INDAGINI SUL GIALLO DELL’AGGRESSIONE AL GIORNALISTA BORROMETI: E’ STATA LA MAFIA O IL GIARDINIERE DI SUO PADRE?

La storia di Paolo Borrometi è davvero sensazionale, assai controversa ed a tratti davvero incredibile e sconvolgente. Laureato in Giurisprudenza, dal primo ottobre 2019 è vicedirettore dell’Agenzia Giornalistica Italia, la seconda agenzia di Stampa italiana, controllata dall’ENI. Il Borrometi aveva iniziato la sua attività giornalistica nel 2010, collaborando con il Giornale di Sicilia, per poi passare alla già citata AGI ed a Tv2000, la Tv del Vaticano, la Tv del Papa per intenderci. A Tv2000 collabora con Vincenzo Morgante, l’ex direttore delle testate giornalistiche regionali della RAI, ma soprattutto uomo di Antonello Montante ed ex collaboratore parlamentare del Presidente della Repubblica Mattarella. Il Morgante è inoltre molto vicino a degli ambienti ecclesiastici che in Italia contano tantissimo, quali l’Opus Dei.

Paolo Borrometi diventa un eroe e quasi martire dell’antimafia grazie, e non solo, a queste ‘entrature’, ed a quelle del padre Antonio, insigne avvocato e politico di razza, con un passato di

ex parlamentare regionale e nazionale, oltre che di fraterno amico del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E fu così che per Paolo la scalata ai vertici di importanti aziende, associazioni e società che si occupano di attività d’informazione e di tanto altro ancora, è stato un gioco da ragazzi. Da semplice direttore della testata giornalistica LaSpia.it, un giornalucolo on line, diventa pubblicista, a gennaio del 2013 e giornalista professionista a gennaio del 2017. Collabora con l’ex senatore Giuseppe Lumia, il senatore Mario Michele Giarrusso, dei 5 Stelle e Salvatore Calleri, ex assessore regionale di Crocetta, dentro la Fondazione ‘Antonino Caponnetto’, con sede a Firenze. Dal 21 dicembre del 2017 diventa anche Presidente

di Articolo21, una prestigiosa associazione di cui fanno parte insigni giornalisti, scrittori, giuristi e registi che promuove, principalmente, la libertà di parola, di stampa e di informazione, difendendo tutti coloro che sono ostacolati nello svolgimento del mestiere o della professione, come dir si voglia, di blogger e/o giornalista. Ma per raggiungere questi prestigiosi traguardi Paolo non si è avvalso, a quanto pare, solo delle importante referenze che gli ha garantito il padre.

Ciò che ci colpisce è la sua fulminea carriera, a partire da quando si è slogato una spalla, esattamente il 16 aprile del 2014 e da quando gli hanno incendiato lo zerbino di casa.

Episodi questi che gli hanno cambiato radicalmente la vita.

E si, perché stando a quanto da lui denunciato in proposito si è trattato di atti compiuti contro di lui da parte della mafia. Non sappiamo perché la mafia avrebbe dovuto avercela con lui, visto che sino a quel momento Paolo era semplicemente un semisconosciuto trentenne di Modica, la cui unica medaglia al merito che poteva vantare allora era quella di avere un assai illustre genitore. Il Borrometi ha denunciato di essere stato allora “aggredito da incappucciati. Aggressione che gli ha provoca una grave menomazione alla mobilità della spalla di cui ancora, a suo dire, soffre maledettamente.

Da agosto 2014, a causa delle continue minacce e dopo l’incendio della porta di casa, vive sotto scorta dei Carabinieri”. Almeno questa è la narrazione dei tragici eventi da lui denunciati e che hanno reso necessario proteggerlo da 6 anni a questa parte assicurandogli, notte e giorno, una scorta armata. Ma, stando alle testimonianze che recentemente abbiamo avuto modo di raccogliere, sembrerebbe che in quel 16 aprile del 2014 il Borrometi, a quanto pare, non è stato aggredito da degli uomini incappucciati, bensì dal giardiniere di suo padre. Anzi, per meglio dire, sarebbe stato il giardiniere di suo padre ad essere stato aggredito dal Borrometi.

Le cose infatti sarebbero andate diversamente.

Sarebbe stato infatti il Borrometi ad aggredire il giardiniere, perché ritenuto responsabile di maltrattamenti nei confronti di un suo cane. Il giardiniere infatti, constatato che il giovane cronista era in preda ad una crisi di nervi e che si stava lasciando andare ad atti di violenza fisica, si sarebbe limitato ad immobilizzarlo, torcendogli il braccio dietro la sua ‘famosa spalla menomata’ di cui lui tanto parla ovunque, nei convegni e nelle interviste che rilascia a piè sospinto, per continuare ad avvalorare quella che presto potrebbe rivelarsi come una delle tante imposture pseudo-antimafiose.

Spalla il cui grado di menomazione non si sa se è del 20 o del 40%, come ha avuto modo di dichiarare, sempre il Borrometi, nel corso di diverse trasmissioni televisive ed in una miriade di organi di informazione sostenendo, tra l’altro, a più non posso, che in quella occasione si era trattato di un’aggressione e di un pestaggio ad opera di una cosca mafiosa.

Su questa controversa aggressione e su altri eventi delittuosi analoghi, denunciati dal Borrometi, presumibilmente per perseguire altre finalità e per accreditarsi quale vittima della mafia, pare che stiano indagando i Carabinieri di Modica che hanno già convocato proprio quel giardiniere che, prima d’ora, sembra che non era stato mai convocato e sentito da nessun organo inquirente.

