IL CASO ANTOCI, LE IENE E LA LORO IMPOSTURA MEDIATICA CONTRO FAVA
Ancora una volta basta dire delle mezze verità, omettere determinati e determinanti passaggi investigativi, spostare a livello temporale delle dichiarazioni, non parlare di due poliziotti morti, di morte naturale, nell’arco di ventiquattr’ore, uno dei quali era di scorta quando hanno sparato ad Antoci sui Nebrodi, l’altro lavorava nello stesso commissariato di San’Agata di Militello. Poi basta non fare riferimento agli accertamenti balistici sull’attentato e, soprattutto, basta dimenticarsi di dire che, per due anni, i Reparti Operativi Speciali dei Carabinieri non hanno accertato, nella maniera più assoluta, che ad Antoci gli hanno sparato dei mafiosi. E dire che i ROS dei Carabinieri hanno messo sotto sopra l’intera area del Messinese, dove è successo il tragico ‘fattaccio’, con migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed una miriade di perquisizioni ed interrogatori.
Poi basta proporre una suggestiva intercettazione e mettere in relazione la mafia dei pascoli con l’attentato ad Antoci.
Ed ancora, come sostiene Debora Borgese, cosa hanno fatto di più le Iene ed il supereroe di giornata che ha confezionato il tutto, ossia il giornalista Gaetano Pecoraro?
Ha dimenticato, ad esempio, di riportare qualche fondamentale passaggio della relazione della Commissione Regionale Antimafia, in cui si fa cenno alle strane contraddizioni di un sindaco e si fa cenno, soprattutto, al senatore Beppe Lumia, che con Antoci aveva molta familiarità. Lumia con Antoci, giova ricordarlo, aveva la stessa familiarità che aveva con Antonello Montante, il quale, disgraziatamente per lui e per tutti, è risultato essere un falso professionista dell’antimafia, uno spione ed un corruttore di professione, tanto da essere condannato a 14 anni di reclusione.
Ma andiamo alla ricostruzione della giornalista Borgese, relativa ad uno dei tanti passaggi della relazione dell’Antimafia regionale presieduta da Fava, di cui non ha parlato, ovviamente, il fazioso, ‘partigiano’, rancoroso ed arrabbiato (chissà perché?) giornalista delle Iene, Gaetano Pecoraro…
#Antimafia – Caso Antoci
Gaetano Pecoraro de Le Iene è laureato in Storia Contemporanea, disciplina che ho sempre amato per la sua stretta relazione con il giornalismo.
Ebbene, dal servizio andato in onda stasera, mi sorge un dubbio: il conduttore ha letto e studiato la relazione della commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava?
Io penso di no perché c’è un passaggio, a mio avviso nevralgico, che spiega realmente tutta la vicenda, senza necessariamente essere degli Sherlock Holmes.
Il passaggio in questione si trova tra la pagina 38 e 39 della relazione. Per facilitarvi il lavoro, ve la riporto para para qui.
«L’interesse investigativo su Calì – cfr. p. 32 della richiesta di archiviazione, Proc. Penale n. 5112/16 R.G.N.R. – era derivato dal fatto che, alcuni giorni dopo l’agguato ad Antoci, su testate giornalistiche on line erano apparse alcune dichiarazioni di costui, concernenti proprio l’attentato in parola, nelle quali il sindaco di Cesarò attribuiva la paternità dell’agguato “alla delinquenza locale e non alla mafia vera e propria” in quanto, a suo dire, nel territorio del Comune di Cesarò “…non c’è tutto quell’interesse che potrebbe far gola alla mafia, alla delinquenza, di migliorarsi di incrementarsi. Io non lo vedo affatto…”».
La richiesta di archiviazione della D.D.A messinese non dà particolare risalto, però, al fatto che due giorni dopo, il 20 maggio 2016 il Calì abbia smentito se stesso con un’altra dichiarazione:
“Ieri, per mero errore, per il forte zelo di difendere tutti i cesaresi laboriosi mi sono scordato il vile gesto che hanno fatto al Presidente Antoci e condanno fermamente il gesto allo stato mafioso così come è stato fatto, e ringrazio il presidente per il lavoro che sta effettuando qui sui Nebrodi e la collaborazione fattiva che sto avendo dal momento in cui ho avuto il piacere di conoscere il senatore Lumia, che lavorando assieme realmente mi ha dato dimostrazione e stanno dando dimostrazione vera, concreta e reale a voler pulire una volta per tutte quello che sono i Nebrodi. Grazie e mi scuso per la dichiarazione”.
Sulle ragioni della sua prima esternazione e sul successivo dietrofront, il sindaco Calì ha così risposto nel corso della sua audizione:
CALÌ: Dopo questa dichiarazione, è successo un pandemonio. È successo di tutto e di più e di telefonate ne sono arrivate da tutte le parti…
FAVA: Da chi le sono arrivate le telefonate e che cosa le è stato detto?
CALÌ: Il primo dal Presidente Antoci, dice: “sindaco ma ti stai rendendo conto che ho avuto un attentato?”. “Presidente ho sbagliato. Lo sai come sono io. Sono stato anche un pochettino cassariato, mi sono visto preso…” “Dobbiamo smentire”. “Dimmi come devo fare e la smentiamo”…
FAVA: E oltre Antoci, chi altro l’ha chiamata?
CALÌ: Ha chiamato il senatore Lumia.
FAVA: Per dirle?
CALÌ: Dice: “Ma che stai dicendo? L’attentato c’è stato… Devi dire che c’è la mafia”.
Ha ragione Claudio Fava: i documenti leggeteli tutti e bene.
Per approfondimento –> http://bit.ly/38NWH7h