Arresti al Comune di Palermo, gravi le accuse del pentito di mafia Bisconti: “È tutta una cricca”. Il passo indietro di Arcuri

(ANSA) – PALERMO, 29 FEB – A svelare ai magistrati di Palermo il comitato d’affari al Comune tra consiglieri comunali, dirigenti, professionisti e imprenditori, tutti finiti ai domiciliari oggi per corruzione, è stato il pentito Filippo Bisconti, imprenditore edile arrestato dai carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 nell’inchiesta Cupola 2.0 e ritenuto a capo del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. L’ex boss ha raccontato agli inquirenti circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, riferendo in particolare gli interessi coltivati per anni dai dirigenti comunali Li Castri e Monteleone e da un architetto

Le dichiarazioni del pentito di mafia Filippo Bisconti sono al centro dell’inchiesta per corruzione al Comune di Palermo. Bisconti, imprenditore edile, ritenuto capo del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, zona che da un anno è segnata da una scia di fatti di sangue, fu arrestato dai carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 nell’inchiesta Cupola 2.0.

Corruzione al Comune, passo indietro di Arcuri: non farà l’assessore nella Giunta Orlando
„Corruzione al Comune, passo indietro di Arcuri: non sarà assessore nella Giunta Orlando“

 

Il boss, oggi collaboratore di giustizia ha raccontato agli inquirenti circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, riferendo in particolare gli interessi coltivati per anni dai dirigenti comunali Li Castri e Monteleone e dall’architetto Fabio Seminerio.

E sarebbe stato proprio quest’ultimo a rivelare a Bisconti i suoi interessi sull’edificazione di una ex zona industriale.   “Una volta – ha rivelato il collaboratore di giustizia – con Fabio Seminerio stavamo andando a Baida assieme e passando di là, parlo un 3 anni fa, qualcosa del genere, andavamo a Baida, io ero con lo scooter, passando di là dico ‘bel cantiere qua, mi piacerebbe costruire qua’. E Fabio Seminerio mi disse ‘levaci manu, ca c’è a cu c’interessa’… Già c’è un certo accordo, ora deve costruire un’altra persona”.

Il progetto, che doveva passare per una modifica del piano regolatore generale, sarebbe stato pilotato da un comitato d’affari formato, oltre che dall’architetto, dai dirigenti comunali Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone, dagli imprenditori Giovanni Lupo e Francesco La Corte e dai due consiglieri comunali Sandro Terrani e Giovanni Lo Cascio, tutti oggi finiti ai