Cresce la tensione nelle carceri, si temono nuove rivolte fra Sicilia e Campania

Cresce la tensione nelle carceri italiane, soprattutto in quelle del sud. Particolare attenzione a quelle siciliane e campane che potrebbero essere di nuovo focolaio per  l’inizio delle rivolte. Le aspettative nate dopo l’ondata di ribellioni non troveranno sicuramente soddisfatte le attese di tutti, soprattutto di quelli che hanno mosso le precedenti sommosse”.

L’allarme lo lancia il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo: “le aspettative
delle menti delle rivolte, che hanno avuto come vittime i detenuti più deboli, non troveranno riscontro almeno nell’imminenza.  Questo potrebbe portare a nuove sommosse che vedrebbero partecipi tutti i detenuti con pene residue basse che non sono rientrati tra le scarcerazioni per mancanza di requisiti. Lo scenario sarebbe lo stesso delle precedenti rivolte, ma le conseguenze sicuramente peggiori. Forte tensione anche all’esterno tra i famigliari dei detenuti, che allo stesso modo dei loro congiunti ristretti, troveranno delusione per la mancata scarcerazione degli stessi, diventando facile preda delle menti delle rivolte. Senza considerare il possibile appoggio esterno che potrebbe essere dato da gruppi anarchici”.

Di fatto il sospetto è che le rivolte siano governate con una sorta di livello centrale come ipotizzato anche da alcune inchieste che sono state aperte da alcune procure italiane. Si vorrebbe approfittare dell’emergenza per pressare su un indulto ampio e generalizzato e per far pressione sociale anche sulle scelte dei tribunali del riesame

Continua Di Giacomo: “Le carceri della Sicilia per quello finora detto sembrano poter essere un focolaio perfetto per dare inizio a nuove sommosse. Il pretesto sarà sicuramente la scoperta di casi di coronavirus tra detenuti all’interno degli istituti penitenziari”.

Dunque proprio dalla Sicilia potrebbe partire la seconda ondata e la polizia penitenziaria è in allarme e preoccupata dalle conseguenze eventuali per gli operatori penitenziari e per i detenuti che vengono definiti più deboli, quelli che subiscono un tale situazione

Fonte: Blog Sicilia