L’antimafia di la ‘munnizza’ nell’era dei Borrometi e dei Castaldi

Da Scicli, a Vittoria, passando per San Cataldo e Ragusa, il mio libro ‘Il Sistema Montante’, pubblicato dall’editore Bonfirraro, nel mese di dicembre ha seminato un po’ di panico, soprattutto tra le fila dei falsi professionisti dell’antimafia di la ‘munnizza’. Forse, finalmente, sta iniziando ad avere una sua dignitosa, e non sappiamo quanto meritata, ribalta giornalistica; oltre che su una miriade di giornali online, adesso anche su un importante quotidiano regionale. LA SICILIA di Catania ha infatti dedicato due intere pagine, a dimostrazione che ‘Il sistema Montante’ non è un teorema tutto da dimostrare, bensì una micidiale mistura, un terribile impasto di poteri deviati dello Stato, che hanno devastato l’intera Sicilia; a colpi di ingiusti scioglimenti di comuni, di illegali sequestri preventivi di beni, accaparramento illecito di risorse pubbliche e private, illegittimi monopoli nella gestione dei servizi pubblici ed un pervasivo condizionamento in ogni settore dell’economia, della finanza, delle banche e della politica siciliana e nazionale. Il altri termini abbiamo assistito all’occupazione militare della Sicilia ad opera di quella che è stata definita ‘mafia trasparente’, dalla Dott.ssa Graziella Luparello, il magistrato che ha condannato a 14 anni di reclusione Antonello Montante, per le sue attività corruttive e di spionaggio. Dopo tre incursioni in territorio ibleo, non è un caso se, ad esempio a Scicli, i consiglieri comunali del gruppo ‘Cittadini per Scicli’, Giorgio Vindigni e Licia Mirabella,

hanno presentato un ordine del giorno in cui chiedono di discutere di quello che ormai è chiaro a tutti. Il caso Scicli deve essere considerato soltanto uno dei tanti ingiusti scioglimenti per mafia, dopo quello di Siculiana e Racalmuto nell’Agrigentino o

della Salemi amministrata dall’allora sindaco, Vittorio Sgarbi. Sarà proprio il Consiglio Comunale della città del ‘Commissario Montalbano’, la Vigata di Andrea Camilleri, a ricostruire le modalità di quello che rischia di essere, oltre che di apparire, uno dei tanti oltre che ingiusti, ignobili scioglimenti per mafia che, giustamente, qualche anno fa, ad un’intera comunità è sembrato soltanto un vero e proprio ‘stupro’ di Stato ! Gli attori ed i protagonisti di questa violenza istituzionale hanno un nome ed un cognome, così come chi li ha supportato dalla cabina di regia dei servizi segreti civili nazionali. Si tratta di figure istituzionali che facevano parte di una catena di comando ormai ben individuata, tesa a favorire la lobby dei rifiuti, capitanata da Antonello Montante e strettamente legata peraltro ad ambienti vicino o dentro l’ENI. Adesso quella tragicomica farsa sembra essere finita, soprattutto alla luce della definitiva assoluzione dell’ex sindaco di Scicli, Francesco Susino, ingiustamente processato per favorire una vera e propria attività eversiva. Attività posta in essere addirittura da agenti dei servizi segreti deviati che hanno inquinato prove e riscontri, con tanto di accesso abusivo al sistema operativo informatico del Ministero dell’Interno, per far sciogliere ingiustamente per mafia il Consiglio Comunale di Scicli, invocando addirittura il Segreto di Stato.

Dove si è visto mai che un comune viene sciolto per mafia con delle motivazioni coperte dal Segreto di Stato? Tutto ciò risulta chiaramente dalla sentenza di assoluzione dell’ex sindaco Francesco Susino, di cui adesso gli uffici giudiziari competenti dovrebbero prenderne atto ed avviare delle quanto mai sacrosante indagini in proposito.

Chi ha favorito chi? Qual è il tragico mistero ‘buffo’ che sta dietro, sopra o sotto lo scioglimento del comune del Commissario Montalbano? Questo è il dilemma che si deve sciogliere, una volta per tutte! Lo scopriremo solo vivendo e solo se il Consiglio Comunale di Scicli e le Procure competenti si occuperanno dell’intricato caso. Per risolverlo, così come è avvenuto presso la Procura ed il Tribunale di Caltanissetta con l’analogo ‘Sistema Montante’ crediamo che, in questo caso, non sarà più necessaria tutta quanta la fantasia investigativa del ‘Commissario Montalbano’, o per meglio dire del suo compianto autore, Andrea Camilleri, che per tanto, e forse troppo tempo, si è fatto ingannare dalle sue innegabili simpatie per Antonello Montante & soci. Andiamo adesso a Vittoria, dove anche lì i giochi di potere sono stati ancora una volta sottili e parecchio sofisticati. Due ex sindaci ‘abbattuti’, brandendo la clava dell’antimafia, con un supporter giornalistico d’eccezione, il pluri insignito e pluri decorato giornalista ‘antimafia’, Paolo Borrometi che ancora oggi continua a sbraitare, recandosi sul luogo del ‘delitto’ istituzionale. Ci riferiamo a non più di qualche giorno fa. Dopo la nostra presenza a Vittoria, il cavaliere della Repubblica, Paolo Borrometi si è mollato! Dopo che il 21 dicembre abbiamo tenuto un incontro moderato dal giornalista Andrea Sessa, con accanto l’ex

