Mafia, politica e imprenditoria Licata è in attesa del prossimo blitz

Licata. Gli indagati sono cinquantatré, i nomi omissati sono 25, le pagine oscurate un’ottantina e tra queste quelle titolate “Altre vicende di mala-politica” (che lasciano intuire l’esistenza, come è vero, di un altro capitolo similare titolato “La connivenza tra mafia-politica-imprenditoria”).

Vi raccontiamo la parte non nota, inedita sino ad oggi, dell’inchiesta che ha come epicentro Licata e che, con due distinti provvedimento di fermo, ha già portato in galera 15 persone (svelando così qualche nome omissato). Ed in effetti il blitz “Assedio” (con la cattura di Angelo Occhipinti, 64 anni di Licata, considerato dagli inquirenti il capo della famiglia mafiosa del paese; Raimondo Semprevivo, 46 anni di Licata; il cognato Giuseppe Scozzari, 47 anni, consigliere comunale di Licata; Vincenzo Bellavia, 34 anni di Licata; Giuseppe Puleri, 40 anni di Campobello di Licata; Angelo Graci, 32 anni di Licata; Giuseppe Salvatore Spiteri, 46 anni di Licata, Gabriele Spiteri, inteso Rabele di 46 anni e Vincenzo Spiteri, 52 anni) e l’operazione “Halycon” (con la cattura di Giovanni Lauria, 79 anni detto il professore, il figlio Vito Lauria, 49 anni, “maestro venerabile”, della loggia “Arnaldo da Brescia”; Angelo Lauria, 45 anni, farmacista; Giacomo Casa, 64 anni; Raimondo Semprevivo (fermato nel blitz Assedio); 46 anni, Giovanni Mugnos, 53 anni; Lucio Lutri, 60 anni, funzionario del dipartimento regionale all’Energia ed ex maestro venerabile della loggia “Pensiero e azione” del Grande Oriente d’Italia) altro non sono che due costole dell’inchiesta principale con i 53 indagati, iniziata e sviluppata dai Carabinieri della compagnia di Licata guidati dal capitano Francesco Lucarelli, finita sul tavolo dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo (l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti procuratori Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Calogero Ferrara) che hanno proceduto con l’urgenza di impedire una probabile fuga (nel caso di “Halycon” sono stati i Ros, unitamente ai carabinieri del Reparto operativo di Agrigento a fermare massoni e mafiosi) di alcuni degli indagati.

Resta inesplorato il troncone principale, che vi raccontiamo a parte, che affonda le radici sulle dinamiche mafiose licatesi e di altre province e vede indagato persino il figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore Calogero, 42 anni, recluso nella casa lavoro di Vasto (CH) e sulla parte più scottante ossia quello che i carabinieri hanno testualmente titolato “Lo scambio elettorale-politico-mafioso nelle Elezioni Amministrative al Comune di Licata svoltesi in data 10 giugno 2018” e “Mafia, politica, imprenditoria: gli intrecci tra omissis, Raimondo Semprevivo, il consigliere comunale Giuseppe Scozzari, il deputato regionale on. Carmelo Pullara e l’imprenditore Angelo Ciccotto di Favara”.

Facile prevedere, alla luce del materiale investigativo sottoposto all’esame dei pubblici ministeri, un’ulteriore iniziativa giudiziaria, un altro blitz, che metta la parola fine all’intera inchiesta che è nata da una vicenda quasi banale: l’incendio di un oleificio a Palma di Montechiaro ritenuto appartenente a persone vicine al boss mafioso di Campobello di Licata, Giuseppe Falsone.

Da quell’incendio, che devastò l’azienda palmese, l’indagine arrivò ad altri tre danneggiamenti, tutti legati dalla vicinanza delle vittime al boss di Campobello, sino a creare l’odierna e più estesa investigazione che ha già segato le gambe a numerosi boss e gregari dell’agrigentino, scoperto i legami con la massoneria legata mani e piedi all’intramontabile boss Giovanni Lauria, detto il professore (per avere insegnato a lungo in una scuola di Ravanusa, ma è stato anche funzionario di banca – come il collega, in tutti sensi, Totò Di Gangi di Sciacca) e svelato il ruolo “spregiudicato ed illegale, lo definisce così il Gip di Palermo Maria Cristina Sala dell’ex maestro venerabile Lucio Lutri.

Adesso si aspetta l’ultimo atto.

 

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