Stato-mafia, il pg: “Mannino va condannato a 9 anni. Turpe do ut des per fermare stragi”

La procura generale di Palermo chiede di ribaltare l’assoluzione del primo grado per l’ex ministro. “Ha avviato la trattativa

“Le acquisizioni probatorie confermano inoppugnabilmente il timore dell’onorevole Calogero Mannino di essere ucciso, così come sostenuto dall’accusa, e le sue azioni per attivare un ‘turpe do ut des’ per stoppare la strategia stragista avviata da Cosa nostra”. Così dice il sostituto procuratore generale Sergio Barbiera, che insieme al collega Giuseppe Fici rappresenta l’accusa nel processo d’appello per la trattativa: la procura generale chiede di ribaltare l’assoluzione del primo grado, in abbreviato, e di condannare Mannino a 9 anni di carcere, per il reato di minaccia a corpo politico dello Stato. Il processo si svolge dinanzi al collegio presieduto da Adriana Piras.

Nella requisitoria, l’accusa ribadice le dichiarazioni del pentito Giovanni Busca, già emerse in primo grado: “Il collaboratore – dice Barbiera – ha dichiarato di avere ricevuto l’incarico di predisporre, subito dopo l’attentato di Capaci, l’omicidio dell’odierno imputato, Calogero Mannino. Anche Francesco Onorato ha confermato che Mannino “si doveva uccidere”. E l’ex capo mandamento Antonino Giuffre’, vicino al boss Provenzano,ha detto che: Falcone, Lima e Mannino erano nella lista delle persone da uccidere – ha proseguito Barbiera – lista deliberata dalla riunione della commissione provinciale di Cosa nostra, riunitasi nel dicembre 1991. Decisione da adottare in caso di esito sfavorevole della sentenza del maxi processo da parte della Cassazione”. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Mannino, minacciato, avrebbe attivato i carabinieri, per fermare la strategia stragista. Dunque, sostiene la procura generale, sarebbe stato il motore della trattativa Stato-mafia.

Fonte: Repubblica

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