sindaco Giovanni Moscato, il giornalista Angelo Di Natale e Salvo Bonfirraro, editore del mio libro, il 28 dicembre il Borrometi è corso a Vittoria, dopo una sua fugace apparizione ad Agrigento, il giorno prima. Anche ad Agrigento, è inutile dirlo, quanti onori e glorie! Lo sottolineiamo, a scanso di equivoci, senza invidia, senza infamia, ma anche sena lode. Nella sala Zeus del museo archeologico di Agrigento ha ricevuto il suo ennesimo premio, com’è ormai nel suo stile. Si teneva stretto al suo fianco una mia vecchia conoscenza, una specie di strillone d’altri tempi, tenuto a battesimo da una certa antimafia militante, che di nome fa Franco (anche se per la verità di fatto, franco non lo è per niente!) e di cognome fa Castaldo. Il nostro Franco (Franco complicazioni!), è un Castaldo come i Castaldi dell’antico Medioevo, che andavano in brodo di giuggiole quando il loro signore e padrone gli impartiva degli ordini. I Castaldi sapevano trasformarsi in servili ed impietosi giustizieri, specie se si trattava di far cosa gradita al loro padre-padrone. Leader indiscusso della stampa scandalistica agrigentina, col suo (ex) Grandangolo, ora ereditato dal figlio Giuseppe, ben raccomandato dal padre ed anche, a sua insaputa, da

Antonello Montante. Prendendo spunto dalle veline delle Questure riempiono quel loro ‘giornalaccio’, con interminabili elenchi pieni zeppi di nomi, nomignoli, ‘ngiurie’ e date sino a fare seccare gli occhi che li leggono. Ti parlano sempre di quelli che noi amiamo definire ‘mura vasci’: non parlano mai dei veri potenti, di chi veramente tira le fila della mafia cioè. Potete leggere sempre di code strette e code larghe, della manovalanza mafiosa ‘giurgintana’, alla stessa maniera, grosso modo, di ciò che succede dalle parti del nuovo amico del Castaldi, di Paolo, anzi, pardon, del Cavalier Paolo Borrometi. I due, infatti, Castaldo e Borrometi, il 27 dicembre scorso, ad Agrigento, sembravano quasi in trance, inghiottiti dall’estasi del loro giornalismo antimafioso (terra terra!). Incredibili ed improbabili campioni dell’antimafia, o se preferite, ‘sciascianamente’ parlando, dei sedicenti ‘professionisti dell’antimafia’ peraltro, a volte, inspiegabilmente difesi ad oltranza,

anche ai piani alti. Stavolta ci sembravano per la verità un po’ nervosi ed ammaccati. E’ come se cercassero la ribalta mediatica, per sfuggire a qualcosa che ancora non riusciamo a decifrare. Probabilmente stanno tentando di dimostrare, ancora una volta, se necessario, ed a più di qualcuno che, malgrado siano state svelate alcune loro probabili imposture ‘antimafiose’, sono ancora potenti, allineati e coperti! Non è un caso che ad Agrigento, già che c’erano, ne hanno approfittato per effettuare la loro solita battuta di caccia. Il loro tentativo è sempre lo stesso: quello di farsi una scorpacciata di magistrati e di alti graduati delle Forze dell’Ordine. Stavolta gli è andata un po’ male. Hanno cercato, purtroppo invano, di farsi immortalare in una foto anche con la

Dott.ssa Graziella Luparello (il giudice che ha condannato, a 14 anni di reclusione, l’amico dell’amico (Lumia) di Borrometi, Antonello Montante. Cercavano con insistenza proprio lei, chissà perché! Che scena! Lui, Borrometi, che inseguiva Lei, la Luparello. E Lei che scappava, e lui che la inseguiva gridandole: Dott.ssa Luparello una foto, la possiamo fare una foto? Il Borrometi, ospite del Castaldo, nella Terra di Pirandello, cosa poteva fare di diverso e migliore rispetto a quello che faceva, ad esempio, l’amico dell’amico di Borrometi (Lumia), Antonello Montante? Nulla di più di ciò che faceva Montante! Borrometi, con accanto il suo fido ‘Castaldo’, uomo ‘asservito’ al Montante, facevano esattamente le stesse cose che faceva l’ex ‘apostolo dell’antimafia’ e compare dei capimafia di Serradifalco, Paolino e Vincenzo Arnone: si sono lasciati andare alle loro ‘interessate’ cerimonie, tra una moina e l’altra, riservata solo alle divise ed alle toghe. In altre parole, si sono lasciati andare alle loro solite e consuete ruffianerie. Poi hanno avvertito l’esigenza, come faceva sempre lui (Montante) del resto, di farsi immortalare in una foto-ricordo, senza successo. Non ci sono riusciti a mescolare la loro effige con quella della magistrata che ha condannato a 14 anni di reclusione Antonello Montante, l’intimo amico dell’ amico più stretto del Borrometi, l’ex senatore Giuseppe (detto Beppe) Lumia. Ci riferiamo a quello che veniva definito ‘il senatore della porta accanto’. La porta accanto era quella dell’ex presidente della Regione,

