Ncoronata, uccisa dal “caporalato”

Donna ed è madre di due figli, proviene da Carapelle (Foggia); è morta a causa di un incidente il 24 aprile 1998. Incoronata viaggiava a bordo di un furgone con circa altre 17 donne. Tutte venivano sfruttate per raccogliere pomodori nei campi. Incoronata è una delle tante vittime di caporalato. Ho deciso di ricordarla descrivendo i suoi ultimi momenti nel furgone, raccontando i fatti dal punto di vista di Incoronata e di un agente delle Forze dell’Ordine recatosi subito sul posto per prestare soccorso.
Un’altra giornata finita. Non vedo l’ora di abbracciare i miei bambini. Non riesco nemmeno a vederli la mattina, dato che devo uscire molto presto. Svegliarli, preparare loro la colazione, accompagnarli a scuola: nulla di tutto ciò. Semplici azioni quotidiane che una qualsiasi mamma compie al mattino. A volte mi chiedo se vale la pena rinunciare a tutto questo per raccogliere pomodori quasi tutto il giorno. Ho cominciato questo lavoro quattro giorni fa e non posso fare a meno di lavorare, visto che la nostra situazione economica è critica; devo portare avanti la mia famiglia e assicurare ai miei figli di vivere dignitosamente.
Noi però qui di dignità non ne abbiamo. Già, “noi”. Perché dentro questo furgone siamo tantissime. Qui accanto a me c’è pure la mia amica Maria. Ci sono donne più giovani di me, anch’esse con figli. Ci sono donne italiane e straniere, tutte accomunate da un unico stato d’animo: la disperazione, perché solo chi è realmente disperato è disposto a farsi sfruttare pur di guadagnare qualche lira. Ci sono donne che fanno questo lavoro da molto tempo e hanno tutta la faccia rovinata a causa dei raggi di sole.
Oggi il tramonto è davvero bello. Nel furgone però moriamo di caldo. Quello che per tutti è un fresco pomeriggio di primavera per noi è l’inferno. Quando le persone escono per passeggiare noi soffriamo sotto il sole. Ammassate una sopra l’altra, cerchiamo di prendere aria. Spero sempre che il furgone riesca a “reggere” il peso di 17 persone.
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Era il soleggiato pomeriggio del 24 aprile 1998. Si avvertiva un’allegra aria di primavera. Il mio collega ed io eravamo di pattuglia. Tutto era tranquillo. Era un normale venerdì di routine e il clima già ci faceva pregustare un frizzante fine settimana. D’un tratto la radio quasi ci risvegliò: “Grave incidente sulla strada di Cerignola, direzione Carapelle”.
Bastarono quelle poche parole a destabilizzare il nostro pomeriggio. “Ci troviamo nei paraggi, andiamo noi” rispondemmo alla radiomobile. Convergemmo immediatamente sul luogo.
Appena arrivati vedemmo un furgone fuori strada ribaltato, con lo pneumatico posteriore destro bucato. Pensammo subito che si trattasse di un piccolo incidente. A bordo di quel furgone però c’erano diciannove persone. Diciannove donne. Prestammo subito soccorso. In realtà la situazione era molto più grave di quanto pensassimo: la maggior parte erano svenute, altre invece piangevano. I soccorsi non tardarono ad arrivare. Ma il peggio doveva ancora venire.
Poco dopo venimmo a sapere che avevano perso la vita due donne: Maria Incoronata Ramella di 25 anni e Incoronata Sollazzo di 36. Entrambe sposate, quest’ultima madre di due figli. Ma cosa ci facevano diciannove donne stipate in un furgone? A tutti parve chiaro che si trattava dell’ennesimo caso di caporalato. Era un fenomeno molto diffuso dalle nostre parti, dove madri di famiglia come Incoronata si guadagnavano lo stretto necessario per mandare avanti la famiglia.
Lavoravano tutto il giorno sotto il sole; quello stesso tiepido sole che riscaldava la nostra giornata, a loro bruciava la pelle. Incoronata raccoglieva pomodori, aveva trovato questo lavoro, se cosi può essere definito, da quattro giorni. Veniva sfruttata e pagata miseramente. Ogni giorno la costringevano a mettere da parte quella dignità a cui ogni essere umano ha dirittoper la necessità di guadagnare qualche lira. Di certo non si può dire che non fosse una persona coraggiosa e pronta a sacrificare tutto pur di mandare avanti la sua famiglia.
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Forse tutto questo si sarebbe potuto evitare: l’ispettorato del lavoro non controllava il mercato agricolo. Oggi come allora, non è ancora tutto sotto controllo. Nel Codice penale italiano è stato introdotto l’art. 12 del D.L. 13 agosto 2011, n. 138, che prevede il nuovo reato di “intermediazione illecita”. Tuttavia, il fenomeno del caporalato non è stato ancora debellato. Vent’anni dopo, si può affermare che ben poco è cambiato, a parte la provenienza geografica di chi viene sfruttato. La storia di Incoronata è quella di molte altre persone che non possono e non hanno potuto dire di no.

Donato De Bellis (Studente del Liceo Tito Livio di Martina Franca – Progetto Cosa Vostra)