Quella pietra scomparsa dall’inchiesta

All’esito  delle  risultanze  acquisite  agli  atti  della  Commissione  è possibile affermare che il primo ritrovamento di una pietra con evidenti tracce di sangue risale alla primissima fase degli accertamenti, allorché i carabinieri  si portarono   per   la   prima   volta   sul   luogo dell’esplosione.
La  circostanza  non  solo  è in  sé  rilevantissima,  ma  fornisce  una plausibile chiave interpretativa di plurime anomalie investigative e, al tempo stesso, costituisce una netta smentita alle soluzioni investigative proposte  nel  rapporto  giudiziario  del  10  maggio,  redatto  già  all’indomani dell’evento.
Di  tale  (prima)  pietra  insanguinata non vi è traccia negli atti processuali.  Tuttavia  la  sua  esistenza  può, al di là di ogni ragionevole dubbio, essere desunta innanzi tutto da due indipendenti testimonianze: le dichiarazioni del maresciallo Travali rese in sede di  audizione dinanzi alla Commissione e quelle  del  necroforo  comunale, raccolte e registrate da Felicia Vitale.
Entrambe le fonti – allo stato non comprese tra quelle oggetto di specifica attività  processuale – si palesano precise, particolareggiate e concordanti e trovano, come si vedrà, riscontri sia di natura obiettiva (per esempio il successivo rinvenimento di ulteriori reperti dello stesso genere nello stesso luogo), sia di natura logica (desumibili dalle medesime accennate anomalie investigative).

La testimonianza del necroforo di Cinisi circa il ritrovamento di una pietra insanguinata.

La  prima  di  queste  è quella  del  necroforo  comunale,  e  si  ritrova nelle dichiarazioni rese a Felicia Vitale. Per la sua particolare importanza il testo dell’intervista riportato in una registrazione audio, la  cui   copia   è  stata   acquisita   agli   atti   della   Commissione, va integralmente riportato.

F. Che mestiere fai?
L.  Il  mio  mestiere  e`…  di  spostare  i  cadaveri.
F.  Cioè sei  necroforo  comunale?
L. sì, sì.  Giusto.
F. Da quanto tempo fai il necroforo?
L. Quarant’anni.
F. Conoscevi Peppino Impastato?
L. sì,  conoscevo Peppino Impastato. Quannu c’era d’appizzari [appendere] i manifesti… U venerdì, mi retti [diede] i manifesti pi essiri pronti u sabatu, chi  c’era  u  fattu  du  comiziu,  ai  si  purtava  Pippinu  Impastato.  Perciò…  Poi sintivi  stu  fattu,  mi  vinniru  a  chiamari…  la`…  .u  dutturi…
F. Parli del 9 maggio?
L. Il 9 maggio, quannu fu… Pippinu Impastato…
E. Quando fu assassinato Peppino Impastato…
L. sì, e mi vinniru  a  chiamari,  u  dutturi  Di  Bella,  compreso  il  Comune di Cinisi, pi spustari… « (Sai, ci fu stu buottu… ». Poi di chiddu c’era sei chila      di robba, sei chila…
E.  Cioè del  corpo  di  Peppino  hai  recuperato…
L. L’occhiale e compreso chiddu chi c’era vicino ai zabbari [alle agavi], giustu? … Nu murettu c’era una amma [gamba] di Pippinu Impastato.
Pu  fattu`  di  chiavi,  truvai  nella  ferrovia,  ’nsemmula  [insieme]  cu  mare- sciallu, chi era e … truvammu sti chiavi nella ferrovia.
F. Le hai trovate tu o… ti ha detto…?
L. U maresciallu mi rissi: « Amu a truvari sti chiavi ». E circammu ’nsinu chi truvammu sti chiavi nella ferrovia. A ferrovia era già  staccata, du scoppiu [per lo scoppio].
F. Ti ha indicato lui il posto dove cercare?
L. sì, sì, pi circari sti chiavi, ca i chiavi un si putevanu truvari unii eranu e i truvammu na ferrovia. Tuttu bellu… I truvammu e ci retti all’autorità. « Cca` ci sunnu i chiavi ». Poi arrivannu na cosa… truvammu sta pietra… Sta pietra era… E si la purtaru iddi…
F. Dove?
L. Ni lu casularu.
F. Dentro il casolare…
L. Dentro il casolaro e truvammu sta pietra e s’a purtaru iddi ’n Palermu,    pi i fatti soi, pi indagini.
F. La pietra era sporca di sangue?
L. sì inchiappata [sporca] di sangue era.
F. Era sporca di sangue…
L. sì, e s’a purtaru, tranquilli.
F. Che grossezza poteva avere?
L. Un cuculuni i mari [un ciottolo di mare], tantu poteva essiri, massimu.
F. Un…
L.  Chi  dicu,  mittemu,  menzu  chilu,  chiossa`…  su  per  giù  ddocu  si  batti.
E. Ed era sporca… questa pietra?
L. Inchiappata era…
E. Sporca di sangue…
L. E s’a purtaru iddi, a misiru n’un sacchiteddu e s’a purtaru.
F. E tu l’hai notato che dentro il casolare c’era il sedile di pietra, quello che noi chiamiamo la ricchiena?
L. sì, la ricchiena dda c’era, a manciatura parrannu in sicilianu.
F. sì e poi dall’altra parte il sedile… E tu l’hai notato che era sporco di sangue?
L. Puru tuttu inchiappatu era dda. Picchi quannu truvammu… truvai a pietra, era propria in terra, accusciata a ringhiera era, unni c’ era sta manciatura, e a truvai. A pigghiaru e ci dissi: ”Purtativilla”. Era chissu, su cuculuni i mari.
E.  E  l’hai  consegnato  alle  autorità?
L. E a cunsignai ai carrabinieri chi c’eranu.

