Dal Veneto a Wall Street: il potere della famiglia Benetton vicina al PD
Perchè il PD difende gli interessi dei Benetton?
Francesca Scoleri , giornalista scrive:”Quando un tribunale stabilisce che sul ponte Morandi gli ultimi interventi di manutenzione ritenuti efficaci risalgono a 25 anni fa, non si dovrebbe parlare ne’ di revisione ne’ di revoca, ne’ di clausole ne’ di proroghe, ma solo di “strage”.
Il 14 agosto del 2018 a Genova c’è stata una strage causata dalla corruzione fra imprese, politici e pubblici ufficiali.
“Caput imperare, non pedes” tradotto “a comandare è la testa, non i piedi”. I piedi in questione, hanno un nome: Paola De Micheli e per la testa…devo aggiungere altro ?Come ricorda La Verità, la crescita esponenziale dei ricavi del gruppo e quindi del patrimonio della famiglia ha consentito grandi investimenti in importanti aziende italiane.Sotto la guida del Pd al Governo, guarda caso, il fatturato per i Benetton è cresciuto a due cifre
Oltre a quote del gruppo in Rcs e nel Sole 24 Ore, la famiglia veneta possiede il 100% di Benetton group e consistenti partecipazioni che spaziano dalla ristorazione (Autogrill), alle infrastrutture (Eurostazioni) ai trasporti (Atlantia, società a cui fanno capo Autostrade per l’Italia e Aeroporti di Roma), fino ad assicurazioni e banche (Generali, Mediobanca, Banca Leonardo). Piccola la quota in Pirelli. La famiglia detiene inoltre il 100% dell’azienda agricola Maccarese e di Compania de Tierras Sudargentinas, in Patagonia. Edizione Property è invece la holding nel settore del mattone, con un patrimonio immobiliare che vale intorno poco più di 1,4 miliardi di euro.
Il salto di Benetton da Ponzano Veneto fino a Wall Street arriva grazie a Goldman Sachs che sostiene le diverse acquisizioni del gruppo. L’istituto è sempre stato un alleato della famiglia ed è intervenuto più volte nel riassetto del gruppo. Un legame solido se si considera che Alessandro Benetton, figlio di Luciano, ha mosso i suoi primi passi proprio in Goldman Sachs.
Benetton, più della metà del patrimonio di famiglia custodito in Edizione è nelle infrastrutture
A fine 2017 il 30,25% di Atlantia, la società che controlla Autostrade per l’Italia con una partecipazione dell’88,06%, rappresentava più della metà del patrimonio di Edizione, la cassaforte che custodisce l’impero della famiglia Benetton. Che, oltre alle infrastrutture (aeroportuali oltre che stradali, sia in Italia che all’estero), possiede davvero di tutto: dallo storico abbigliamento dei maglioncini all’altra concessione chiave, quella della ristorazione negli Autogrill che negli anni si sono allargati ad aeroporti e stazioni, passando per agricoltura, il mattone e gli investimenti finanziari di Ponzano Veneto.
Tra questi ultimi, accanto a Mediobanca, spicca il 3% delle Generali, la prima compagnia assicurativa italiana e l’ultimo gioiello del Paese, da sempre termometro delle lotte di potere della Penisola. Lo sanno bene i Benetton e lo sa altrettanto bene Fabio Cerchiai, il manager fiorentino che rappresenta la famiglia veneta alla presidenza tanto di Autostrade quanto di Atlantia, fino ad arrivare in cima alla catena di controllo, in Edizione. E che, dall’alto dei suoi 74 anni, vanta un ricco curriculum nelle assicurazioni: partito con le stesse Generali, oggi si trova ai vertici del principale concorrente, UnipolSai, di cui è tutt’ora vicepresidente dopo averne lasciato la presidenza nel 2016. E le assicurazioni sono sempre nel cuore di Ponzano, altrettanto non si può dire dell’editoria evidentemente passata di moda, così come la partecipazione ai grandi salvataggi di sistema tipo l’operazione Telecom Italia dei primi anni 2000 o l’Alitalia dei capitani coraggiosi. La disfatta sul Gazzettino Veneto è ormai acqua passatissima e dopo l’uscita dal Corriere della Sera, nel 2017 i Benetton hanno mollato il colpo anche sul Sole 24 Ore e su Caltagirone Editore. L’uscita dal quotidiano di Confindustria è costata una perdita di 400mila euro. Più fortunata la cessione della quota nell’editore del Messaggero, che è fruttata un guadagno di 800mila euro. Oltre al prevedibile gradimento del proprietario del quotidiano romano che aveva lanciato un’offerta per ricomprarsi tutto. Una pax certamente non secondaria per chi, come i Benetton, gestisce uno scalo aeroportuale delicato come quello della capitale.
Numeri alla mano, dopo aver pagato 704 milioni di euro di tasse (+78 milioni sul 2016), Edizione – società di diritto italiano con sede a Treviso – ha chiuso lo scorso esercizio con234 milioni di utili su un fatturato di oltre 12 miliardi di euro aumentato del 3,8% “per effetto dei maggiori ricavi del settore Infrastrutture e servizi per la mobilità che hanno beneficiato, per l’intero esercizio, del contributo del gruppo Aéroports de la Côte d’Azur, oltre che dell’incremento del traffico nella rete autostradale, sia in Italia che all’estero (in Cile, Polonia e Brasile, ndr)”, come si legge nel bilancio consolidato del 2017. Di fatto il primo anno della gestione di Marco Patuano, l’ex amministratore delegato di Telecom Italia approdato in Edizione nell’autunno 2016 dopo lo strappo con i nuovi soci francesi. E che ha staccato ai suoi azionisti 150 milioni di euro di dividendi. Ma ha anche avviato un’importante piano di espansione, con la contesa offerta di acquisto per la concessionaria autostradale spagnola Abertis. Un’operazione che si è definita soltanto nel marzo scorso e che dovrebbe costare ad Atlantia poco più di 1 miliardo.
Fonte: La Verità e il Fatto