solidarietà umana che abbiamo nei confronti di chi la mafia la guarda negli occhi ogni giorno, proprio come il magistrato Nino di Matteo, che non necessita di presentazioni, a cui nel 2017, congiuntamente all’amministrazione comunale, abbiamo conferito la cittadinanza onoraria, un gesto così simbolico, ma forte e concreto, per esprimergli solidarietà. Oggi siamo orgogliosi e onorati di poter annoverare  Di Matteo tra gli appartenenti alla comunità cittadina pavese dopo averlo ospitato lo scorso anno nella nostra rassegna “MAFIE: legalità e istituzioni”.
Noi abbiamo iniziato con sforzi infinitamente più piccoli, proporzionati alle nostre capacità e possibilità e l’abbiamo fatto per dimostrare che il compito di salvaguardare la vita democratica del Paese è affidato a tutti. Ognuno per quello che può.

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/