Lumia, Calleri, Crocetta, Antoci, Borrometi & company: il caso Pachino e la loro equivoca lotta alla mafia

Salvatore Calleri, presidente della Fondazione ‘Caponnetto‘, uomo di Lumia, quest’ultimo fraterno amico del falso paladino dell’antimafia Antonello Montante, continua a darci lezioni di antimafia!
Siamo alle solite, i sedicenti ‘professionisti dell’antimafia’ non si arrendono mai.
Sino al 2018 andavano a braccetto con Antonello Montante, il falso ‘apostolo della legalità e dell’antimafia‘ ed adesso attaccano chi mette in discussione altri probabili falsi profeti di sventura, altri falsi professionisti dell’antimafia.
Ai Calleri ed ai vari Lumia di turno non resta altro che difendere gli ultimi loro sedicenti eroi antimafia, quelli prodotti, con tutta probabilità, dentro i laboratori dei servizi segreti e dell’ENI.
Il signor Calleri, per esempio, nel difendere Antoci, si spinge ad affermare persino il falso.
Nel giornale Jiuorno.it di oggi sostiene, falsamente, che gli organi investigativi di Messina hanno appurato che l’attentato all’ultimo eroe della ditta Lumia&company, ossia l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, è di matrice mafiosa.
Nulla di più falso!
Infatti la Procura ed il Tribunale di Messina hanno escluso, dopo anni di indagini, che l’attentato ad Antoci sia opera della mafia.
Anzi, c’è di più!
Ci riferiamo alle morti sospette di due poliziotti, nel giro di 24 ore, a marzo del 2018, che prestavano servizio al commissariato di Sant’Agata di Militello, uno dei quali era presente sul luogo dell’attentato ad Antoci. Tale tragica circostanza avvalora di più la tesi, semmai ce ne fosse bisogno, che quel rocambolesco attentato, sembra essere stato concepito ed attuato da altre menti criminali che, sembrerebbero, assai legate ai servizi segreti deviati.
Qual è stato lo scopo di tutta quanta questa terribile messa in scena?
Lo scopriremo solo vivendo.
Se ci lasciano il tempo di vivere e di capire, come ha fatto del resto recentemente la Commissione Regionale Antimafia, presieduta da Claudio Fava che, correttamente e senza strumentali e fuorvianti fanatismi ideologici, si è occupata del caso, di cui dovrebbe dare più di una spiegazione l’ex senatore ‘antimafia’ Beppe Lumia. Precisiamo che Lumia è uno dei membri della Fondazione ‘Caponnetto’ presieduta, guarda caso, dall’ex assessore regionale di Crocetta, Salvatore Calleri. Ed ancora è sempre il Lumia ad essere stato tirato in ballo da un suo amico sindaco del messinese il quale non ha potuto fare a meno di riferire, agli organi inquirenti ed alla Commissione Regionale Antimafia, che era stato proprio lui a dirgli che doveva, a tutti costi, sostenere che l’attentato ad Antoci, malgrado la mancanza di prove e riscontri, era di matrice mafiosa.
Forse il Lumia si riferiva, anche in quella circostanza, a quella mafia che lui conosce assai bene. A quella mafia, cioè, che c’è ma non si vede perché, come si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna a 14 anni di reclusione a carico dell’amico di Lumia, l’ex leader nazionale di Confindustria, Antonello Montante, depositate qualche mese fa dal Giudice Graziella Luparello, si tratta di una nuova mafia che possiamo, d’ora in poi, definire ‘mafia trasparente’. Proprio perché si interseca con lo Stato, in maniera ‘perpendicolare’, attraverso alcuni rappresentanti istituzionali. E sono proprio questi uomini dello Stato infedeli che, di volta in volta, vengono utilizzati dai poteri criminali e mafiosi per depistare, deviare il corso di alcune delicate indagini, ostacolare la ricerca della verità e colpire, soprattutto, chiunque ostacola gli interessi di questa nuova ‘mafia trasparente’.

