Banca Nuova – BPVi: «Una loggia occulta contro lo Stato»

La politica tutta dovrebbe avere un sussulto e far sentire la propria voce davanti al dipanarsi di una e propria vera loggia che agisce contro lo Stato. Farò quanto in mio potere per andare fino in fondo».

È un grido d’allarme senza precedenti e che evoca lo spettro della P2 quello affidato il 30 aprile alle colonne del quotidiano Il Sicilia dal senatore del M5S Nicola Morra, il presidente della commissione parlamentare antimafia. Un grido d’allarme che irrompe sulla scena dopo le clamorose rivelazioni mandate in onda non più tardi del 29 aprile su Rai tre da Report.

L’ANTEFATTO

Lunedì era stata la popolare trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci a parlare di una serie di trame occulte, avvenimenti scabrosi, tentativi di omicidio, ricatti, dossieraggi illegali, interessi inconfessabili, di rapporti con la mafia, con pezzi delle istituzioni, della politica, delle forze dell’ordine, dei servizi segreti italiani, americani e israeliani. Questo giallo a tinte fosche nasce nel solco della inchiesta, che è poi sfociata in un processo senza precedenti al tribunale di Caltanissetta, che vede tra i principali imputati Antonello Montante, già numero due di Confindustria nazionale. Il quale sarebbe finito al centro di un sistema di potere sapientemente ordito, tra gli altri, dalle alte sfere dei servizi segreti italiani, forse anche con l’appoggio di altre entità straniere.

Tra le stelle più brillanti di questo firmamento c’è Banca Nuova, l’istituto di credito siciliano filiato direttamente in terra di Trinacria dalla Banca popolare di Vicenza per espressa volontà dell’allora presidente Gianni Zonin, oggi a processo per il crac dell’istituto di via Framarin, finito, come Veneto banca, in uno dei più imponenti tracolli bancari italiani degli ultimi tempi. Un tracollo che ha visto poi i brandelli dei due istituti fagocitati da Banca intesa.

Durante la puntata, come peraltro era stato anticipato a Vicenzatoday.it dall’autore Paolo Mondani  si è parlato lungamente di Zonin. Secondo l’ex direttore generale di Banca Nuova Adriano Caoduro, intervistato da Mondani, quando proprio Zonin molti anni fa decide di sbarcare in Sicilia «diviene inviolabile». Tanto che in quella puntata, densa di fatti, circostanze e testimonianze «pesanti», vengono menzionati i rapporti con la politica ai più alti livelli, con le istituzioni, con il gotha della Sicilia che conta. 

Banca Nuova – BPVi: «Una loggia occulta contro lo Stato»

Si tratta di uno scenario per molti aspetti ancora da chiarire in relazione al quale proprio il senatore Morra ha promesso che attiverà la commissione antimafia. In questo contesto basterà ricordare alcuni passaggi principali della puntata quando si parla di Banca nuova come di una creatura dei servizi segreti, delle vicinanze tra la mafia di Bagheria ed alcuni ambienti prossimi a Banca nuova, dei prestiti di quest’ultima ad imprenditori di primo piano della regione isolana, a partire dai nomi più altisonanti della editoria locale, fino ad arrivare alla vicenda, per certi versi ancora oscura, del passaggio della popolare di Trapani alla galassia della BpVi. Trapani peraltro è da tempo conosciuta come la città delle cosiddette logge irregolari. Una di queste poche settimane fa è pure finita al centro di un maxi scandalo che riguarda tra i tanti, politici, poliziotti, professionisti e imprenditori i quali erano venuti illecitamente a conoscenza su una serie di indagini che li riguardavano e nel novero delle quali si parla anche di giudici di obbedienza massonica.

Non va poi dimenticato che Caoduro non è nuovo a dichiarazioni shock. Nel luglio del 2017, intervistato da La Verità , descrisse un roveto circostanze inquietanti nella gestione della galassia BpVi-Banca nuova identificando proprio in quest’ultima un grumo di interessi poco trasparenti che arrivavano a lambire una serie di ambienti che contano, ma pure ambienti riferibili al mondo sindacale bancario, Fabi in primis. Se a tutto ciò si aggiungono le parole del conduttore di Report Ranucci il quale parla apertamente di una banca in cui si intersecavano le vicende della mafia e quelle del movimento antimafia nonché di uno Stato che deve avere il coraggio di processare sé stesso anche in ragione del fatto che la puntata è stata lì lì dallo sfiorare alcuni tra i patti più inconfessabili sui quali si regge la storia più o meno recente della penisola, è facile intuire quanto, in questo mosaico, abbiano pesato le tessere che per anni hanno viaggiato lungo l’asse Vicenza-Roma- Palermo-Trapani-Caltanissetta.

