La vedova e il riconoscimento fotografico

Oltre che elemento probatorio “ex se”, un ulteriore riscontro della veridicità delle notizie riferite da Cristiano FIORAVANTI è costituito dalle ricognizioni personali e dalle deposizioni della moglie della vittima.
In particolare, in occasione di una prima ricognizione fotografica (compiuta il 19.3.1984: Fott. 617383 – 617386 Vol. IX), Irma CHIAZZESE MATTARELLA ebbe a dichiarare:
” … Debbo comunque dire che ho provato una forte sensazione nel vedere le fotografie di Giusva FIORAVANTI.
Lo stesso FIORAVANTI è quello, che più corrisponde all’assassino che ho descritto nell’immediatezza dei fatti.
Sempre a proposito del FIORAVANTI voglio aggiungere che la nostra collaboratrice domestica, Giovanna SALETTA, ora coniugata SAMPINO, mi riferì di avere assistito all’assassinio di mio marito, essendo lei affacciata ad una finestra di casa nostra.
Quando le mostrai, peraltro in modo quasi incidentale e senza voler dare peso alla cosa, una fotografia del suddetto Giusva FIORAVANTI, fotografia pubblicata sui giornali, la ragazza ebbe quasi una crisi ed affermò che per lei non c’erano dubbi che l’uomo ritratto fosse l’assassino di mio marito.
La ragazza fra l’altro ignorava che il FIORAVANTI fosse ritenuto implicato nell’omicidio.
Quando vide la foto essa non era più al nostro servizio.
La mia impressione fu che trattavasi di una manifestazione assolutamente sincera”.
La dichiarazione di Irma MATTARELLA, provoca, pochi giorni dopo (26.3.1984) l’audizione di SAMPINO Giovanna:
“Non sono mai stata sentita né dagli organi di polizia, né dalla Autorità Giudiziaria.
Ho prestato servizio, quale collaboratrice domestica, presso la famiglia MATTARELLA, per circa 12 anni.
Il giorno in cui il Presidente MATTARELLA venne assassinato, io mi trovavo nella sua abitazione, e quando udii il primo colpo ebbi l’impressione che si trattasse di un rumore proveniente dal tubo di scarico di un’automobile.
Quando, immediatamente dopo, udii un secondo colpo, ebbi la sensazione che qualcosa di grave fosse avvenuto al Presidente MATTARELLA.
Mi affacciai subito alla finestra del salotto, che si affaccia sulla via Libertà, e vidi un ragazzo, vestito con un giubbotto chiaro, più esattamente azzurro, e con un piccolo cappellino sulla nuca.
Il ragazzo era vicinissimo al lato guida dell’autovettura del Presidente MATTARELLA, e lo vidi sparare.
Lo vidi in faccia mentre sparava, e rimasi impressionata dal fatto che fosse assolutamente tranquillo, come se stesse bevendo un bicchiere d’acqua.
Corsi subito per telefonare, ma non ci riuscii per l’emozione, e mi affacciai nuovamente alla finestra.
Vidi che il ragazzo stava sparando un colpo dal lato destro dell’autovettura: si trovava grosso modo al centro dell’autovettura stessa.
Ebbi quindi modo di ben vederlo in viso.
A questo punto vengono mostrate alla signora SAMPINO le fotografie segnaletiche di FIORAVANTI Valerio e FIORAVANTI Cristiano.
Risponde: Posso escludere che il giovane rappresentato nella fotografia con l’indicazione “FIORAVANTI Valerio” sia il giovane che ho visto sparare.
Sono invece certa che il giovane, ritratto nella fotografia con l’indicazione “FIORAVANTI Cristiano” sia il giovane che ho visto sparare.
Dopo avere terminato di sparare, prima di salire su un’autovettura – forse una 127 o una 126, comunque di colore bianco – alzò la testa.
Prese posto sul sedile “lato passeggero”.
Scesi subito per strada.
La prima persona che vidi fu un fotografo, alto, magro e con il “codino”.
Ne ricordo bene il viso.
