La trattativa segreta sui migranti: “Al Cara di Mineo gli italiani incontrarono il boss libico Bija”

Secondo l’Avvenire il capo dei trafficanti faceva parte della delegazione arrivata da Tripoli nel maggio 2017: “Sembra impossibile che le autorità non sapessero chi fosse”

In quel periodo, il Ministro  che gestiva i problemi con la Libia era Marco Minniti
Era l′11 maggio 2017, l’Italia stava discutendo con la Libia per arrivare a un accordo con il quale bloccare il flusso dei migranti verso l’Italia e, al Cara di Mineo, senza lasciare traccia, entrava il boss dei trafficanti libici, il famigerato Bija. Per trattare con gli 007 italiani. Lo racconta l’Avvenire, che parla di una trattativa segreta avvenuta nel centro di permanenza dei migranti, e riporta le foto dell’incontro.

A quel tavolo, insieme con Abd al-Rahman al-Milad, questo il vero nome del trafficante, oltre a rappresentanti dell’Italia, c’erano anche altre persone. Il quotidiano dei vescovi spiega:

(erano presenti) “Anche delegati nordafricani di alcune agenzie umanitarie internazionali, probabilmente ignare di trovarsi seduti a fianco di un signore della guerra dedito alle violazioni dei diritti umani.

Che l’Italia non sapesse chi aveva varcato le soglie del Cara di Mineo è molto diffiicile. Il nome di Bija non era ignoto, e i suoi crimini erano conosciuti. Nonostante ciò fu presentato come “uno dei comandanti della Guardia costiera della Libia:

Sembra impossibile che le autorità italiane non sapessero chi era l’uomo seduto al tavolo dello strano convegno. Diversi mesi prima del suo arrivo in Italia, era finito nel mirino di una raffica di inchieste giornalistiche.

Qualche giorno dopo la strana trasferta in Italia, anche le Nazioni Unite si occuparono di lui, in un durissimo rapporto del Consiglio di sicurezza.

Della presenza di Bija al Cara di Mineo si accorse anche uno dei migranti che era ospite della struttura. Per caso capitò nell’area dove si teneva l’incontro e, riconosciuto il trafficante, si allontanò spaventato dicendo : “Mafia Libia, mafia Libia”.

Ma cosa fece il boss in durante l’incontro? L’Avvenire ricostruisce:

Ascolta senza mai proferire parola. Prende nota e ogni tanto fa cenno all’emissario del ministro dell’Interno del governo riconosciuto (della Libia, ndr) di intervenire.

Dopo la rivelazione del quotidiano parte la polemica. Matteo Orfini ha commentato la vicenda su Twitter: “Ricordate quando tutti accusavano le ong di trattare coi trafficanti libici? Non solo non era vero, ma un’inchiesta di Nello Scavo oggi dimostra che a farlo davvero erano i servizi italiani. Una vergogna che rende ancora più urgente l’istituzione di una commissione d’inchiesta”, si legge nel post.
La straordinaria inchiesta di nello scavo pubblicata oggi sul quotidiano avvenire rivela uno scenario tanto clamoroso quanto grave. La collaborazione che emerge tra il nostro governo e uno dei peggiori esponenti di quella criminalità libica che in questi anni è alla testa di una organizzazione dedita tanto al traffico di esseri umani che alla loro cattura, responsabile di torture e violenze indicibili, è assolutamente scandalosa”, ha affermato Nicola Fratoianni.

“Ciò che abbiamo sempre denunciato rispetto alla cosiddetta “guardia costiera libica” si conferma ancora una volta. – Prosegue il parlamentare di leu – e si conferma la necessità di chiudere la pagina vergognosa degli accordi con la libia, in particolare in tema di politiche migratorie e di sostegno alla cosiddetta ‘Guardia costiera libica’”.

Il parlamentare chiede l’intervento del governo: “Per questo oltre a presentare nelle prossime ore ogni strumento di indagine parlamentare per chiedere al governo di fare luce sui fatti riportati nell’inchiesta di avvenire, torniamo a porre la necessità, a questo punto non rinviabile di istituire una commissione di inchiesta parlamentare su tutte le vicende che circondano questa vergognosa pagina della nostra storia recente”.

Luca Casarini, invece, si rivolge direttamente alla titolare del Viminale: “Ministra Lamorgese, sicura che vuole proseguire sulla strada tracciata da Minniti? Ha capito chi fa il “buon lavoro” in Libia? Aprirà un’inchiesta per capire il ruolo dei suoi funzionari? Il codice di condotta lo scriviamo noi perché lo rispettino i governi”, scrive su Twitter il capo missione di Mediterranea.
Fonte: Huffpost