Andiamo adesso ad analizzare la vicenda dello scioglimento per mafia del comune di Pachino.
L’ex senatore Lumia, sulla carta antimafioso di professione, dovrebbe spiegarci chi sosteneva alle elezioni comunali di Pachino, assieme all’ex presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta e ad un certo avvocato Giuca di Rosolini.
Se non ce lo dicono loro ve lo diciamo noi.
Sostenevano, tutti quanti, con il loro movimento ‘Il Megafono‘, i due consiglieri eletti, Massimo Agricola e Salvatore Spataro, entrambi arrestati e sotto processo. L’ex consigliere Spataro, che ha causato lo scioglimento per mafia del Comune di Pachino (mentre Lumia, Crocetta, Giuca e qualche giornalista, anch’egli accreditato quale antimafioso duro e puro, gli facevano la campagna elettorale), era l’autista ed il socio in affari del capomafia di Pachino, Salvatore Giuliano.
Come la mettiamo, allora, caro signor Calleri e caro ex senatore Lumia, con gli scioglimenti dei comuni per mafia?
Voi da quale parte state?
Da quale parte stavate a Pachino, alle elezioni comunali del 2014?
Dalla parte dello Stato che lotta contro la mafia o dalla parte dell’allora vostro consigliere comunale di riferimento, Salvatore Spataro, sotto processo per mafia?
Stavate sostenendo l’autista e socio in affari del pericoloso capo mafia Salvatore Giuliano? Si o no?
Ci riferiamo a quel Giuliano che minacciava il vostro amico giornalista Paolo Borrometi.
Ci volete spiegare perché quel pericoloso boss mafioso minacciava colui che, grazie proprio a tale genere di minacce, vive sotto scorta dal 2014 ad oggi. E questa scorta armata gli è stata assicurata proprio grazie ad un’interrogazione parlamentare presentata da Lei, caro ex senatore Lumia.
Ci volete spiegare come mai avete stretto questi accordi politici con l’autista e socio in affari del capo mafia di Pachino?
Come per il caso Antoci, anche il caso Borrometi ci sembra per lo meno strano. Il vostro giornalista ‘antimafia’ di punta, che giustamente difendete a spada tratta, in tutte le sedi, veniva minacciato dal clan mafioso del boss Giuliano, mentre voi vi accordavate, politicamente parlando, con un suo uomo chiave, facendolo eleggere consigliere comunale. Ci riferiamo sempre al consigliere comunale Spataro che era, secondo tre Procure e tre Tribunali, parte integrante della pericolosissima cosca mafiosa di Pachino.
Ma a che spietato e sporco gioco giocate?
Soprattutto quando Lei, ex senatore Lumia, qualche anno dopo, ha poi chiesto, con una tardiva interrogazione parlamentare, lo scioglimento per mafia del Comune di Pachino. Questa sua tardiva richiesta di scioglimento per mafia di Pachino, Lei l’ha fatta solo quando quel vostro consigliere comunale, Salvatore Spataro, è stato rinviato a giudizio per mafia e, soprattutto dopo che, assieme all’altro suo collega, eletto sempre nelle vostre liste, Massimo Agricola, hanno cambiato casacca, sostenendo in consiglio il sindaco eletto, Renato Bruno; visto che il vostro candidato alla carica di sindaco, Andrea Ferrara, non ce l’aveva fatta, aveva perso al ballottaggio. Tanto un sindaco vale l’altro!
Prima, e cioè quando i due consiglieri comunali Spataro ed Agricola, militavano tra le vostre fila, andavano bene. E dire che già prima di accordarsi con voi, questi vostri ex preziosi amici, sempre politicamente parlando, erano abbastanza conosciuti da più di un ufficio giudiziario ed erano considerati degli incalliti delinquenti e mafiosi.
Forse il sodalizio politico che faceva capo ai vari Crocetta, Lumia, Giuca e Borrometi non aveva avuto modo e tempo di sincerarsi della bontà di questi soggetti.
Se ne sono accorti soltanto qualche anno dopo che la frittata era già stata fatta!
Cari ‘antimafiosi’ Lumia, Crocetta e Giuca, non lo sapevate prima, mi riferisco al 2014, che il vostro consigliere comunale Spataro era culo e camicia col capomafia di Pachino, Salvatore Giuliano?
E poi, cortesemente, ci volete dare qualche spiegazione relativa alle minacce di morte, ad opera sempre del boss Giuliano, nei confronti del vostro amico giornalista, il Cavaliere della Repubblica Paolo Borrometi?
Spiegateci cosa è successo.
Come mai voi eravate legati, sempre politicamente parlando, al consigliere comunale, autista, socio in affari ed uomo di fiducia del capomafia Giuliano, mentre il vostro amico giornalista, ed assurto ad ‘eroe dell’antimafia’, subiva una serie di minacce guarda caso dallo stesso Giuliano?
Più di qualcosa in quest’altra intricata storia che fa il paio con quella dell’altro ‘Cavaliere dell’antimafia’, Giuseppe Antoci, non ci torna…

p.s. Per questa ed altre ragioni che abbiamo tentato di spiegare, anche in altri servizi giornalistici, chiediamo allo storico ed opaco ex senatore ‘antimafia’ Lumia ed al signor Salvatore Calleri di dimettersi dalla Fondazione ‘Caponnetto’, per evitare di continuarla ad utilizzare, assieme a qualche altro soggetto che ben conosciamo, come una sorta di centrale operativa al servizio di dubbie iniziative antimafia che, assai spesso, sembra che siano finalizzate ad ostacolare le attività di indagni di diverse Procure e diversi Tribunali che correttamente stanno accertando numerose scomode verità.

Numerose sono state già infatti le vostre strane e sorprendenti interferenze riguardo al caso Montante od al caso Antoci, od ancora riguardo al caso Borrometi.

Salvatore Petrotto

A seguire il link dell’intervista di Calleri.

Parla il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri: attenti, i pro-mafia stanno vincendo la guerra contro lo Stato.

Parla il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri: attenti, i pro-mafia stanno vincendo la guerra contro lo Stato