Le ricerche svogliate dei resti di Peppino

12Il  Pretore  Giancarlo  Trizzino  alle  ore  6,45  dà  inizio  alla  stesura del processo verbale di descrizione e ricognizione di cadavere, assistito dal maresciallo dei carabinieri, Alfonso Travali, che lo scrive di suo pugno. Alle operazioni partecipa Salvatore Di Bella, settantenne medico condotto di Cinisi.
Occorrono sei pagine di verbale per descrivere le condizioni dei frammenti dei resti visibili del cadavere, e in particolare i resti degli arti inferiori, rinvenuti circa cento metri uno dall’altro.
Il pretore evidenzia immediatamente che: « il cadavere è dilaniato e si possono descrivere i frammenti rinvenuti sparsi nel raggio di circa 300 metri ».
La scena che si presenta alla vista del magistrato, e così rappresentata  nel  verbale,  indica  le  concrete  difficoltà  incontrate  nell’individuazione e nella raccolta dei resti dell’Impastato. Ecco come il dr. Giancarlo Trizzino ricorda e ricostruisce il suo intervento sul luogo dell’esplosione, nel corso dell’audizione del 25 novembre 1999 dinanzi al Comitato di lavoro:

Vorrei precisare innanzitutto che, in qualità  di pretore, mi sono limitato all’effettuazione  degli  atti  di  mia  stretta  competenza,  relativi  cioè alla  ricognizione del cadavere (se di cadavere in quella circostanza si poteva parlare), alla sua identificazione. Questo era un problema essenziale e non facile da risolvere proprio per le condizioni in cui si trovava il defunto. Non ho partecipato  ad  alcun  atto  di  indagine,  perché quella  stessa  mattina,  appena tornato in caserma, a distanza di un paio di ore dal fatto, intervennero alla stazione di Cinisi il sostituto di turno, dottor Signorino, ed il procuratore della Repubblica facente funzioni, che all’epoca era – se non ricordo male – il dottor Martorana. Ero un giovane pretore, quindi il dottor Signorino mi delego` immediatamente  il  compimento  degli  atti  di  identificazione  e  mi  incarico`  di sentire alcuni congiunti di Impastato (infatti, il problema principale era quello dell’identificazione certa del cadavere e di questo si preoccupava il collega). Ricordo in particolare il fratello, al quale mostrai un paio di occhiali semidistrutti (mi torna in mente questo flash), e una donna che aveva praticato delle iniezioni alla vittima (l’unico pezzo intero era una gamba). I due colleghi, invece, si chiusero nella stanza del comandante di stazione, dove nel frattempo erano sopraggiunti numerosi ufficiali – anche di alto grado – dei carabinieri. Mi sembra di aver visto l’allora maggiore Subranni, che credo comandasse il nucleo operativo. Questi sono gli atti a cui partecipai. Tengo a precisare che non feci nessun tipo  di  investigazione; anzi, proprio  perché ero impegnato in questi adempimenti di natura urgente, non partecipai neppure a quella riunione che vidi tenersi nella stanza del comandante di stazione.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Vorremmo chiederle di fornire degli approfondimenti su alcune questioni che per noi sono importanti. Con chi e a  che  ora  è giunto  sul  posto  e  chi  l’ha  avvertita?
TRIZZINO. Ho ricevuto una telefonata dalla stazione dei carabinieri di Cinisi nella prima mattinata. Abitavo a Palermo, a poca distanza da Cinisi, e mi muovevo con la mia auto privata.
RUSSO  SPENA  COORDINATORE.  Quindi  è intervenuto  da  solo?