Rosario Crocetta, suo servile ‘pupo’. E’ lui o non è lui, Beppe Lumia che, dal 2014 ad oggi, ha assicurato una scorta armata al Borrometi, recentemente messa in discussione per delle sue controverse dichiarazioni e denunce, riguardo ad una serie di attentati ed intimidazioni, la cui matrice mafiosa è in corso di accertamento, presso le Autorità Giudiziarie. Come è noto, anche Antonello Montante, amico dell’amico di Borrometi, era super scortato. In taluni casi, non in quello di Borrometi ovviamente, fa sempre comodo avere al seguito, a torto od a ragione, degli angeli custodi in divisa ed armati. La scorta, oltre a rappresentare un deterrente per i male intenzionati, è anche una sorta di status simbol, che fa parte dell’armamentario, assai spesso, del perfetto ‘antimafioso di

professione’. Il Borrometi, lo ribadiamo, il 27 è stato ad Agrigento ed il 28 dicembre si è caracollato a Vittoria, non prima di avere rimorchiato il suo collega giornalista agrigentino, raccattato per l’occasione (non sappiamo quale occasione…), Franco Castaldo. In quel di Vittoria, il Borrometi ha accreditato il sedicente esperto di mafia Castaldo, quale stiddrologo’, ossia esperto di Stiddra, l’ala ‘giovanile’ di Cosa nostra. In verità, in verità vi dico che il Castaldo è un uomo del ‘Sistema Montante’. E’ stato già censurato per tali ragioni dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Io lo conosco bene, non foss’altro perchè era proprio lui, quel giornalista pizzicato mentre, nel 2016, parlava a telefono di me, guarda caso con l’ex ‘apostolo della legalità’. Era Montante che lo catechizzava per ordire una sua campagna mediatica finalizzata a screditarmi e ad a farmi accusare di mafia. Uomo più ‘asservito‘ a Montante di Castaldo, come sostiene in un dettagliato rapporto di Polizia la Questura di Caltanissetta, che lo conosce meglio di me, in giro forse ce ne sono pochi! Ma cos’altro ti combina il Borrometi a Vittoria? Si spertica nel lodare il Castaldo dicendoci cose che sapevamo già. E cioè che negli anni Ottanta è stato lodato dal giornalista di Micromega e del periodico Il Diario, Enrico De Aglio, cognato dell’ex ministro Elsa Fornero, quella delle lacrime di coccodrillo quando affamò centinaia di miglia di esodati. Che, sempre il Castaldo, è stato licenziato sul finire degli anni Ottanta dal giornale La Sicilia di Catania, perché accusato di brigare tra due opposte fazioni, non si capisce se mafiose od antimafiose: i Salomone di Agrigento e Mario Ciancio di Catania. In fin dei conti, in quella circostanza, riuscì comunque a cavarsela bene, a farsi accreditare come mafiologo di professione, facendosi reintegrare in servizio, dal giornale LA SICILIA, dopo essere stato pagato per parecchi anni, chissà perché, senza scrivere un

solo rigo. Ma chi è il Castaldo di oggi, oltre ad essere stato sino allo scorso anno un uomo di Montante? Ce lo dovrebbe spiegare proprio il Borrometi che lo ha condotto per mano a Vittoria, dicendo pubblicamente che ‘Il Sistema Montante’ non c’entra niente con lo scioglimento per mafia di Vittoria. Dire questo, con accanto un giornalista fedelissimo di Montante, tanto da essere stato censurato proprio per questa sua cieca fedeltà interessata, ci sembra un po’ troppo! Senza considerare che parlare di ‘Sistema Montante’ potrebbe voler dire anche far riferimento ad un metodo, ad una strategia di finta lotta alla mafia, ben collaudata. Una metodologia di distruzione e distrazione di massa, fatta di spionaggio, vuote apparenze, tanto fumo negli occhi, incarichi, onorificenze, ricchi premi e cotillon. Cavalier Borrometi, possiamo essere lasciati in pace, senza essere accusati di non essere antimafiosi, o peggio ancora di essere degli inguaribili mafiosi, quando tentiamo di coltivare qualche dubbio? Visti i trascorsi del cavaliere Montante, e di altri suoi colleghi Cavalieri del lavoro (si fa per dire!) e/o della Repubblica, recentemente caduti in disgrazia, un po’ più di prudenza non guasterebbe.

Salvatore Petrotto