UNA DISINVOLTURA CHE FA PAURA

(CERTI COMMENTI ALL’ARTICOLO SULL’ASSASSINIO DEL VICEBRIGADIERE)

Un paio di nostri lettori, commentando l’articolo di ieri “Assassinio del Carabiniere: avevamo ragione” sull’affiorare di verità che si era tentato di nascondere sulla vicenda dell’assassinio del Vicebrigadiere Cerciello, ci hanno rimproverato di andare a cercare il pelo nell’uovo agitando, magari, le acque della pubblicità, per mettere in discussione le “verità ufficiali”. (Quali poi? Le prime? Le seconde?) Una volta che è certo che ad uccidere il Carabiniere è stata quella determinata persona, ciò sarebbe del tutto inutile.

C’è un morto. C’è l’uccisore, che ve ne importa del perché e del percome lo hanno ammazzato?

Già, se c’è un morto e c’è l’assassinio che (pare) sia certamente una determinata persona, dovremo ingoiare tranquillamente ogni falso che proprio i Carabinieri ci vogliono rifilare. Tanto c’è ed è sicuro che sia tale, l’assassino.

Il falso è un reato. Il falso in atti giudiziari lo è anche più grave.

Ma soprattutto se dei pubblici ufficiali ricorrono al falso negli atti di una vicenda così delicata se non si è degli imbecilli si deve avere almeno il sospetto che avessero qualcosa da nascondere.

Se hanno voluto nascondere qualcosa, il solo fatto, magari che gli spacciatori che avevano truffato e taglieggiato i due americani erano dei confidenti, bisogna dire che chi ha ritenuto nasconderlo è un pericoloso imbecille. Se si tratta, invece di altro occorre sapere che cosa sia questo altro.

Non so se la verità che deve emergere in luogo delle falsità ufficiali che si è tentato farci ingoiare potrà o no giovare agli imputati o ad uno di essi per avere qualche attenuante. Se così fosse, ma anche se solo così potrebbe essere, quegli imputati hanno il diritto di essere giudicati per i fatti come sono avvenuti, anche nei particolari e non per quelli che più “piacciono” agli Ufficiali dei Carabinieri.

Ma, fa paura il modo di ragionare di questi amici lettori.