Eni: confermato al comando l’imputato Descalzi. Di Battista non condivide

Descalzi è sotto processo dal 2017 per corruzione internazionale ed è accusato di aver pagato oltre un miliardo di euro in tangenti a manager, politici e faccendieri nigeriani in cambio di alcune concessioni petrolifere (i due giornalisti la definiscono la tangente più alta mai pagata nella storia d’Italia). 

L’Eni controlla  l’Agi agenzia di stampa molto nota per le sue notizie giudiziarie

 AGI fondata nel 1950 da Giulio de Marzio e Walter Prosperetti, e controllata dall’Eni[1] dal 1965

Negli ultimi giorni il Fatto Quotidiano e l’Espresso hanno pubblicato articoli molto critici verso l’amministratore delegato dell’ENI, Claudio Descalzi, il cui mandato scade il prossimo maggio. Descalzi si trova sotto processo per corruzione internazionale ed è indagato per non aver dichiarato che alcune società collegate alla moglie facevano affari con l’ENI.

L’ENI è inoltre accusata di aver cercato di depistare le indagini che la riguardavano e di aver tentato di screditare due dei suoi stessi consiglieri di amministrazione indipendenti che avevano chiesto maggiore trasparenza. Descalzi si è sempre dichiarato innocente, mentre ENI ha risposto ad alcune delle accuse mosse dai giornali con una lunga lettera pubblicata sabato scorso dal Fatto Quotidiano, giornale che è sempre stato molto aggressivo contro l’azienda e le questioni giudiziarie che l’hanno riguardata.

Il protagonista della vicenda, Claudio Descalzi, ha 65 anni ed è a capo di ENI dal 2014. Laureato in ingegneria, è entrato nella società nel 1981 e dopo una lunga carriera ha ottenuto dal governo Renzi l’incarico di amministratore delegato, ruolo al quale è stato confermato nel 2017 dal governo Gentiloni. ENI oggi ha oltre 30 mila dipendenti, opera in più di 60 paesi e ha un fatturato superiore ai 75 miliardi di euro. Fa parte di Confindustria, la principale associazione delle grandi imprese italiane, e ne è una delle società più grandi. ENI investe ogni anno decine di milioni di euro in pubblicità su giornali e televisioni e possiede l’agenzia di stampa AGI.

Descalzi è sotto processo dal 2017 per corruzione internazionale ed è accusato di aver pagato oltre un miliardo di euro in tangenti a manager, politici e faccendieri nigeriani in cambio di alcune concessioni petrolifere (i due giornalisti la definiscono la tangente più alta mai pagata nella storia d’Italia). Il verdetto di primo grado dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.

Fonte. Il Post