Crocetta e il caso Montante : quando la lotta alla mafia serve ad avvelenare gli avversari

Crocetta, Montante e la stagione dei veleni 

Attilio Bolzoni è un giornalista di “Repubblica” che nel suo libro “Il padrino dell’antimafia apre nuovamente la ferita dell’uso indiscriminato di certi poteri 

Bolzoni ,ha pubblicato Parole d’Onore (Bur Rizzoli 2008), con Giuseppe D’Avanzo Il capo dei capi (Bur Rizzoli 2007), Rostagno, un delitto tra amici (Mondadori 1997), La giustizia è Cosa Nostra (Mondadori 1995) e con Saverio Lodato C’era una volta la lotta alla mafia (Garzanti 1998).

Il potere aumenta se pezzi dello Stato che gestiscono indagini ti sono complici

Per capire come veniva governata la Sicilia fino al novembre del 2017, quando tutto passava dalle mani dell’ex presidente della Regione Rosario Crocetta e da alcune donne che facevano parte del suo sistema di potere, o per meglio dire del ‘Sistema Montante’  è opportuno leggere il libro di Bolzoni.

Usando il sistema preferito da quella antimafia che viene messa sotto accusa, abbiamo messo a confronto  alcuni stralci relativi a delle intercettazioni ed alle valutazioni degli uffici giudiziari nisseni, rispetto ad alcuni personaggi chiave che hanno contribuito enormemente più che a governare, ad alimentare un clima di odio e di veleni, per screditare, delegittimare e poi colpire i propri nemici o chi si fosse permesso di puntare il dito contro questo assurdo sistema di potere.

Ci riferiamo all’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, denominata Double face,  del 2018 che ha svelato dei particolari davvero curiosi ed inquietanti riguardo agli effetti deleteri, ed in alcuni casi devastanti, dell’attività di ‘dossieraggio’ dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che sino a maggio di quest’anno, prima di essere arrestato, era di fatto il vero dominus incontrastato della Sicilia.La Giustizia sta facendo il suo corso ed è giusto attendere le sentenze per parlare di colpevolezza. Resta però da capire quello che veniva fatto anche come arroganza politica da questo sistema

Li patruna di lu pastificiu

Il giornale La Repubblica –Palermo, del 17.05.2018, a tal proposito titolava ad esempio:

Tutte le donne del presidente così Montante guidava Linda e le altre

E i magistrati non hanno avuto dubbi nel sottolineare come Montante abbia dato «precise disposizioni» alla Lo Bello, braccio destro di Crocetta, subito dopo il suo insediamento in assessorato, per trovare elementi che potessero screditare l’operato dell’ex presidente dell’Irsap(l’ente regionale che gestisce tutte quante le aree industriali siciliane), Alfonso Cicero, il Grande accusatore del leader confindustriale. Le istituzioni, le signore delle istituzioni, piegate agli interessi giudiziari del Capo.

Sul Giornale di Sicilia del 18.05.2018 leggiamo inoltre un titolo davvero lapidario…

I pm: Montante e i suoi fedelissimi comandavano alla Regione 

L’imprenditore di Serradifalco, lo chiamano in maniera velatamente evocativa gli inquirenti, imponeva gli assessori e anche il commissario ad acta dell’Irsap, Maria Grazia Brandara, destinata a succedere all’ex amico (di Montante) Alfonso Cicero…

Un dialogo a tre, Montante-Lo Bello-Brandara, restituisce in maniera plastica l’immagine di un governo in mano al paladino della legalità e a persone pronte a eseguire, senza discutere, ogni suo desiderio. Che poi era un ordine. La conversazione del pomeriggio del 25 ottobre 2015 si svolge in un’auto che Montante si era fatto «prestare» sul momento dalla fidata segretaria Carmela Giardina. Pensava così di sfuggire alle intercettazioni, ma anche quell’Alfa 147 era stata imbottita di microspie dalla Squadra mobile di Caltanissetta. Alessandro Ferrara, indagato per false informazioni al pm, era dirigente generale dell’assessorato alle Attività produttive. Tra le contestazioni mosse alla Lo Bello e alla Brandara, c’era quella di averlo costretto a scrivere atti e a presentare denunce infondate contro Cicero…

Mariella Lo Bello ai suoi interlocutori raccontava di essersi presentata a Ferrara «con la faccia del venerdì santo» e gli aveva detto che stavano succedendo «cose gravissime», perché la stanza che era stata di Cicero all’Irsap era stata svuotata del tutto, e senza permesso…

