La prova dei “due pezzi di targa”

Nell’elenco degli oggetti sequestrati in via Monte Asolone, i reperti su cui ora dobbiamo soffermarci compaiono al n.42: «Due pezzi di targa di cui uno comprendente la sigla PA e uno contenente la sigla PA e il numero 563091». Va inoltre osservato che poco più sotto, al n.46, risulta repertata anche «Una confezione di pasta per modellare di marca “DAS”».
La scarsa accuratezza con cui è stato redatto il verbale di sequestro fa sì che la descrizione dei due reperti indicati al n. 42 risulti piuttosto sibillina: si parla di «due pezzi di targa».
Ma mentre il primo –costituito solo dalla sigla PA –è indubbiamente un pezzodi targa, il secondo reperto sembrerebbe avere l’aspetto di una targa intera, dato che il verbale dice che contiene la sigla di Palermo più le sei cifre che contrassegnavano, negli anni Settanta e nei primissimi anni Ottanta, le targhe automobilistiche (intere) del capoluogo siciliano.
D’altra parte, l’ipotesi che il secondo reperto fosse in realtà una targa autentica e intatta, appartenente a un veicolo realmente e regolarmente targato PA-563091, è inconciliabile con l’espressione «pezzo ditarga» con cui il verbalizzante vi si riferisce. È quindi maggiormente plausibile l’ipotesi che il poco accorto verbalizzante abbia inteso designare con quell’espressione imprecisa una targa (evidentemente falsa) costruita assemblando tra loro «pezzi» di targhe diverse.
Più precisamente, dato che i pezzi di targa residuati dopo il camuffamento operato sulla Fiat 127 del delitto Mattarella erano PA, 53 e 0916, l’ipotesi concreta è quella di una targa fasulla, costruita utilizzando proprio quei pezzi: precisamente, ritagliando la cifra 6 finale e inserendola tra la cifra 5 e la cifra 3.Il «dilemma» si sarebbe potuto risolvere molto agevolmente, fin dal settembre 1989, se solo l’ufficio istruzione di Palermo avesse seguito il suggerimento contenuto nella Relazione D’Ambrosio («Va pertanto sottoposto ad accurato accertamento quanto rinvenuto») e avesse richiamato ed esaminato con attenzione il secondo reperto del corpo di reato n. 42 di via Monte Asolone.
In questo modo gli inquirenti avrebbero accertato senza margini di dubbio se il reperto in questione fosse una targa palermitana autentica (quindi irrilevante ai fini dell’inchiesta in corso e approdata chissà come nel covo Nar di Torino), oppure se si trattasse –ipotesi ben più probabile –di una targa falsa assemblata nel modo anzidetto (per i Nar piuttosto usuale) con i pezzi residuati dal camuffamento operato sulla Fiat 127 dell’omicidio. Se fosse stata constatata la fondatezza di questa seconda ipotesi, sarebbe stato inevitabile domandarsi come mai i residui del noto camuffamento di targa dell’omicidio Mattarella fossero finiti proprio in quel covo dei Nar e di Terza posizione, gestito da un esponente non secondario –quale era Zani –proprio del gruppo Fioravanti-Cavallini-Soderini. Questa circostanza avrebbe costituito un ulteriore importante elemento di prova a carico di Fioravanti e Cavallini quali autori materiali di quell’omicidio.
Ma c’è di più. Una volta che quel reperto si fosse rivelato una targa assemblata, sarebbe stato opportuno sottoporla a un accertamento tecnico per verificare se, nella sua parte sottostante, ci fossero tracce di componenti di quella «pasta per modellare di marca “DAS”», una confezione della quale è stata pure trovata nell’appartamento di via Monte Asolone (reperto n. 46).
Quel tipo di materiale poteva servire egregiamente a tenere uniti i diversi pezzi di targa durante le operazioni di assemblaggio onde far sì che, a lavoro ultimato, il tutto si presentasse come un pezzo unico ben mimetizzato.Invece nulla di tutto ciò èmai stato fatto.
Quando la Relazione D’Ambrosio giunse, dall’ufficio dell’alto commissario antimafia, sulla scrivania del consigliere istruttore di Palermo Antonino Meli, nel settembre del 1989, il poolantimafia era già stato smantellato da tempo, Giovanni Falcone –ormai emarginato dalla nuova dirigenza –si era appena trasferito alla Procura della Repubblica come procuratore aggiunto (sarà emarginato anche lì) e Paolo Borsellino era a Marsala.
