ARNONE ARRESTATO. IL DUBBIO SU “IL DUBBIO”

Arrestato ad Agrigento, per violazione delle condizioni del suo “affidamento in prova” per scontare una della miriade di condanne in cui è incorso, Arnone Giuseppe. Dovrei dire l’Avv. Arnone Giuseppe, se non altro per evitare equivoci con un suo omonimo di Agrigento, che è un’ottima persona e che avvocato non è e non è mai stato. Ma dover ricordare che un personaggio, indiscutibilmente delinquente abituale (anche se tale non dichiarato), protagonista di pagliacciate d’ogni genere faccia parte dell’Ordine degli Avvocati ed eserciti, ahimè, questa nostra maltrattata professione, è cosa che non vorrei ricordare o, almeno, non vorrei sentirla risuonare come un dileggio per chiunque vesta la toga.

La storia di Arnone Giuseppe è tale da poterne trarre quanto basta per un giudizio sulla giustizia italiana assai più concreto e motivato di quanto non ne siano quelli carichi di dati, di statistiche e di cavolate varie, fatti da ministri, magistrati, politologhi e sedicenti giuristi.

Questo arresto sorprende solo per la tardività dell’evento. Ma ad esso si riconnettono una serie di questioni, ultima la stravaganza del provvedimento di “affidamento in prova” le cui condizioni (già modificate dalla Cassazione) violate come era certo che sarebbero state violate, hanno comportato la restrizione in carcere di cotanto personaggio.

Direi però che più che la notizia dell’arresto (tardato tanto da perdere, si può dire, ogni interesse) mi preme commentare il modo in cui un giornale che ha non pochi meriti per quanto solitamente pubblica in fatto di giustizia, ha dato e titolato, ieri 28 marzo, la notizia in questione.

Ci sono molti modi di dire la verità, che è una sola. Ce ne sono altrettanti per dire le bugie che possono essere infinite. Tra questi uno, efficacissimo, micidiale: quello di non dire tutta la verità.

“Il Dubbio” così titola la notizia: “Arrestato l’avvocato che contestava i giudici di Agrigento”.

Detta così, (a parte l’improprietà riduttiva e distortiva del termine “contestare” usato invece di “sbeffeggiare”, “minacciare”, etc. etc.) è una mezza verità. E’ vero. La motivazione della condanna per la quale è affidato in prova Arnone Giuseppe è quella di una aggressione diffamatoria nei confronti di una magistrata da lui presa di mira. E gli abituali sberleffi a diversi altri magistrati sono il motivo della revoca dell’affidamento in prova sostitutivo della pena e di molti processi in corso.

Ma che Arnone Giuseppe sia “l’avvocato che contestava i magistrati” è una solenne bugia.

Arnone Giuseppe per anni ed anni, quando coltivava velleità politiche (voleva fare il Sindaco della Città) è stato universalmente riconosciuto come il tirapiedi onnipotente della Procura di Agrigento, “pappa e ciccia” con Procuratori e Giudici, suggeritore ed imbastitore di processi con i quali ha messo a soqquadro la Città, nei quali, immancabilmente costituito  parte civile per Legambiente (che non mi risulta abbia poi pagato i danni a nessuno) si diceva, senza far ricorso alla fantasia che muovesse i magistrati come un burattinaio muove le marionette. La Procura (e certi Sostituti in ciò specializzati) correva a tradurre in capi, per lo più balordi, di imputazione anche le sue immancabili modifiche di quei capi di imputazione.

In Città lo chiamavano “Pepè Corrinprocura” e, come tale era considerato pericoloso, così che meglio era evitare di scontrarsi con lui. Famosa è stata una sua impresa: mandare a monte la costruzione di un depuratore benché ultimato, costringendo fino al giudizio (vittorioso) in Cassazione gli Ingegneri progettisti e direttori dei lavori ma mai fatto funzionare “perché illegittimo”!!!!

Ai danni la giunta delle beffe: insulti, minacce alle vittime delle sue stravaganti azioni giudiziarie.

Quel depuratore, costruito con una spesa addirittura inferiore allo stanziamento della Cassa del Mezzogiorno, (prova di onestà per progettisti ed appaltatori) è stato, come si è detto, ultimato, ma con pretesti e minacce varie non è stato mai utilizzato.

Era stato definito, dal Nostro, tra l’altro, “mafioso” per mancanza, credo, di non so quale “certificato” dell’impresa che, proseguendo i lavori del ripristino fognario della Città, lo aveva costruito.

In luogo del depuratore, l’“Avvocato ecologista antidepuratorio” (!?!) aveva imposto la costruzione di tubature di scarico dei liquami non depurati direttamente a mare con sbocco a tre chilometri dalla costa. Vietato dalle leggi e distrutto subito dalla prima mareggiata. Non dico altro. Non ho tempo né voglia di scrivere un libro in proposito.

Quando ha trovato una delle sue vittime che non ha chinato il capo, che lo ha querelato, tenendo fermo per diffamazione e la Procura magari “opto collo” lo ha incriminato e fatto andare a giudizio, dove è stato condannato sia pure con una pena straordinariamente “benevola”, si direbbe scontata per il “grande consumo” si è inferocito contro il Procuratore Capo e contro i Sostituti e magistrati vari, ha cominciato a sbeffeggiarli, a minacciarli, a far manifesti e striscioni su di loro. Ha, credo, oltre cento processi a carico. Condanne a bizzeffe. Ma ha conservato a lungo il “giuspatronato” nei confronti di qualcuno (e qualcuna) dei magistrati. Si è esibito in pagliacciate vestito da sceriffo del West ed in altre baggianate.

L’Ordine degli Avvocati non è stato nei suoi confronti meno distratto e benevolo dei magistrati (nel frattempo erano cambiate le persone negli Uffici). Gli è stato concesso di continuare, con qualche breve interruzione per sospensioni disciplinari, a fare l’avvocato. Andato in Tribunale per testimoniare mentre era detenuto agli arresti domiciliari, un bravo giudice gli ha “concesso” di trattare benché detenuto, la difesa di una causa.

Sono prolisso, ma molto lacunoso.

Definireste un personaggio simile “un avvocato che contestava i magistrati?

Via, caro Sansonetti essere garantisti non significa garantire l’aiuto della deformazione della verità ai manigoldi, ai pagliacci, ed agli ex tirapiedi di una “giustizia di lotta” (e di spettacolo). Voglio sperare che quel titolo insopportabile sia dovuto ad una scarsa informazione, ad una memoria annebbiata.

Anche se i conti con la storia e le sue e le nostre date mi pare proprio che non lo consentano.

Mauro Mellini

 

ARNONE ARRESTATO. IL DUBBIO SU “IL DUBBIO”