La Lo Bello riferisce le parole dette a Ferrara, ritenuto non troppo duro contro l’ex assessore e l’ex presidente dell’Irsap, ormai caduti in disgrazia: «“Ma tu pensi, dico, che, in questo clima tu ti puoi permettere di avere un atteggiamento così? Ma tu vidi ca si ‘nmezzu u casinu giustu! Accompagnandoti io alla Procura ho accreditato la tuadeposizione…”. E lui per ora è preoccupatissimo». Montante a quel punto dettava la linea: «“Ascolta, se tu non vai a riprendere (correggere, ndr) la tua versione, tu te ne vai…picchì ‘ccà intra, a diri, un ti pozzu vidiri”»… Ancora Montante. Parole che sono la sintesi del personaggio e del sistema: «Tu cià diri: “Perché non stai aiutando la legalità… non stai aiutando assolutamente la legalità…”. E poi per le carte: “Devi dire che le carte sono state manomesse… se tu non… se tu non collabori con le istituzioni, io mi dispiace, io ap-pena arrivo tu ti ‘nn’a gghiri di ccà e rischi ca Crocetta ti ietta fora, non ti conferma più…”». Metodi da spionaggio: Cicero aveva dimenticato un block notes in ufficio, «con appunti scritti a mano», aveva rilevato la Brandara. Lo Bello: «Intantu u pigghiamu pi vidiri cosa è». Brandara: «Lo fotocopiamo e tu dugnu e vidi un poco chi cosa è».

«Un copione assolutamente collaudato, il fil rouge di tutto». Altro che «legalità»: «L’unico scopo era preservare il sistema del quale Montante è indiscusso perno>>.

Sempre sullo stesso argomento  il giornale La Sicilia di Catania del 18.05.2018titolava:

La longa manus di Antonello & C. a Palazzo d’Orléans? Cherchez la femme

Illuminante, al riguardo, è per gli inquirenti, una intercettazione, dell’autunno 2015, nella quale Montante dava disposizioni all’assessora Mariella Lo Bello di “scandagliare” l’attività svolta all’Irsap da Alfonso Cicero. Dopo che emerse che la stanza dell’Irsap era stata svuotata, Lo Bello e Brandara riferivano di aver trovato un notes con appunti scritti a mano da Cicero che Montante disse di consegnare alla Vancheri per controllarlo, anche se era scettico che potesse contenere informazioni utili contro l’ex commissario dell’Irsap. Montante – dopo che era stata decisa (per i pm grazie ai suoi buoni uffici con Crocetta) la nomina della Brandara a commissario ad acta dell’Irsap al posto di Cicero – invitava la stessa Brandara a “mettersi accanto” una persona nei cui confronti Cicero aveva fatto “un’operazione” e che la Brandara giudicava “molto corretto, molto onesto” e che quindi non aveva contatti con il suo predecessore. Montante dava anche incarico di andare a “taliare” tutte le carte di credito utilizzate da Cicero e la Lo Bello rispondeva di averlo già fatto incaricando il suo capo di gabinetto a scorrere tutti gli atti e le spese. L’ultima raccomandazione di Montante, in quell’incontro, fu quella di chiamare il dirigente Alessandro Ferrara e dirgli che non poteva “babbiare” e bisognava metterlo alle strette (“o intra o fora”). E al riguardo la Brandara era sicura di poterci riuscire, tanto che disse “Alessandro basta ca si fa scantari un pocu”. C’è poi il giallo di una nota ufficiale inviata a firma di Alessandro Ferrara a Cicero, il 13 maggio 2015, con la quale veniva giudicato negativamente il suo operato per l’accordo di programma riguardante Termini Imerese. Cicero ha raccontato ai magistrati di aver contattato telefonicamente Ferrara il quale, imbarazzato, confessò di non ricordare di aver firmato una lettera di quel tenore e che non c’era alcun motivo per redigerla, avendo sempre giudicato positivo il suo operato sulla vicenda Termini Imerese…

A Termini Imerese arriva la Blutec e prende 16 milioni di Euro. Società finita nell’inchiesta della Procura di Termini Imerese con arresti e sequestri. L’accordo fu avallato da Crocetta