TRIZZINO. sì. Mi sono recato alla stazione dei carabinieri di Cinisi, perché  non  sapevo  dove  fosse  il  posto  in  cui  era  accaduto  il  fatto.  Peraltro, se  ben  ricordo,  chi  mi  telefono`  non  specifico`  il  luogo;  mi  fu  solo  detto  che vi era un morto sui binari. Quindi andai alla stazione di Cinisi, dove mi fecero aspettare un po’ di tempo. Poi arrivo`  un pulmino dei carabinieri, con il quale mi portarono sul posto. lì trovai il medico, il dottor Di Bella (non so se era l’ufficiale sanitario o il medico condotto di Cinisi), una persona anziana. Non avevo  molta  esperienza  di  ispezione  cadaverica,  perché  ero  al  mio  secondo mese di servizio  in  pretura;  se  avessi  potuto  prevedere  la  scena  che  mi si sarebbe presentata dinanzi, forse mi sarei fatto accompagnare sul posto – come poi ero solito fare – da un medico dell’Istituto di medicina legale. Quindi  trovai  sul  posto  questo  medico.  […].  Ricordo  l’estrema  complessità e  difficoltà   del  sopralluogo,  proprio  perché   –  come  ho  già   detto  –  non vi era un cadavere da identificare, da sottoporre a ricognizione, ma solo brandelli sparsi – una scena veramente raccapricciante – oserei dire a centinaia di metri, alcuni dei quali furono trovati anche sui pali della luce; sulle   prime   non   si   riuscì   a   reperire   una   parte   consistente   del   corpo.
Ricordo anche un altro particolare. Mentre stavo ultimando il sopralluogo, proprio  perché   non  c’era  più   nulla  da  fare,  mi  posi  il  seguente  interrogativo:   può   il   corpo   di   una   persona   ridursi   in   quel   modo,   senza   la possibilità  di  trovare  una  sua  parte  più   consistente?  Mi  rivolsi,  quindi,  ad un ufficiale superiore dei carabinieri che stava sul posto, pregandolo di attivarsi per far intervenire un gruppo di militari per scandagliare la zona al  fine  di  trovare  un  qualcosa  di  più   considerevole.  Proprio  nel  momento in  cui  stavo  per  andare  via  da  quel  luogo,  fui  richiamato  perché  fu  trovata una gamba intera.[…]. Ricordo – ripeto che si tratta di flash a distanza di  tanto  tempo  –  che  la  ferrovia  era  interrotta  perché   alcune  traversine dei  binari  erano  saltate.  In  prossimità  della  ferrovia  vi  era  una  macchina, una Fiat 850 o qualcosa del genere, che mi fu segnalata come appartenente all’Impastato. Dal cofano anteriore di tale macchina fuoriusciva una specie di  filo  elettrico.  Proprio  in  relazione  al  ritrovamento  della  gamba  intera – non  ricordo  se  a  posteriori  o  sul  momento  –  supposi  che  l’Impastato si trovasse in posizione curva o prona sui binari e che l’esplosivo fosse collocato  sotto  il  torace,  cosa  che  poteva  dare  adito  a  perplessità  sulle  reali causali del fatto.
RUSSO  SPENA  COORDINATORE.  Lei  ipotizzò  una  causale?
TRIZZINO. No, perché non era mio compito ipotizzarla. Posso dire soltanto che il maresciallo dei carabinieri di Cinisi, con il quale ebbi contatti prima di arrivare sul posto, mi ventilò  la possibilità  che si potesse trattare di un  suicidio,  perché nel corso di una perquisizione – mi fu detto – avevano trovato una lettera nella quale l’Impastato formulava propositi suicidi. Successivamente mi fu anche detto che l’Impastato era un extraparlamentare di sinistra. Tuttavia, devo dire che non era  mio  compito  formulare ipotesi, ma in cuor mio potevo soltanto immaginare possibili…
RUSSO SPENA COORDINATORE. Consigliere, mi faccia capire bene. Nel corso del suo spostamento con il pulmino dei carabinieri dalla stazione  di  Cinisi…
TRIZZINO. Ora non ricordo se a bordo del pulmino c’era il maresciallo o un carabiniere; in ogni caso, prima di arrivare, non so se trovai il maresciallo…
RUSSO  SPENA  COORDINATORE.  Le  parlò  di  una  lettera?
TRIZZINO. Sì. Ripeto,  però,  che  si  tratta  di  ricordi.  Non  mi  ricordo  se me lo disse nel corso del sopralluogo nel quale mi assisteva.