Non è dato sapere se Antonino Meli abbia letto la Relazione, ma è certo che l’unica iniziativa che prese fu quella di rinviare il documento al mittente per un presunto vizio di forma: mancava la firma dell’alto commissario Domenico Sica24.
Non sappiamo quando la Relazione fu ritrasmessa a Palermo. Essa è comunque citata –con riferimento solo ad aspetti marginali –sia nella requisitoria finale del procedimento riguardante l’omicidio Mattarella (firmata dai pubblici ministeri il 9marzo del 1991) sia nella successiva sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio emessa dal giudice istruttore il 9 giugno 1991.
Ma la parte determinante della Relazione, quella relativa alla necessità di disporre accertamenti sui «pezzi di targa» di via Monte Asolone, è stata totalmente ignorata.
Che ne è oggi dei reperti di via Monte Asolone? Sequestrati il 26 ottobre del 1982, sono rimasti a Torino custoditi per qualche mese presso quel nucleo operativo dei carabinieri, dopo di che sono stati trasmessi a Roma e sono approdati al locale ufficio corpi di reato nel giugno 1983 per essere unitial processo dei Nar lì pendente a carico di Pasquale Belsito e altri25. Chi scrive ha tentato di rintracciarli ed esaminarli, ma ha trovato solo il verbale di distruzione dell’ufficio corpi di reato del Tribunale di Roma, il quale attesta che, dopo vent’anni dalla presa in consegna, i reperti di via Monte Asolone sono stati ritualmente distrutti. Precisamente il 15 giugno del 2004 (corpo di reato n. 110116 comprendente «due pezzi di targa»).La conseguenza è che, per quanto riguarda la soluzione del «dilemma» di cui sopra, a noi non resta che accontentarci di una ricostruzione in via di logica probabilistica.
Ricostruzione, del resto, che può rivestire solo un interesse meramente storico, datoche Fioravanti e Cavallini sono stati ormai assolti con sentenza definitiva dall’accusa di concorso nell’omicidio Mattarella e, per il principio costituzionale del ne bis in idem, non possono comunque essere processati una seconda volta per il medesimo reato.Va anche detto che il suddetto «dilemma» non è privo di una sua ragion d’essere.
Infatti, chi scrive ha consultato il pubblico registro automobilistico e ha rilevato che l’auto regolarmente targata PA-563091 (che ovviamente esisteva ed era una Renault) era stata immatricolata a Palermo il 3 marzo 1980 con quel numero di targa, ma era stata poi ritargata, sempre a Palermo, in data 28 aprile 1982, perché la targa PA-563091 era stata denunciata come «smarrita» (ironia della sorte!) in quella data.
Ragion per cui, teoricamente, ci sarebbe una sia pur remota possibilità che quella targa smarrita pur contenendo le medesime cifre dei residui del noto camuffamento, sia misteriosamente finita proprio nel covo Nar di Torino e sia stata –altrettanto misteriosamente –definita «pezzo di targa» dal verbalizzante di via Monte Asolone.
Tuttavia, il fatto che la targa autentica PA-563091 sia stata smarrita a Palermo, in una situazione che non ha relazione alcuna con l’ambiente dei Nar, rende estremamente improbabile che essa sia andata a finire a più di millecinquecento chilometri di distanza, proprio in quel covo Nar di Torino.
Mentre è ben più probabile –tanto più tenendo conto dei rapporti esistenti tra il Nar Zani del covo di Torino e i Nar Fioravanti e Cavallini presenti a Palermo nei giorni intorno all’Epifania del 1980 –che il reperto 563091-PA di via Monte Asolone fosse una targa fasulla, assemblata con i residui del camuffamento di targa del caso Mattarella.
Abbiamo interpellato un autorevole matematico, il professor Marco Abate dell’università di Pisa, circa la possibilità di eseguire scientificamente questo calcolo probabilistico. La risposta è stata che un simile calcolo matematico non è scientificamente possibile se non tenendo conto di fattori effettivamente riconducibili a dati numerici. È però possibile –e può fornire un risultato comunque interessante che può dare un’idea di massima –un calcolo desumibile dai dati relativi al numero dei veicoli immatricolati mese permese nel capoluogo siciliano.
Il risultato è, all’incirca, una probabilità su millequattrocento. In nota si possono trovare i singoli passaggi del calcolo matematico26.La nostra conclusione ha trovato una conferma concreta quando siamo riusciti a entrarein possesso di una copia del rapporto di polizia giudiziaria del 9 febbraio 1980 relativo all’omicidio Mattarella.
