“Si purtaru un cinisi”, è nato così il tam tam che ha tenuto in ansia Palermo

“Si purtaru un cinisi”. È nato così il tam tam che ha tenuto con il fiato sospeso Palermo per alcune lunghe ore.

L’arrivo dei medici e infermieri scafandrati con tute, mascherine e guanti ha dato una scossa ad un sonnolente corso Vittorio Emanuele ieri mattina.

I medici del 118 arrivati davanti all’albergo hanno destato sospetto nonostante avessero cercato di agire senza dare nell’occhio, ma quelle figure vestite di bianco hanno attirato subito l’attenzione e la curiosità di, commercianti, passanti e turisti.

Un signore anziano seduto stancamente davanti alla sedia di un bar non appena ha visto l’arrivo dei sanitari si è alzato e ha cercato subito di avere notizie. “Semu cunsumati”, il suo primo commento quando ha compreso cosa stava succedendo.

Le nuove news sono arrivate poco dopo. “Si stannu purtannu un cinisi”, urla un ragazzino che lavora presso un locale che vende panini poco distante dall’albergo. “Ora ni vieni pure a nuatri u coranovirus. Aieri si accattò ca i panini”.

Un terrore ingiustificato  che ha fatto il giro della città in pochi minuti. Numerosi i messaggi arrivati che segnalavano la presenza di quella ambulanza anomala davanti all’albergo.

Qui i dipendenti della struttura alberghiera hanno trascorso una intera giornata a cacciare tutti i cronisti che sono andati a chiedere informazioni sul turista di circa 30 anni arrivato a Palermo da Shangai. “Chiamiamo i carabinieri. Dovete uscire. Questa è proprietà privata”. Anche loro terrorizzati per quanto poteva succedere se fosse venuta fuori la notizia.

 

Ma l’intervento dei sanitari del 118 era stato effettuato davanti a tante persone e dunque era già pubblico.

Vicino all’albergo c’è un tabacchi. C’è preoccupazione. “C’è un’emergenza planetaria – dice la proprietaria – è giusta tutta questa precauzione”.

Poco dopo esce anche un dipendente dell’albergo che urla contro i giornalisti. “Basta andate a lavorare. Creare tutta questa psicosi è del tutto inutile. Basta”.

Nessuna psicosi, solo il lavoro del cronista che cerca di capire cosa sia successo.  Verificare le notizie arrivate in redazione è l’unico modo di lavorare.

Dall’altro lato bisogna dare subito le notizie senza nasconderle. Questo è fondamentale per evitare proprio che si diffondano psicosi davanti ad un’epidemia che sta tenendo in apprensione il mondo.

Speriamo che questo primo caso in città insegni qualcosa per non ripetere gli errori di ieri.

 

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