Mafia e autovetture: è Giudice il poliziotto indagato per corruzione

E’ Giovanni Giudice, vittoriese, il primo dirigente di polizia indagato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di tre componenti la famiglia Luca e a provvedimenti cautelari nei confronti di altri quattro.. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Giudice avrebbe passato informazioni riservate ai Luca, accedendo alla banca dati dello Sdi, in cambio del prestito di auto di grossa cilindrata oppure dell’acquisto dei mezzi a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato, o ancora con qualche soggiorno in albergo pagato dai Luca. Giudice è indagato per corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico del ministero dell’Interno. Attualmente Giudice è primo dirigente della polizia amministrativa della questura di Perugia dove venne trasferito due anni fa. In precedenza era stato dirigente dell’ufficio amministrativo delle questure di Caltanissetta e Agrigento, ancor prima capo della squadra mobile di Caltanissetta e commissario a Gela. La Procura aveva chiesto al gip l’arresto di Giovanni Giudice che un anno fa fu sfiorato anche dalle indagini sul cosiddetto sistema Montante per avere sollecitato un’assunzione all’imprenditore condannato di recente a 14 anni di reclusione e sotto processo con altre imputazioni. Il gip Antonella Leone che ha emesso i sette provvedimenti cautelari contro la famiglia Luca nell’inchiesta denominata “operazione Calmaleonte”, ha rigettato la richiesta di arresto del dirigente di polizia ma ha definito gravissimo il suo comportamento. Gli investigatori hanno rilevato infatti che Giudice avrebbe avuto a disposizione una carta di credito di una società appartenente alla famiglia Luca per pagare i pernottamenti in alcuni alberghi. Inoltre avrebbe acquistato auto in concessionaria a prezzi irrisori, ottenendo addirittura, alla riconsegna, valutazioni superiori. Nelle carte dell’inchiesta frutto delle indagini del Gico della Guardia di Finanza è descritto come colui che, quando nel 2006, venne fuori l’inchiesta a carico di Luca per sospetti collegamenti mafiosi, si sarebbe prodigato per accreditarlo come imprenditore vittima del pizzo da parte di Cosa Nostra, con richieste estorsive arrivate da soggetti non appartenenti al clan Rinzivillo.    Giovanni Giudice, da noi interpellato, ha risposto: “non ho nulla da dire”.

Fonte la primatv