Faccio ancora presente che l’assassino indossava un paio di jeans”.
Invitata, a distanza di tempo (5.7:1985: Fott. 618005 – 618006 Vol. XII), a procedere a formali ricognizioni di persona, la SAMPINO non riconoscerà né Cristiano né Valerio FIORAVANTI.
Il comportamento processuale della SAMPINO, apparentemente contraddittorio, può trovare spiegazione:
1) nella notevolissima somiglianza (agevolmente rilevabile da chiunque li abbia conosciuti anche soltanto per motivi di ufficio) tra Cristiano e Valerio FIORAVANTI;
2) nella ben comprensibile difficoltà psicologica incontrata dalla teste nell’assumersi, oltretutto a distanza di oltre cinque anni dal fatto, la responsabilità di una ricognizione formale.

D’altra parte, il ben maggiore valore probatorio della originaria reazione della SAMPINO è evidenziato in una successiva deposizione della vedova MATTARELLA (8.7.1986, Fot. 646416 Vol. XXIII):
“… Sono a conoscenza che SAMPINO Giovanna non ha riconosciuto Valerio FIORAVANTI.
Non so dire se potrei riconoscerlo io ma è certo che essa quando vide in fotografia il FIORAVANTI, sulla “Stampa” di Torino ed in mia presenza, ebbe un sussulto e scoppiò in un pianto dirotto.
La SAMPINO era particolarmente legata a mio marito come del resto la famiglia tutta ed è stata l’unica a soccorrerci nell’immediatezza dell’omicidio.
Spontaneamente soggiunge: a questo punto mi sembra di ricordare che la foto del FIORAVANTI vista dalla SAMPINO, fosse stata pubblicata sul “Corriere della Sera” e non sulla “Stampa””.
In sede di ricognizione formale (compiuta il 25.9.1986) Irma CHIAZZESE MATTARELLA dichiara (Fot. 665565 Vol. XXIII):
“Riconosco con certezza nell’individuo posto alla mia sinistra quel FIORAVANTI Valerio la cui fotografia ho visto più volte sui giornali.
Ritengo probabile, sulla base dei ricordi che ho dell’assassino di mio marito, che si tratti proprio di lui.
In particolare, l’altezza coincide e lo stesso dicasi per quanto si riferisce alla fisionomia.
Ritengo, comunque, che non avrei potuto dare un avessi effettuato la ricognizione personale nella immediatezza del fatto.
In sostanza, quando dico che è probabile che nel FIORAVANTI si identifichi l’assassino ho inteso dire che è più che possibile che lo stesso sia autore dell’omicidio ma che non sono in grado di formulare un giudizio di certezza.
Si dà atto che la teste ha reso questa dichiarazione dopo avere a lungo (per diversi secondi) esaminato i tre soggetti attraverso uno specchio a piani paralleli in modo, cioè, da non essere vista dai predetti”.
Quest’ultima dichiarazione espressa in termini di forte probabilità, che testimonia peraltro l’altissimo senso di responsabilità della Sig.ra MATTARELLA, acquisisce il crisma della definitiva certezza alla luce della dettagliata deposizione (al G.I. di Palermo in data 8.7.1986: Fott. 646412 – 646416 Vol. XXIII), nel corso della quale la stessa aveva così dichiarato:
“Confermo, previa lettura avutane, le dichiarazioni da me rese al P.M. di Palermo ed al G.I. di Palermo….
Debbo effettuare però le seguenti precisazioni in ordine alle modalità dell’assassinio di mio marito che a suo tempo non riferii compiutamente, essendo stata interrogata nella immediatezza dell’assassinio ed essendo, quindi, ancora sconvolta per quanto era accaduto.
Il giovane che poi uccise mio marito io lo vidi, ancor prima che sparasse, quando scesi da casa per prendere posto nell’autovettura, posta a circa 15 metri.
Il luogo dove dovevo recarmi era lo scivolo posto davanti all’autorimessa dove mio marito custodiva l’autovettura.
