La scalata di don tano badalamenti

no (Badalamenti)

3 Don TanoLa scomparsa di Manzella favorisce la definitiva ascesa e la piena affermazione sulla mafia di Cinisi di don Tano Badalamenti. A quell’epoca ha 40 anni e alle spalle un vissuto criminale di  tutto  rispetto. Il curriculum che viene pubblicato in allegato alla relazione della Commissione antimafia firmata dal senatore Michele Zuccala` sul traffico dei tabacchi è oltremodo significativo ed è bene rileggerlo con attenzione  perché  si  apprendono  notizie  di  un  certo  interesse. Badalamenti  è l’ultimo  di  sette  figli,  oltre  a  lui  tre  sorelle  e  tre fratelli, e nasce nell’anno in cui muore il padre. Il piccolo Gaetano cresce orfano di padre. Il fratello più  grande è Emanuele, classe 1902, emigrato negli Stati Uniti.
Don Tano, scrive l’ignoto estensore del curriculum, « nato e vissuto in ambiente di modeste condizioni economiche ed esercitando l’attività  di “vaccaio”, per altro senza impegno e  con  poca  buona  volontà,  nel  1939  è nullatenente ».  Il  suo  tenore  di vita,  però,  ben  presto  si  rivela  sproporzionato  rispetto  alle  sue  reali possibilità  e  « dalla  voce  pubblica  viene  attribuito  ai  guadagni  facili ottenuti  da  illecite  attività ».
Non è infrequente, in quegli anni, imbattersi in rapporti scritti da funzionari di polizia o da ufficiali dei carabinieri che si richiamano ad un’indistinta « voce pubblica » tanto più  autorevole quanto generica ed anonima. così come saranno frequenti i richiami a non meglio precisate
« fonti confidenziali », anche queste anonime, senza volto, senza nome e cognome. La « voce pubblica » è un enorme contenitore dentro il quale c’è  di  tutto:  dalle  cose  vere  alle  cose  parzialmente  vere,  alle  cose inventate di sana pianta. è un intrico di vero, di verosimile e di falso che spesso viene inserito nei rapporti per illustrare la personalità di soggetti ritenuti  criminali  o  mafiosi  senza  supportare  le  affermazioni della « voce pubblica » né da indizi né tanto meno da prove. Ma, in mancanza d’altro e quando serve, si fa ricorso alla « voce pubblica » o alla « fonte confidenziale », o a entrambe per non sbagliare.
La carriera criminale del futuro capo mafia di Cinisi inizia nel 1941,  all’età  di  appena 18 anni,  con  una  denuncia  dei  carabinieri  di Terrasini  per  furto  di  bestiame.  La  via  è aperta, e gli  anni  successivi saranno scanditi da accuse  sempre più numerose nei confronti di Badalamenti:
25 marzo 1946 – Colpito da mandato di cattura emesso dal Consigliere istruttore della Corte di appello del Tribunale di Palermo   per associazione a delinquere, concorso  nel  sequestro  di  persona  al fine di estorsione in offesa all’industriale Vito Zerilli ed altro;
5 giugno 1947 – Denunziato per omicidio pluriaggravato in  persona di Calati Salvatore;
21 ottobre 1947 – Denunziato, in stato di latitanza, dai carabinieri di Cinisi, per tentato omicidio con lesioni, in persona di Finazzo Procopio, avvenuto il 10 ottobre 1946 e, insieme al pregiudicato Di Maggio, per concorso nell’omicidio dello stesso Procopio, avvenuto il
15 ottobre 1947, con l’aggravante, per entrambi, di essere stati i mandanti;
13 novembre 1947 – Giudice istruttore del Tribunale di Palermo: mandato di cattura per il citato reato di tentato omicidio;
5 agosto 1949 – Sezione istruttoria della Corte di appello di Palermo. Mandato di cattura per sequestro di persona a scopo di estorsione;
14 settembre 1949 – Sezione istruttoria di Palermo: assolto dall’imputazione di omicidio aggravato per insufficienza di prove e, per amnistia, anche dall’imputazione di omessa denunzia di armi;
7 giugno 1950 – Arrestato dalla polizia statunitense ed estradato in Italia.
La Guardia di finanza ha segnalato e precisato per tempo che Gaetano Badalamenti è stato « arrestato a Monroe, Michigan, nel 1950 e, successivamente, deportato in Italia ». Deportato è un termine un po’ forte,  per  molti  versi  singolare  e  inspiegabile  rispetto  a  quelli,  più usuali e più  corretti, di espulso, di estradato o di rimpatriato, termine probabilmente sfuggito dalla penna dell’estensore dell’informativa, a meno di non credere che esso sia stato usato di proposito per sottolineare ulteriormente il fatto di una brutale espulsione dal territorio statunitense.
Badalamenti è riuscito ad entrare «illegalmente negli USA a quell’epoca. Questa è un’altra indicazione che riflette gli stretti legami tra gli Stati Uniti e la mafia siciliana ». La notazione è importante anche  e  soprattutto  per  l’anno  in  cui  è fatta,  il  1950;  inoltre  perché, già   a   quel   tempo,   Badalamenti   deve   essere   stato   considerato   un personaggio  di  rilievo  se  il  suo  ingresso  illegale  negli  Stati  Uniti  è valutato come una prova degli stretti legami esistenti tra mafia siciliana e mafia americana. La sottolineatura del Comando generale della Guardia di finanza non si presta certo ad essere equivocata: già  in quel periodo emerge la preoccupazione per i rapporti che si vanno sempre di più  annodando tra mafiosi siciliani e mafiosi americani. I timori non sono  infondati  poiché,  qualche  anno  più  tardi,  il  12  ottobre  1957,  ci sarebbe stata una significativa riunione a Palermo all’hotel « Delle  Palme » tra mafiosi americani e mafiosi siciliani.
Scorrendo gli anni successivi ci imbattiamo in altre disavventure giudiziarie di Badalamenti:
11 gennaio 1951 – Arrestato dalla polizia di Napoli e denunziato per espatrio clandestino e truffa in danno della società  di navigazione Italia;
21 giugno 1951 – Corte di assise di Trapani: assolto, per non aver commesso il fatto, dall’imputazione di sequestro di persona e, con formula piena, dall’imputazione di associazione per delinquere;
13 aprile 1953 – Denunziato, in stato di arresto, dalla Guardia di finanza di Palermo per contrabbando di sigarette estere e resistenza, a mano armata, a pubblico ufficiale;
21 luglio 1953 – Giudice istruttore del Tribunale di Palermo: non doversi procedere, per insufficienza di prove, in ordine all’imputazione di resistenza a pubblico ufficiale;
15 gennaio 1955 – Fermato dalla squadra mobile e rimpatriato a  Cinisi  con  foglio  di  via  obbligatorio,  perché  diffidato.
Il 24 gennaio 1956 la Guardia di finanza «durante alcuni servizi antisbarco» effettuati tra Castellammare e Scopello individua un’autovettura con a bordo Badalamenti e altre persone che sono annotate con singolare imprecisione: un « certo Finazzo da Cinisi (Palermo) e uno dei fratelli Buccafusca da Palermo ». Il 10 marzo 1957 viene arrestato a Pozzillo dalla Guardia di finanza di Catania. Al momento dell’arresto, Badalamenti è armato. Sul bagnasciuga di Pozzillo e su un camion sono sequestrati circa 3.000 kg. di tabacchi lavorati esteri. Ancora nel 1957 la « voce pubblica » lo ritiene autore di alcuni episodi di abigeato, come sempre non provati giudiziariamente.

Fonte mafie blog autore repubblica