Asp Agrigento botta e risposta tra Cimo e Santonocito

AGRIGENTO. «All’Asp di Agrigento cambiano e si susseguono i vertici aziendali, ma non cambia la musica. Si persevera con una gestione amministrativa dove la trasparenza è latitante, dove le relazioni sindacali sono praticamente inesistenti, dove l’illiceità degli atti amministrativi sembra ormai diventata la regola».

L’accusa giunge dalla segreteria regionale del Cimo, ma il manager dell’Asp- contattato da Insanitas- replica punto per punto.

Il sindacato dei medici afferma: «Più volte abbiamo chiesto la revoca di provvedimenti amministrativi, senza ricevere quasi mai il dovuto cortese riscontro, in passato come adesso. Anche con l’avvento del nuovo Direttore Generale, Giorgio Santonocito, non sembra che il sistema sia destinato a cambiare granché. E se qualcuno si ribella al sistema viene osteggiato, vessato, screditato, punito».

Dal Cimo aggiungono: «A tutela dell’interesse di un proprio iscritto, un primario illegittimamente demansionato e trasferito da Sciacca ad Agrigento sulla base di falsi presupposti e motivazioni a dir poco fumose, CIMO Sicilia ha inviato nelle scorse settimane due note ufficiali al Dottor Santonocito, che non ha ravvisato la necessità di fornire alcun riscontro, senza sentire il bisogno di dissociarsi dagli abusi amministrativi messi in atto da chi lo ha preceduto alla guida della stessa ASP».

La CIMO ha anche provato ad investire del problema Agrigento l’assessorato Regionale della Salute, «ma anche da quel versante non è pervenuta risposta».

Il sindacato sottolinea: «Resta un profondo rammarico, dal momento che oltre a chiedere il riconoscimento del diritto di un primario a svolgere il proprio ruolo presso la UOC di cui è risultato regolare vincitore di concorso, si dimentica di essere in presenza di un caso che riguarda la salute e l’incolumità dei cittadini della Provincia».

Il riferimento è al caso degli undici pazienti talassemici politrasfusi che nel 2016 contrassero contemporaneamente l’infezione da virus dell’epatite C, caso più unico che raro, tanto da far pensare addirittura al dolo con tanto di esposto in Procura presentato dagli stessi medici della Medicina Trasfusionale di Sciacca.

“Su questo indaga la Magistratura– aggiunge il Cimo- Ma al momento non può essere sottaciuto un fatto assai grave, rappresentato dall’avere impedito al primario trasferito il completamento della curva epidemica, ossia l’effettuazione dei necessari controlli su tutti i pazienti che afferivano nello stesso periodo alla struttura dove furono infettati i talassemici. Ci saranno in giro ignari pazienti infettati al pari degli 11 scoperti nel 2016? E magari questi pazienti hanno trasmesso l’infezione a qualche loro congiunto? Ci si augura di no, ma il fatto grave è l’aver impedito al Primario che ne aveva chiesto debita autorizzazione il completamente delle indagini epidemiologiche che forse avrebbero fatto anche chiarezza su quelle giudiziarie”.

La segreteria regionale del Cimo ha indirizzato per conoscenza al Ministro della Salute, Giulia Grillo, l’ultima nota inoltrata al Direttore Generale dell’ASP di Agrigento, “affinché possano essere adottate tutte le misure del caso sulla base delle prerogative ispettive ministeriali”.

Dal sindacato dei medici concludono: «Chiediamo l’intervento del Ministro per mettere fine a un “sistema” che ha già determinato troppi guasti nella sanità pubblica agrigentina e che rischia, qualora non venisse fermato, di provocarne altri e più gravi danni anche alla salute dei cittadini».

LA REPLICA DEL DG 

Dall’Asp di Agrigento, contattata da Insanitas per una replica, ecco quanto dichiara il direttore generale Giorgio Santonocito: «Com’è noto in merito alla vicenda del centro trasfusionale di Sciacca è in corso un procedimento penale, mentre il procedimento disciplinare avviato dall’azienda adesso si è concluso poiché è emerso con chiarezza che poggiava su basi inesistenti».

Il manager dell’Asp aggiunge: «Per tale ragione ho accelerato la relazione del collegio tecnico che ha giudicato positivamente il medico, adesso in servizio presso l’ospedale di Agrigento. Per altro, d’accordo con lo stesso, abbiamo deciso di confermare l’incarico che sta svolgendo egregiamente ad Agrigento. Anche il medico che lo ha sostituito a Sciacca sta lavorando molto bene. Per cui, a nostro avviso, essendo in corso una fase di riaccreditamento dell’importante centro di Sciacca, provvedere ad un nuovo spostamento non sarebbe per il bene del nostro ospedale».

Infine, Santonocito sottolinea: «Per quanto riguarda le mancate risposte dell’Asp, l’accusa mi sorprende. Ho parlato più volte, ed anche oggi, con il medico che rappresenta la Cimo presso l’Asp di Agrigento e ho avuto modo di parlare spesso anche con il diretto interessato. Se ciò non appare sufficiente, offro la mia disponibilità anche ad un confronto con i vertici regionali».

Fonte Insanitas