Ed è stato proprio grazie a quella che finora è stata spacciata come un’aggressione mafiosa e che, tranquillamente, possiamo definire ‘la madre di tutti gli atti intimidatori e delle violenze mafiose’, ovvero quella colluttazione col giardiniere di suo padre, che il Borrometi ha iniziato, in maniera davvero strabiliante, la sua inarrestabile scalata ai vertici del Gotha dei ‘professionisti dell’antimafia’. Tanto per farvi capire di che cosa stiamo parlando e di come si diventa un’intoccabile icona dell’antimafia per ora, in coda a questa nota, ci limitiamo a riportare il lunghissimo elenco di medaglie, onorificenze, premi, cittadinanze onorarie ed incarichi lautamente remunerati, ottenuti dal Borrometi dal 2014 ad oggi; da quando cioè ha subito quella presunta aggressione mafiosa che, probabilmente, è stata invece soltanto una semplice colluttazione con il giardiniere del padre e niente di più.

La storia ci dirà se la sua è vera gloria. Ma soprattutto lo chiariranno le indagini, degli organi

inquirenti e delle competenti Procure della Repubblica che si stanno interessando del caso-Borrometi. Indagini che sono tuttora in corso. Scopriremo se le sue irrefrenabili attività di sistematica denuncia, di sue denunce ne abbiamo contato più di 150, sono frutto di megalomania, o di una Strategia basata sulla provocazione ‘assistita’ da qualche esponente delle Forze dell’Ordine. Strategia tesa a stuzzicare degli elementi malavitosi, al fine di ottenere delle violente reazioni, utili per arrestarli e, contemporaneamente, fare alzare il livello di presunta ‘antimafiosità’ del Borrometi che è così diventato uno strumento, per imbastire delle operazioni contro la mafia che non sempre sono del tutto cristalline.

E la vicenda dello scioglimento per mafia di Scicli, in tal senso è emblematica. E’ stato infatti, come avrebbe detto il telefonista del Commissario Montalbano, il Borrometi di ‘persona personalmente’ a sollecitare quell’ingiusto scioglimento del Comune per mafia, quando in realtà tutto era orchestrato per favorire gli interessi di una vera e propria consorteria. L’obiettivo perseguito, anche da agenti sotto copertura dei servizi segreti deviati, come è noto, era quello di creare una mega discarica per smaltire, tra l’altro, anche gli scarti di lavorazione delle industrie petrolifere di Priolo o di Melilli.

E, siccome l’allora sindaco di Scicli, Francesco Susino, si opponeva, assieme al consiglio comunale e ad alcuni comitati cittadini, alla realizzazione di una mega pattumiera di rifiuti inquinanti e velenosi, con l’avallo del Borrometi ci si spinse persino, oltre che a sciogliere il Comune, anche a processare per mafia l’illibato sindaco Susino. Salvo poi ad assolverlo ed a chiedergli scusa con tanto di definitiva sentenza. E chi si è prestato a sostenere questa terribile impostura? Ma naturalmente il nostro ‘eroe’ dell’antimafia, Paolo Borrometi.

E la vicenda di Pachino, se possibile, è anch’essa paradossale.

Gli amici di Paolo Borrometi, l’ex senatore Giuseppe

Lumia e l’avvocato Giovanni Giuca di Rosolini, che tra l’altro ha difeso parecchi mafiosi presso diverse aule di giustizia e che conosce bene i fatti di mafia della Sicilia orientale, continuano ad accreditarsi come degli integerrimi antimafiosi, malgrado a Pachino, nel 2014, abbiano stretto accordi politici con Salvatore Spataro, oggi sotto processo per mafia. E quel loro punto di riferimento politico di Pachino, Salvatore Spataro, autista e socio d’affari del boss incontrastato di Pachino, lo hanno fatto pure eleggere consigliere comunale, malgrado fosse il trait d’union col capo mafia Salvatore Giuliano. Capomafia assieme al quale sostenevano lo stesso candidato a

sindaco, Andrea Ferrara.

Ne volete di più della combriccola in cui bazzica il Borrometi?

Chissà cosa ci sta dietro, sotto o sopra un personaggio come lui.

Non sappiamo se è giusto ed è normale che anche ad altissimi livelli, il Borrometi, continua a ricevere, non solo dei prestigiosi e ben remunerati incarichi, ma anche delle fondamentali protezioni ed onorificenze, come se si trattasse di una sorta di ‘madonna pellegrina dell’antimafia’.

Sembra l’ultima trovata dei soliti ‘tragediatori’ dell’antimafia ‘parolaia’ e di ‘carta’.

E quando parliamo di incarichi ed onorificenze, non ci riferiamo solo al Colle, al Quirinale, a Mattarella per intenderci: amico del padre di Borrometi e del suo collega giornalista Vincenzo Morgante; che a sua volta era un grande amico di Antonello Montante, l’ex paladino dell’antimafia condannato il 10 maggio del 2019 a 14 anni di reclusione.

Quel Mattarella che ha omaggiato il Borrometi del titolo di Cavaliere della Repubblica.

Di seguito riportiamo il lunghissimo elenco di riconoscimenti nazionali ed internazionali tributati al Borrometi.

Roba da fare invidia anche ai più prestigiosi premi Nobel che conosciamo…

Onorificenze

  • Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Roma, 21 dicembre 2015. Di iniziativa del Presidente della Repubblica
  • Medaglia d’oro di benemerenza della Regione Siciliana. Palermo, 15 maggio 2017. Di iniziativa del Presidente e del Governo della Regione.
  • Pegaso della Regione Toscana. Firenze, 29 settembre 2017.
  • Cittadinanza onoraria, Comune di Alcamo (TP) Regione Sicilia. Alcamo, 11 novembre 2019.

Premi e riconoscimenti

Che ve ne pare?

E’ lui, o non è lui, l’ultimo della serie…