Detto scivolo dista dal portone di ingresso di casa mia circa una ventina di metri e, per arrivarvi, bisogna percorrere il marciapiedi di via Libertà antistante al Bar “Astoria”.
Nell’uscire dal portone e giunta sul marciapiedi mi vidi tagliare la strada da un giovane di statura leggermente inferiore alla media o addirittura di statura media che indossava un kawai azzurro con cappuccio in testa; infatti
piovigginava. Il giovane percorse davanti a me alcuni metri e potei notare che procedeva con passo elastico ed ondeggiando leggermente le spalle; in sostanza mi diede l’impressione di un’andatura ballonzolante…
Come dissi a suo tempo, trattasi di un giovane di circa 22, 23 anni dal comportamento glaciale e dal viso piuttosto rotondo e dalla carnagione chiara.
Mi colpì, di questo viso, in particolare, il contrasto fra i lineamenti del volto, gentili, e lo sguardo spietato. Gli occhi, in particolare, avevano una particolarità che non so come esprimere ma che mi sembra possa riassumersi nel fatto che, forse, erano piccoli e, o troppo ravvicinati o troppo distanti tra di loro.
I capelli erano castano chiari quasi sul biondo, molto lisci e con ciuffo sul lato destro… come ho già detto altre volte sono rimasta particolarmente colpita dai dati somatici dell’assassino da me testé indicati.
Tuttavia né adesso né credo prima sono sicura di essere in grado di riconoscerlo.
L’evento è stato tanto traumatico che non posso dire se, ora come allora, anche se mi venisse mostrato il vero assassino, potrei riconoscerlo”.
Tale fondamentale deposizione acquista decisiva valenza probatoria alla luce delle successive dichiarazioni (rese al G.I. di Palermo 1’11.7.1986, Fott. 646697-646701 Vol. XXIII) di SODERINI Stefano:
“La S.V. mi dà lettura delle modalità dell’assassinio dell’On. MATTARELLA, riferite alla vedova, Irma CHIAZZESE. Al riguardo posso dire soltanto che, in effetti, la descrizione del killer riferita dalla vedova MATTARELLA, si attaglia a Valerio FIORAVANTI.
Quest’ultimo, inoltre, ha un’andatura ballonzolante e muove le spalle, anche se non marcatamente.
In sostanza, si muove in maniera abbastanza singolare, tanto che veniva soprannominato, soprattutto negli ultimi tempi, “l’orso”, per questo motivo (il FIORAVANTI confermerà questo appellativo, anche se ancorato al suo carattere: N.D.R.).
Il FIORAVANTI si muoveva così in ogni circostanza; anche quando era “in azione”.
Anzi, questo suo modo di comportarsi, quasi giocherellone, spiazzava le persone contro cui agiva che non si accorgevano delle sue reali intenzioni se non quando era troppo tardi”..
Rimane, infine, da porre in evidenza che, nel contesto dello stesso interrogatorio, il SODERINI ha fornito alla tesi accusatoria un ulteriore oggettivo riscontro allorché ha dichiarato:
“So per certo che, fin quando il CAVALLINI non ha procurato il macchinario per fabbricare targhe di autovetture false, il FIORAVANTI mi diceva che, per alterare le targhe delle vetture, era solito usare più targhe che tagliava per ricostruirne un’altra con i numeri, conseguentemente, “modificati”.
Ebbene, proprio tale tecnica è stata adoperata per la alterazione della targa dell’autovettura Fiat 127 usata dagli assassini dell’On. MATTARELLA.
Come si legge nel rapporto preliminare della Squadra Mobile e dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Palermo del 9.2.1980 (Fot. 615078 Vol. II), la targa della detta Fiat 127:
“Era stata parzialmente manomessa mediante l’applicazione dello spezzone di un’altra targa, talché si leggeva PA 546623, invece dell’originale PA 536623.
Lo spezzone di targa usato appartiene… alla targa 540916, asportata la notte del 6 gennaio in via delle Croci”.

Fonte mafie blog autore repubblica