Gli “anonimi” firmati dal signor Di Marco

Durante la lunga e complessa istruttoria sono stati oggetto di verifica e di accertamento anche altre ipotesi investigative formulate nelle sedi più diverse o pervenute nei modi più disparati.
Si dà contezza anche di queste indagini, sia perché hanno contribuito ad allungare i tempi sia per le più volte richiamate esigenze di compiutezza di informazione su quanto vi è negli atti processuali.
Così va in primo luogo ricordato (seppure in estrema sintesi) che – specie nel periodo di tempo immediatamente successivo al 6 gennaio 1980 – sono pervenuti all’Autorità giudiziaria, agli uffici di P.G. e ai familiari del Presidente assassinato molti scritti anonimi, in cui venivano formulate accuse specifiche contro singole persone o – più spesso – generiche ipotesi, per spiegare l’origine e le motivazioni del gravissimo delitto.
Tutti questi scritti anonimi, in particolare quelli che erano pervenuti al Presidente MATTARELLA e che sono stati sequestrati presso la Presidenza della Regione dopo la sua morte (cfr. fotogrammi 616145 – 616239 in Vol. V e tutto il Vol. XXIV) sono stati oggetto di indagine da parte degli organi di P.G. e di questo Ufficio, senza tuttavia ricavare da essi alcun elemento utile.
Per gli esiti dei riscontri su di essi, si rimanda – in dettaglio – ai volumi sopra indicati, segnalando che molti scritti riguardavano presunti illeciti, disfunzioni amministrative etc.
Inoltre, a partire dal luglio 1990, sono pervenuti sia alla locale Procura della Repubblica sia a questo Ufficio sia ancora a vari Uffici di P.G. esposti a firma di tale DI MARCO Domenico, già noto per avere intrattenuto – in passato – questo Ufficio sui fatti più vari accaduti in questa città ed in provincia.
Tutte queste missive contenevano notizie, asseritamente da quello apprese da fonti diverse, in ordine a molti dei più gravi delitti commessi in Sicilia negli ultimi 15 anni.
In particolare, per quel che rileva in questa sede, il DI MARCO ha riferito che sia il REINA sia il MATTARELLA sarebbero stati :uccisi per volontà dei corleonesi a seguito di contrasti con CIANCIMINO Vito e che un ruolo non marginale in questa vicenda avrebbe avuto il “tradimento” nei confronti degli stessi MATTARELLA e REINA da parte di Rosario NICOLETTI, il quale avrebbe così ceduto alle pressioni e alle aperte minacce del CIANCIMINO.
Il DI MARCO ha altresì scritto che gli omicidi del Presidente della Regione e del Segretario provinciale della D.C. si ricollegavano, e anzi traevano la prima origine, dalle vicende del Comune di San Giuseppe Jato, dove l’elezione di un sindaco comunista donna – in contrasto con la volontà del “prestigioso” esponente mafioso BRUSCA Calogero – aveva provocato l’ira di quest’ultimo e del di lui nipote (BRUSCA Bernardo):
«che suggerì a Totò RIINA che soltanto scatenando una grossa guerra potevano mettere le mani sul potere e sui Comuni di Palermo e S. Giuseppe Jato.
La guerra consisteva nell’uccidere vari D.C. e P.C.I. senza farlo sapere ai BONTATE e alle famiglie palermitane» (esposto del 22.11.90).
DI MARCO riferiva di avere appreso queste notizie da un suo cugino, BERTINI Domenico (già sottoposto a procedimento penale per spaccio di stupefacenti e altri reati), il quale ne era venuto a conoscenza:
– per la parte riguardante S. Giuseppe Jato, direttamente da Antonio SALAMONE, che sfogava così il rancore contro BRUSCA Bernardo, che lo aveva soppiantato alla guida della “famiglia” mafiosa di quel centro;
– e, per la parte riguardante Palermo, assistendo casualmente ad una violentissima discussione, caratterizzata da uno scambio reciproco di accuse, tra l’on. Rosario NICOLETTI e il dr. Ernesto DI FRESCO, già Presidente dell’Amministrazione Provinciale, e del quale il BERTINI era diventato autista personale dopo che l’uomo politico era stato detenuto per alcuni mesi all’Ucciardone.

Si deve a questo punto senz’altro rilevare che le accuse e in genere le dichiarazioni del DI MARCO appaiono frutto non di conoscenze originali, sia pur provenienti da fonti mediate, ma soltanto di una personale rielaborazione dell’enorme messe di notizie, pubblicate su questi tragici eventi dalla stampa nazionale.
Questo è infatti il convincimento sia del Nucleo Operativo dei Carabinieri sia della Squadra Mobile, e cioè degli organi di p.g., cui sono state delegate le indagini. sulle missive del DI MARCO.
Inoltre, la Squadra Mobile ha anche proceduto, su delega del P.M., ad assumere a sommarie informazioni sia il DI FRESCO che il BERTINI Domenico, il quale ha definito il DI MARCO, suo cugino acquisito, “un ragazzo alquanto disadattato”, affermando di averlo visto per l’ultima volta nel 1984 e di non avergli mai parlato degli omicidi REINA e MATTARELLA.
Il BERTINI ha altresì aggiunto di non avere mai conosciuto l’on. NICOLETTI, e di non avere mai lavorato alle dipendenze del DI FRESCO.
Questi, a sua volta, pure assunto a sommarie informazioni, confermato di non avere mai avuto al suo servizio, quale autista, il BERTINI.
Quanto, poi, al fatto che un esponente di “Cosa Nostra” del calibro di SALAMONE Antonio abbia potuto riferire notizie così gravi a un giovane appena conosciuto, come poteva essere il BERTINI, solo per sfogare il suo rancore nei confronti di BRUSCA Bernardo, appare assolutamente inverosimile, così come sembra ben strano – più in generale – che una persona come il DI MARCO, estraneo all’organizzazione criminale, possa venire in continuazione a conoscenza di notizie e particolari su molti dei più gravi delitti di “Cosa Nostra”.
Né si deve trascurare, da ultimo, che l’ipotesi prospettata in precedenza in ordine al fatto che il DE MARCO attinga le sue conoscenze dalle notizie di stampa, trova una ulteriore conferma nella considerazione che il DI MARCO (il quale già da alcuni anni – come si è detto – presenta periodicamente esposti e denunzie su molti dei delitti avvenuti in Sicilia), ha riferito le sue «informazioni» sull’ipotizzato ruolo dell’on. NICOLETTI nelle vicende che portarono all’omicidio di Michele REINA e di Piersanti MATTARELLA solo nel luglio 1990, e cioè dopo che tutta la stampa nazionale aveva riferito notizie ed ipotesi di analogo tenore a proposito delle dichiarazioni di Francesco MARINO MANNOIA.
Vi è, infine, da aggiungere che il Giudice per le indagini preliminari di questo Tribunale ha, in data 14.1.1991, su conforme richiesta del P.M., archiviato il procedimento di indagini preliminari relative alle dichiarazioni del DI MARCO in ordine al sequestro di Graziella MANDALA’.

 

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