Sono infatti allegate al rapporto le fotografie delle false targhe montate sulla Fiat 127 (figura 3 e figura 4) nonché le fotografie degli spezzoni di targa –ripresi fronte e retro dopo la rimozione –con cui gli assassini avevano composto la falsa targa montata su quella vettura (figura 5 e figura 6)27. Nella facciata retrostante degli spezzoni (figura 6) è evidente la presenza di una materiabianca, che ben potrebbe essere proprio il Das impiegato per tenere uniti i pezzi. Inoltre appare evidente, dalle due fotografie, che lo scopo reale del nastro adesivo nero era solo quello di mascherare le cesure tra i singoli pezzi per evitare che si intravedesse il colore bianco della materia sottostante (figura 5).I
nformato delle circostanze illustrate in questo scritto, il procuratore nazionale. In particolare, al professor Marco Abate, ordinario di Geometria presso il dipartimento di Matematica dell’università di Pisa, è stato domandato se fosse possibile calcolare scientificamente le probabilità che il reperto torinese 563091-PA, sequestrato a Torino il 26 ottobre del 1982, fosse la targa autentica smarrita a Palermo in data anteriore e prossima al 28 aprile del 1982, a fronte delle probabilità che esso fosse invece una targa falsa assemblata con i pezzi residuati dal camuffamento operato a Palermo, ai primi di gennaio del 1980, dagli autori dell’omicidio Mattarella.
La risposta è stata che un simile calcolo matematico non è possibile, dato che la soluzione al quesito dipende da troppi fattori non riconducibili a dati numerici (il luogo e il tempo dello smarrimento della targa, il luogo e il tempo del suo ipoteticoritrovamento, la distanza tra le due località, il rapporto esistente o non esistente tra chi ha operato nel luogo dello smarrimento e chi ha operato nel luogo dell’ipoteticoritrovamento e altri possibili fattori rilevanti).
L’unico calcolo possibile (interessante, ancorché insufficiente per risolvere il quesito in argomento) è quello che si può desumere dai dati, ricavabili dal sito www.targheitaliane.com, relativi al numero dei veicoli immatricolati mese per mese nelle singole province d’Italia. Riportiamo qui di seguito il calcolo in argomento, che è una stima della probabilità astratta che il numero di una targa presa a caso a Palermosia ottenibile come permutazione delle cifre presenti nei pezzi avanzati dalle targhe per l’omicidio Mattarella. Supponiamo che a ottobre 1982, nella provincia di Palermo, circolino solo auto immatricolate dal settembre 1967, corrispondente alla targa PA-200000, sino al 22 settembre 1982, corrispondente alla targa PA-665680: sono 465.680. Invece, i numeri di targhe che si possono comporre usando i pezzi avanzati, e che possono corrispondere ad auto in circolazione nella provincia di Palermo secondo l’assunzione precedente, sono 336. Infatti, devono cominciare con 3, 5 o 6; non possono cominciare con 2 o 4 perché queste cifre non sono presenti nei pezzi di targa, e non possono cominciare con 0, 1 o 9 perché targhe inizianti con 9 non c’erano e targhe inizianti con 0 o 1 sono precedenti al settembre 1967.
Inoltre, combinazioni che cominciano con 6 sono accettabili solo se precedenti alla targa PA-665680. Quindi la probabilità che una targa presa a caso nella provincia di Palermo a settembre 1982 sia ottenibile anche ricomponendo i pezzi di targa relativi al caso Mattarella è circa 336/465680 (pari a circa lo 0,07%). Vale a dire, all’incirca, una probabilità su millequattrocento.
Franco Roberti, il 30 agosto del 2017 ha trasmesso al procuratore dellaRepubblica di Palermo un «atto d’impulso», come previsto dall’articolo 371-bis del Codice di procedura penale, con richiesta di riaprire le indagini preliminari sull’omicidio Mattarella e di accertare se gli spezzoni della falsa targa PA-546623, montata sull’autovettura Fiat 127 utilizzata per quell’omicidio, presentino tracce della pasta per modellare marca Das.
Il 4 gennaio 2018 la Procura della Repubblica di Palermo ha riaperto il caso. Al momento in cui questo libro va in stampa non è dato sapere se l’atto d’impulso della Procura nazionale abbia avuto qualche effetto.

 

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