La presentazione di Blutec in Sicilia con l’allora governatore Rosario Crocetta

La presentazione di Blutec in Sicilia con l’allora governatore Rosario Crocetta

l crudele desiderio di Calogero

«..Il 17.09.2015 CICERO si presentava spontaneamente ai magistrati della DDA di Caltanissetta denunciando diversi fatti delittuosi posti in essere dal MONTANTE  CALOGERO e dagli esponenti di primo piano riconducibili al già citato. Il 18 settembre 2015 CICERO, appresa la notizia dalla stampa circa la sua nomina a Commissario Straordinario dell’IRSAP, e comprese le reali finalità sottese alla detta nomina, con una nota motivata e circostanziata, si dimetteva da presidente dell’IRSAP, da componente dell’ufficio di gabinetto dell’assessore alle attività produttive e, contestualmente, dichiarava di non accettare la nomina di Commissario Straordinario..
..Dal 17 settembre 2015 e dalle dimissioni del 18 settembre 2015, rese pubbliche anche alla stampa, e sino ai giorni nostri, si susseguivano una moltitudine di gravissime e pesantissime azioni ritorsive ai danni di CICERO tutte tese a distruggerlo nel suo ambito personale, morale, lavorativo ed economico, screditarlo, delegittimarlo ed isolarlo mediaticamente, in seno alle istituzioni ed in ambito giudiziario con la presentazione di numerose denunce palesemente false e calunniose…
Tale imponente e grave campagna ritorsiva, come si avrà modo di constatare negli stralci di atti che si vanno a riportare, e che rendono verità solo di alcune tra le molte ritorsioni subite dalla costituenda PARTE CIVILE, sono stati ideati e messi in atto dal MONTANTE con la complicità e la piena e supina disponibilità di tutti quei soggetti che direttamente o indirettamente a lui rispondevano e a lui facevano riferimento, tra i quali taluni imputati ed indagati nell’odierno procedimento…
Ed infine, ad estrema conferma della preordinata pianificazione, ideazione ed attuazione di tutte le più perverse strategie ritorsive ai danni di CICERO per distruggere ogni ambito della vita di questi, curate nel dettaglio dal MONTANTE e concretizzatesi  attraverso l’azione dei suoi sodali di volta in volta ingaggiati per ruolo, funzione e finalità, si evidenzi il fine ultimo, brutale e criminale che sorregge, anima e stimola ogni iniziativa ritorsiva del MONTANTE contro il CICERO: indurlo a privarsi della sua stessa vita.
MONTANTE, nella conversazione ambientale nr. 5313 dell’08 aprile 2016 intercettata tra questi ed il VALENZA Giuseppe, ostenta la sua inaudita certezza così esprimendosi:
«Ma già sù…guardami a mia…(…)…CICERO prima o poi si itta arrì…tu vedrai…tu vedrai ah? Dici ma comu minchia u sà! tu vedrai che CICERO si butta di nuovo…perchè… (più parole incomprensibili a cusa del tono della voce troppo basso)…tu vedrai senza…>> (pag. 348 dell’informativa della Squadra Mobile di Caltanissetta, ndr).
L’imputato, rievoca in modo cinico e crudele, senza il minimo rispetto per la dignità umana dell’odierna PARTE OFFESA e della di lui famiglia,  il drammatico evento di tanti anni addietro da cui il CICERO ha ripreso la sua vita personale e familiare con quella determinazione, coraggio, intraprendenza, entusiasmo che solo chi è miracolato può avere.
Una tragica esperienza, brillantemente superata dal CICERO, che ha saputo valorizzare ancor più il dono della vita e della famiglia insieme alla moglie Valeria ed ai due giovanissimi figli Antonino e Rita, forte dei valori morali, religiosi ed etici che hanno guidato anche la sua attività lavorativa ed istituzionale quale fedele funzionario pubblico che ha concretamente denunciato i sistemi affaristico mafiosi delle aree industriali, mettendo anche a repentaglio la propria vita e quella della propria famiglia ed esponendosi a seri e costanti rischi e ritorsioni.
Una disumana affermazione, quella di MONTANTE, che non lascia spazio ad ulteriori commenti ma che si presta all’unico giudizio terreno che solo l’Autorità Giudiziaria potrà e dovrà emettere. Quanto sin qui esposto ed argomentato valga a dimostrare quali, quante e gravi siano state le conseguenze ritorsive ed intimidatorie scaturite dal diniego opposto dal CICERO al MONTANTE rispetto al confezionamento ed alla consegna della lettera retrodatata di cui al capo di imputazione in parola, e ciò per ben esplicitare che le conseguenze dannose, devastanti ed irreparabili, patite dalla PARTE OFFESA, nel caso di specie, sotto il profilo personale, morale, lavorativo vanno anche e ben oltre la mera lesione del bene giuridico tutelato dall’art. 610 c.p. ovvero quello della libertà di autodeterminarsi e della libertà dell’agire..».

fonte mafie,blogautore.larepubblica.it