Iniziò tutto con l’omicidio di Michele Reina


Michele Reina, il segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Palermo ucciso il 9 marzo del 1979

Giova, altresì, riportare testualmente le dichiarazioni di altri due esponenti politici palermitani, l’On. Antonino MANNINO, comunista, e l’On. Anselmo GUARRACI, socialista, non senza sottolineare il fatto che esse sono state rese al G.I. nel corso del 1990 e riflettono quindi, come si è già osservato a proposito del Prof. ORLANDO, le considerazioni e le valutazioni suggerite dai molti avvenimenti, spesso drammatici, succedutisi nel corso di quest’ultimo decennio.
Invero l’On. MANNINO dichiarava il 28.6.1990 Fot. 938359, Vol. LXX):
“Ho conosciuto Piersanti MATTARELLA, sempre nella stagione politica di cui ho parlato, ma assai meno di REINA.
Era sicuramente un uomo politico di statura elevatissima, di grosso spessore culturale e profondo conoscitore della “macchina” amministrativa regionale nonché delle pieghe del bilancio della Regione.
Ovviamente, per come è noto, fu un uomo che tentò il massimo del rinnovamento politico in quegli anni e ricordo che, assieme a NICOLETTI e REINA, spingeva affinché il P.C.I. aiutasse la D.C. in quel tentativo di rinnovamento.
Fu sempre oppositore di CIANCIMINO e dei metodi di quest’ultimo.
Lei mi chiede, anche per l’omicidio dell’On. MATTARELLA, se io ho una causale da indicare, basandola su dati concreti, frutto di valutazione personale o di discussione all’interno del P.C.I.
Al riguardo, riferendomi soprattutto ai colloqui con l’On. LA TORRE, posso solo dire che il pericolo costituito dall’On. MATTARELLA consisteva, a giudizio dei suoi avversari, non solo nel fatto che aveva portato avanti significative azioni politico-amministrative di profonda rottura col passato, ma che intendeva persistere su tale strada, anche quando era venuto meno quel quadro politico di “solidarietà autonomistica” che poteva giustificarne l’azione riformatrice.
Intendo dite che a un certo momento l’On. MATTARELLA aveva chiaramente manifestato che la volontà di innovare era frutto di una sua ferma decisione personale.
Quando parlo di avversari dell’On. MATTARELLA, intendo riferirmi a quel groviglio di interessi politico-affaristici, legati a criteri arbitrari e clientelari nella gestione della spesa pubblica e delle attività economiche della Regione.
Non avendo elementi certi su cui basare una mia risposta, mi astengo dall’indicare – in termini soggettivi – le persone che possono avere costituito quel groviglio di interessi di cui ho parlato”.

A sua volta, l’On. Anselmo GUARRACI dichiarava al G.I. in data 28.11.1990 (loc. cit.): “Lei mi chiede se abbia contributi da dare alla ricerca della verità in ordine alle causali degli omicidi REINA e MATTARELLA, sulla base della mia esperienza politica.
Al riguardo, devo dire che vedo inseriti questi due omicidi in una linea criminosa che presenta due costanti e che comprende anche gli assassini di Cesare TERRANOVA, di Gaetano COSTA, di Pio LA TORRE, di Carlo Alberto DALLA CHIESA e di Rocco CHINNICI.
La prima costante è quella ideologica, che si sostanzia nell’apertura concreta o nella appartenenza vera e propria al P.C.I.; la seconda costante è quella di avere colpito o di potere colpire degli interessi.
Circa i due omicidi REINA e MATTARELLA la componente ideologica era ben spiccata.
Ricordo, infatti, che il REINA aveva più volte detto che la fase storica non consentiva più di governare a Palermo “senza o contro il P.C.I.”, il che era una novità di non secondario rilievo.
Il MATTARELLA, dal suo canto, si apprestava – a mio avviso – nonostante il suo governo fosse dimissionario, a posizioni di ulteriore apertura al P.C.I.
Entrambi, attraverso questi tentativi di innovare il sistema politico, avevano finito o potevano finire col colpire – anche inconsciamente – precedenti interessi consolidati, di carattere sia politico sia economico.
Gli altri omicidi da me ricordati, taluni dei quali riguardanti magistrati, potrebbero avere avuto la medesima causale per l’appartenenza dichiarata o presunta delle vittime all’area del P.C.I. e per le posizioni di potere dalle stesse rivestite, che anch’esse minacciavano interessi precostituiti del tipo sopra ricordato”.

In questo senso, assumono ancora maggior significato le dichiarazioni rese a questo Ufficio dall’On. Mario D’ACQUISTO il 14 gennaio 1980 e cioè appena otto giorni dopo l’assassinio del Presidente MATTARELLA (loc. cit.):
“Non posso avanzare alcuna ipotesi particolare o privilegiarne qualcuna, tuttavia, a mio avviso, bisognerebbe riflettere su un eventuale collegamento tra l’omicidio REINA e quello di,Piersanti MATTARELLA dato che entrambi si muovevano su una linea politica molto simile di ‘apertura a forze politiche fuori dall’area di governo e di sinistra; infatti il Dr. REINA nell’ambito del Comune di Palermo aveva inserito i comunisti nella maggioranza con una forma di collaborazione esterna, anche se non inseriti nella Giunta. Evidentemente questo processo politico contrasta con gli interessi di altre forze, ma non fu facile, data la ampiezza delle ipotesi, stabilire se tali forze interessate ad una conservazione della situazione esistente abbiano una precisa matrice politica”.
Queste dichiarazioni dell’On. D’ACQUISTO, sul possibile collegamento tra i due delitti, hanno trovato poi un’eco in quelle dell’On. Antonino MANNINO, il quale, in data 28.6.1990, ha dichiarato al G.I. (loc. cit.): “Lei mi chiede se l’omicidio del REINA fu recepito da me o dal P.C.I. come un segnale diretto ad interrompere questa azione politica di rinnovamento, che aveva visto coinvolto per la prima volta, nella Amministrazione Comunale, seppure in termini di “confronto programmatico”, il P.C.I.
Posso dire di avere discusso di ciò soprattutto con PIO LA TORRE, il quale, quand’era stato componente della commissione antimafia, non aveva mancato di tenermi documentalmente informato delle varie acquisizioni a mano a mano fatte.
Frutto di tale discussione, snodatasi per molto tempo, è stata la definizione di due ipotesi:
a) la prima, secondo cui l’omicidio era finalizzato ad una pressione intimidatoria nei confronti degli esponenti siciliani della corrente di REINA, primo fra tutti l’On. LIMA;
b) la seconda, secondo cui REINA era stato l’agnello sacrificale di un nuovo equilibrio politico e di un accordo da lui vivacemente contrastato, così come appariva chiaro dal suo ruolo di punta nella contestazione di CIANCIMINO, sin dai tempi in cui questo fu sindaco, sia all’interno della D.C. sia in Consiglio Comunale.
Ancora oggi non sono in grado, nonostante l’esperienza personale maturata nella Commissione parlamentare antimafia, di indicare quale delle due tesi sia quella esatta.
Posso dire, però, di essere convinto che il REINA è morto senza sapere – neppure lui – per quale motivo, giacche non era in grado forse, come tanti altri politici, di rendersi conto della chiave di lettura data dalla mafia a certe scelte politiche o politico-affaristiche.
E’ certo, comunque, che l’omicidio REINA è stato il primo della lunga catena di omicidi politici siciliani”.

Fonte mafie blog autore repubblica