L’ALLARME DEL PRESIDENTE

Ed è alla luce di tutto ciò che il presidente Morra fa riferimento ad una situazione di grave rischio per la democrazia in cui, senza nominarla esplicitamente, evoca gli spettri della loggia P2. «Il caso Montante – rimarca il senatore – lascia sgomenti per la capacità di infiltrazione nelle istituzioni, ma ancora di più lascia sgomenti il silenzio che si vuole far calare su questo processo e le continue e devastanti rivelazioni che stanno venendo a galla». Secondo lo stesso Morra (in foto) la puntata di Report realizzata da Mondani continua a produrre squarci di verità di commistioni tra apparati dello Stato, imprenditoria e personaggi in odore di mafia. A questo, secondo l’esponente del M5S, è doveroso ricordare i risultati cui è giunta la relazione firmata da Claudio Fava, presidente della «Commissione antimafia della Assemblea regionale siciliana» che parla di un vero e proprio governo parallelo . «Ecco nonostante tutto – conclude Morra – tutto tace». Si tratta di parole che pesano come pietre e che valgono per le istituzioni e per la società civile, in Sicilia, nel Veneto e ovviamente anche a livello nazionale.

Banca Nuova – BPVi: «Una loggia occulta contro lo Stato»

PRECEDENTI

In realtà Morra aveva già lanciato un grido d’allarme in relazione alle connivenze tra mafie e sistema bancario. E lo aveva fatto, unico tra i relatori, durante un lungo convegno organizzato a Verona a metà marzo. La bacchettata del senatore era dovuta al fatto che le istituzioni all’epoca poco o nulla dissero dopo un’altra puntata di Report, era il 12 novembre 2018, firmata sempre da Mondani, nella quale si erano poste le basi per le conclusioni alle quali Rai tre è giunta pochi giorni fa.

Tra i silenzi che dopo la prima puntata di Report sull’affaire Montante colpirono di più e che oggi si sono mantenuti tali, c’è quello della Confindustria berica alla cui presidenza siede oggi Luciano Vescovi. Il quale durante l’era Zonin ricopriva peraltro la carica di presidente di Banca nuova.

Anche gran parte della stampa, sia nazionale sia veneta, all’epoca non diede riscontro rispetto agli scenari descritti da Report. Tuttavia a novembre dello scorso anno, nonostante una serie di silenzi generalizzati ci fu qualcuno che prese una posizione netta. Si tratta di Enzo Guidotto, presidente dell’Osservatorio veneto sul fenomeno mafioso. Il quale non solo segnalò alla magistratura i fatti raccontati da Rai tre affinché potesse vagliare eventuali profili di rilevanza penale.

Banca Nuova – BPVi: «Una loggia occulta contro lo Stato»

Di più, alla emittente siciliana «La prima tv» Guidotto rilasciò una lunga intervista durante la quale si chiese se dietro alla campagna di stampa contro l’ex giudice vicentino Cecilia Carreri, tra le poche toghe che secondo Guidotto cercò di veder chiaro sul sistema Zonin, ci fosse lo zampino dei servizi di sicurezza . In quell’occasione Guidotto si lamentò anche del silenzio che la politica aveva fatto calare sul caso. Un silenzio denunciato giustappunto anche da Morra e, nella recente intervista rilasciata a Vicenzatoday.it, denunciato pure dallo stesso Mondani.

TIMORI PER IL PROCESSO

Frattanto a Vicenza vanno avanti i procedimenti giudiziari che riguardano il tracollo dell’istituto di via Framarin. L’altro giorno, i quotidiani del Gruppo Espresso hanno diffuso la notizia per cui i pubblici ministeri che gestiscono l’inchiesta (sono il dottor Gianni Pipeschi ed il dottor Luigi Salvadori) hanno chiesto l’archiviazione per una ventina di indagati. Tra queste richieste di archiviazione figurano Giovanna Dossena, Franco Miranda, Andrea Monorchio, Roberto Zuccato, Giovanni Zonin, Giuseppe Zigliotto, Marino Breganze, Giorgio Tibaldo, Gianfranco Pavan, Nicola Tognana, Giovanni Fantoni, Fiorenzo Sbabo, Maurizio Stella, Vittorio Domenichelli, Alessandro Bianchi, Maria Carla Macola e Paolo Angius. Oltre a loro i pm hanno chiesto al gip di mandare in archivio anche le posizioni di tre componenti del Collegio sindacale: Giovanni Zamberlan, Giacomo Cavalieri e Laura Piussi.

I magistrati, detto in soldoni, ritengono che questi manager non fossero informati della condotta scriteriata che la pubblica accusa ritiene invece abbia caratterizzato l’operato di Zonin e degli altri top-manager finiti a processo. Questa notizia però, a Vicenza come nel resto del Veneto, è stata vista «con una certa inquietudine» non solo dalla cosiddetta platea degli azionisti azzerati. Ma anche da una parte di quel mondo, specie dei professionisti, che per ovvie ragioni sta seguendo, più o meno direttamente i risvolti giudiziari del tracollo delle ex popolari venete.

L’avvocato vicentino Renato Ellero, già docente di diritto penale all’università di Padova ed ex componente della Commissione parlamentare antimafia quando sedeva sugli scranni di palazzo Madama, dice: «Leggo in queste ore delle tante richieste di archiviazione planate sul procedimento relativo al cosiddetto crac BpVi. Il cielo non voglia che ci sia qualche legame col ginepraio di interessi inconfessabili svelato da Report nell’ambito dell’affaire Montante-Banca Nuova».

Peraltro in passato nel Veneto l’ombra dei servizi si era già allungata su una inchiesta penale in pieno svolgimento. Basti pensare, come scrisse Padovaoggi.it , a quanto accadde nel 2014 con l’affaire Mose-Galan

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Fonte Vicenza today