Penna e taccuino per provare a cambiare

Mi avevano promesso che questi sarebbero stati gli anni dell’evasione e della spensieratezza. Mi avevano promesso che avrei avuto mille opportunità, avrei solo dovuto scegliere; ma non mi avevano detto che in una terra come la Calabria le possibilità di riscatto rasentano drasticamente lo zero.
Non mi avevano detto che qui troppo presto devi dimenticare chi volevi essere e cosa volevi diventare e che i sogni sono solo un cumulo di illusioni che devono prontamente fare spazio alla consapevolezza.  “Devi andartene”, “qui riesce a campare solo il figlio del mafioso”, “non è una terra che può darti quello che cerchi”.
Te lo senti ripetere così tante volte che realmente ti convinci di non avere più nulla da brandire e da consacrare a questa terra che schernisce i suoi figli, profferendosi eterea e feconda ma divorata da un male nero che la corrode.
Non hai molta scelta: riempire una valigia di vestiti, di rimpianti, di ricordi e di nostalgia. Oppure stringere i denti e restare.
Mentre stai lì ad aspettare che succeda qualcosa, qualunque cosa, può capitare che, per una volta, l’universo si renda conto di dover intercedere. Manda, così, un’amica a suggerirti di partecipare a un progetto che pare dipinto apposta per te. Non un corso qualunque, non in un posto qualunque. Possibile che Lamezia Terme sia pronta a questo? Visioni Civiche – questo il lungimirante nome del corso – è arrivato all’improvviso e ha stravolto me, gli altri venticinque partecipanti e, di riflesso, l’intera città.
Il Civico Trame, sede del corso organizzato dalla Fondazione Trame in collaborazione con ALA (Associazione Antiracket Lamezia Onlus), per otto mesi ha ospitato ventisei “Visionari”. Sì, perchè è questo che siamo diventati: sognatori che hanno deciso di restare e di urlare alla città, agli amici che sono partiti, al vicino di casa omertoso, al politico colluso, allo Stato che non ha mai capito da che parte stare, che schierarsi dalla sponda giusta non è una possibilità ma un dovere e una responsabilità. Visioni Civiche è iniziato come un corso di video-giornalismo civico e partecipato e ha finito per diventare una palestra di vita. Sono bastate poco più di trecento ore di lezione per acquisire piena contezza delle potenzialità mie e del luogo che abito, per sentirmi parte di qualcosa di grande e di sovversivo.
E per la prima volta non mi sono sentita smarrita, per la prima volta ho alzato la mano perchè avevo qualcosa da dire, delle domande da porre, delle riflessioni che premevano per effluire. Per otto mesi nel Civico Trame hanno albergato menti curiose e avide di conoscenza, dibattiti incalzanti e costruttivi, lezioni che non sono rimaste confinate entro quattro mura e che ancora riecheggiano nella mia testa e nei risultati che il percorso ha prodotto.
Visioni Civiche è uscita fuori, si è fatta conoscere e con orecchie attente e occhi curiosi ha imparato e sperimentato tanto. Al ritorno dal viaggio-studio realizzato tra Taranto e Matera non eravamo più gli stessi di quando siamo partiti. Il raffronto con realtà associative impegnate a costruire un senso di  cittadinanza cocente, ci ha trasmesso un civismo incoercibile e un sentimento di responsabilità personale mai prima posseduto.
In questo tempo, insieme agli altri operosi e indefessi visionari, abbiamo scritto tanto, parlato ancora di più, siamo rimasti insieme anche oltre l’orario stabilito perchè era forte la necessità di confrontarsi ulteriormente. Abbiamo capito che da soli siamo forti ma è solo quando siamo insieme che diventiamo invincibili.
Trovarsi dirimpetto con le più importanti firme dell’informazione nazionale ha significato non solo apprendere le basi del mestiere, ma sviluppare un pensiero critico e impadronirsi della capacità di analizzare questioni e fenomeni locali e nazionali in maniera imparziale.
Il giornalismo, un mondo che prima mi affascinava ma al quale non mi ero mai avvicinata tanto, ha finito per diventare una reale possiblità.
Niente è stato sinonimo di staticità, però. Oltre che con penna e taccuino, ci siamo cimentati anche nella ripresa e nel montaggio e questo ha portato alla genesi di cinque video-inchieste. Se il fine ultimo del giornalismo civico è quello di rappresentare la voce della collettività, i cinque lavori realizzati dai visionari hanno voluto dare adito a questioni che i cittadini di Lamezia Terme cercano di porre da tempo all’attenzione delle istituzioni, trovando spesso sorde orecchie.
La conclusione del corso ha conciso con l’inaugurazione della nona edizione del Trame Festilval. , durante la quale Visioni Civiche è stato presentato insieme dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio.
“Ognuno dei lavori è un atto di denuncia costruttiva che deve necessariamente condurre al cambiamento e il cambiamento non può che passare dai ragazzi attraverso il recupero di un senso etico della vita”. Queste le appassionate parole che il Procuratore ha rivolto ai corsisti. E io, vicino ai miei colleghi, ormai diventati punti fermi, mi sono sentita fiera di essere parte integrante di questo cambiamento.
Otto mesi possono sembrare un tempo piccolo ma sono abbastanza per designare l’inizio di  una “rivoluzione culturale”; quello di cui, secondo Curcio, ha bisogno la Calabria.

Visioni Civiche è un progetto realizzato da Fondazione Trame in collaborazione con ALA (Associazione Antiracket Lamezia Onlus), vincitore del bando Prendi Parte! Agire e pensare creativo ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per promuovere l’inclusione culturale dei giovani nelle aree caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale.

Fonte mafie blog autore repubblica