RUSSO SPENA COORDINATORE. Consigliere, le rivolgo un’ultima domanda. Risulta dagli atti che nei pressi, […] vi era una casa rurale diroccata o, comunque, delle mura in piedi. Vorrei sapere se lei ha fatto delle ispezioni all’interno di tale casa.
TRIZZINO.  Non  l’ho  né  vista  né  mi  fu  segnalata.  Al  riguardo  posso  dire soltanto  che  qualche  giorno  dopo,  quando  forse  avevo  già  trasmesso  gli  atti urgenti alla Procura della Repubblica, mi recai – non so per quale motivo – presso gli uffici della Procura, dove incontrai il sostituto dottor Scozzari, che probabilmente aveva preso la direzione delle indagini. Il dottor Scozzari, parlando del caso Impastato, mi disse che nel corso di un sopralluogo, probabilmente – se non ricordo male – su segnalazione di alcuni amici dell’Impastato, era stato trovato il casolare nel quale furono rinvenute delle tracce di sangue. Tuttavia, devo dire onestamente che, nel corso del sopralluogo, non notai traccia. Peraltro, nelle immediate vicinanze non vi erano casolari, ma solo alberi e muretti a secco. Non vidi, quindi, casolari – almeno ricordo di non averli visti – né  alcuno me li indicò. In ogni caso, debbo dire che il sopralluogo si svolse… La mancanza di personale e di militari mi spinse a sollecitare l’ufficiale superiore ad attivarsi maggiormente[…].

Sulla «casa rurale abbandonata», i ricordi del pretore divergono da precedenti dichiarazioni del maresciallo Travali. Infatti, il comandante della stazione di Cinisi, rispondendo alle domande di Chinnici rivolte a ricostruire i dettagli di quella ispezione, ricorda, tra l’altro, di essere entrato unitamente al pretore nel corso dell’ispezione «nella casa rurale … che si trova a circa 50 metri dal punto in cui mancava la rotaia».
Dalla descrizione effettuata dal Pretore nel suo verbale di ispezione dei   luoghi,   può   desumersi   che i resti dell’Impastato erano dispersi in un’area di circa 2800 mq.. Tale situazione, rendendo oltremodo difficile l’opera di individuazione e di raccolta, determina   il giovane pretore di Carini, da appena due mesi al suo posto, a sollecitare i carabinieri (e precisamente l’«ufficiale superiore» presente   sul   posto)   a   mobilitare   più   uomini   per   effettuare   ricerche adeguate.
Sollecitazione sostanzialmente inevasa, visto che vari altri rinvenimenti di resti e materia organica umana vengono effettuati anche nei giorni successivi nell’ambito di una pietosa ricerca intrapresa dai giovani amici dell’Impastato.
Secondo quanto risulta in atti, nel corso dell’ispezione nessuno trovo`  mai  tracce  di  miccia  o  di  innesco  elettrico  o  a  tempo,  o  altri oggetti che potessero condurre all’identificazione dell’esplosivo. Ma quel mattino del 9 maggio 1978 anche tracce, resti e reperti ben visibili e di sicuro interesse investigativo furono trascurati o subirono le vicende singolari, che di seguito saranno ricostruite e descritte.
Il dato della dispersione dei resti del corpo dell’Impastato, appena richiamato,  non  rileva  solo  sul  piano  descrittivo,  ma, come si vedrà, concorre significativamente alla ricostruzione delle circostanze dell’esplosione e, quindi, dei profili modali dell’azione. È certo che le operazioni condotte dal dr. Trizzino, iniziate come si  è detto  alle  ore  6,45, non sono né  brevi né  prive  di  difficoltà.  Il pretore lascia il luogo all’incirca un’ora dopo l’inizio della ricognizione, autorizzando il ripristino della linea ferroviaria Palermo–Trapani.
Sostituita la rotaia rotta, alle ore 9,30 la linea viene riattivata.


Fonte mafie blog autore repubblica