Le condizioni stradali della “strada della morte”: la Palermo-Agrigento

Il suo soprannome già dice tutto: “la strada della morte”. La Palermo-Agrigento, costituita da due strade statali, la SS121 “Catanese” e la SS 189 ”Della Valle dei Platani”, fu progettata negli anni ’50 per permettere il collegamento veloce fra i due capoluoghi siciliani, ma si è trasformata in un incubo, nonostante i fondi sbloccati. Si tratta infatti di una delle strade più pericolose d’Italia, per via dei molti morti mietuti negli anni. La conformazione del territorio non permise infatti la costruzione di due corsie per carreggiata, cosa molto pericolosa per una strada a scorrimento veloce. Per via di questo impedimento, la strada venne ridimensionata da autostrada a superstrada e, infine, a strada statale.

 

Chi percorre spesso questi 130 chilometri non può non darsi conto che la mancanza di una seconda corsia non è che il minore dei problemi: cantieri, restringimenti, semafori e deviazioni peggiorano ulteriormente le condizioni di guida in un percorso già molto limitato dalla natura, tanto da attirare di recente anche l’attenzione del famoso programma televisivo di denuncia “Striscia la Notizia” che ha mandato in onda un servizio di Stefania Petyx.

 

Inoltre, la denominazione di “strada statale a scorrimento veloce” è completamente inappropriata, visto che le molte intersezioni a raso la rendono inadatta ad un traffico automobilistico intenso e veloce, oltre che ancora più rischiosa.

 

I limiti di velocità elevati, insieme ai molti ostacoli, alla mancanza di illuminazione e alle perdite di acqua dei vari viadotti che la attraversano, spingono i viaggiatori ad aumentare la velocità, senza prestare attenzione al pericolo connesso. Il percorso non è solo rischioso per chi guida, ma anche per coloro che vivono nelle molte case costruite lungo tutto il tragitto.

 

Già negli anni ’80, l’ANAS chiese un ammodernamento della Palermo-Agrigento, ma nessun intervento significativo è mai stato realizzato, anche se non sono mancati i tentativi, falliti, di metterla in sicurezza. È il caso del sottopassaggio-svincolo “Bolognetta”, in funzione solo in modalità parziale, visto che si resero conto della sua pericolosità solo una volta realizzato.

 

Nel 2011, venne approvato un enorme piano di riforma del tratto più trafficato, che comprendeva non solo il restauro della strada esistente, ma anche un miglioramento sismico e l’adeguamento di 16 viadotti e ponti esistenti, oltre alla posa di un nuovo asfalto drenante capace di defluire le acque anche in caso di forti piogge, per sostituire quello presente economico e oramai distrutto. Per migliorare il traffico, erano anche previsti otto chilometri con ben quattro corsie, prive di svincoli a raso.

 

Il progetto venne iniziato ma mai terminato, a causa di un crollo della carreggiata nel 2013, e da allora la strada si trova in condizioni peggiori di quelle iniziali, con cantieri infiniti, nonostante i lavori avrebbero dovuto concludersi nel 2016. Il dirottamento di fondi verso questo enorme progetto causò anche la mancata manutenzione delle strade alternative.

 

Per questo, molti automobilisti abituali e turisti consapevoli cercano di evitare questo percorso o di arrivarci ben preparati, dotandosi di un compressore portatile per ripristinare i pneumatici, che possono perdere pressione o addirittura forarsi a causa dei molti ostacoli presenti, o tentando strade alternative, che però spesso sono interrotte da frane.

I lavori, già in ritardo, non sembrano essere in dirittura d’arrivo, e non si sa per quanti anni ancora il collegamento fra il sud e il nord dell’isola sarà mantenuto in queste condizioni a discapito della sicurezza di chi lo percorre.

fonte Agrigento oggi