Le dichiarazioni del Liborio derivano la loro importanza dal fatto   che esse conducono a riferire con certezza il  ritrovamento  del  «cuculuni i mari» al contesto delle prime indagini, e in particolare alla raccolta dei resti del cadavere di Giuseppe Impastato.
Non v’è dubbio, infatti, che solo in tale circostanza si ha la presenza sul luogo del necroforo, che, espletato il suo compito, provvede al  trasporto  delle  poche spoglie recuperate all’obitorio, dove, come si evince dal relativo verbale, si procede alle operazioni autoptiche. Secondo la precisa testimonianza del Liborio, una pietra insanguinata fu consegnata ai carabinieri, conservata in un sacchetto e portata a Palermo: ma di tale reperto  non  vi  è traccia  in  atti.
Si tratta quindi del primo rinvenimento di reperti con tracce ematiche, avvenuto il mattino del giorno 9 maggio, e pertanto ante- cedente alla stesura del primo rapporto giudiziario. Un fatto certamente idoneo ad ancorare ad elementi concreti la tesi dell’omicidio, potendo da esso ipotizzarsi un evento lesivo in danno della vittima, riferibile ad uno scenario (uno dei vani della casa rurale) peraltro interessato da altre simili tracce. La circostanza che la testimonianza rivelatrice del Liborio sia stata raccolta al di fuori dell’impianto istruttorio  ne  ha  determinato  una  sorta  di  eccentricità rispetto  agli elementi processuali.
Di  Liborio  non  vi  è traccia  agli  atti  fino  alla  improvvisa  citazione da parte di Chinnici. Né risulta che tale testimonianza sia stata oggetto di successivi approfondimenti (ad esempio con l’esame della Vitale sulle modalità  e il contesto di quella intervista, peraltro resa pubblica). Peraltro, anche al di fuori del processo, il rinvenimento della pietra da parte del Liborio ha dato adito a diverse ricostruzioni del suo contesto, non risultando di essa costituito alcun reperto. Deve essere sottolineato che – in base agli elementi testé esaminati – il  ritrovamento  del  « cuculuni  i  mari »  non  va  confuso  né  con  la pietra insanguinata fatta pervenire al professore Ideale Del Carpio dagli  amici  dell’Impastato  il  12  maggio  (e  cioè  la  sera  precedente all’ispezione condotta dal pubblico ministero Scozzari, avvertito e, verosimilmente, richiesto dal Del Carpio), né  con i reperti asportati nel corso dell’ispezione condotta dal pubblico ministero Francesco Scozzari (iniziata alle ore 10 circa del 13 maggio), né, infine, con il prelievo di altri reperti (tracce di macchie ematiche sulla « panca in muratura » all’interno di uno dei vani della casa abbandonata) effettuato alle ore 17 del giorno 13 maggio 1978 dall’appuntato Pichilli e dal maresciallo Travali, a seguito delle « pressanti richieste » di Faro Di Maggio, Benedetto Manzella e Gaetano Cusumano.

L’audizione del maresciallo Travali dinanzi al Comitato « Impastato » dell’11 novembre 1999.

A seguito dell’audizione del maresciallo Alfonso Travali, effettuata giovedì 11 novembre 1999, l’inchiesta si arricchisce di nuovi particolari circa l’andamento delle prime indagini dei carabinieri e in particolare circa il rinvenimento di tracce che potevano e dovevano orientare gli inquirenti a ritenere la fine dell’Impastato riconducibile ad una azione dolosa di terzi.
Il racconto del sottufficiale al Comitato ricostruisce con precisione l’avvio degli accertamenti: ricordo che la mattina del 9 maggio 1978, alle prime ore del giorno, intorno alle 3,45-4, busso`  alla porta della caserma dei carabinieri un impiegato delle ferrovie. Costui ci riferì che il personale macchinista di un treno – giunto alla stazione di Vergara di Cinisi – lo aveva informato che il convoglio nei pressi di una località, il cui nome in questo momento non ricordo, aveva subito uno sbalzo per poi proseguire nella sua corsa. A seguito di questa notizia l’impiegato delle ferrovie aveva provveduto ad ispezionare quel tratto di linea ferrata ed ad un certo punto aveva riscontrato l’esistenza di una buca e la mancanza di un pezzo di binario, inoltre, nelle immediate vicinanze aveva rinvenuto un sandalo della marca dottor School’s. Immediatamente, accompagnato da due carabinieri e dall’impiegato delle ferrovie, mi recai  sul posto dove effettivamente, alla luce dei fari, potei constatare  l’esistenza  sia  della buca sulla linea ferrata, sia del sandalo; nei pressi, inoltre rinvenimmo l’automobile di Giuseppe Impastato, una Fiat 850. Sul posto, ripeto, alla luce dei fari constatammo quanto già  detto e notammo un’automobile parcheggiata poco distante, accanto ad una casa diroccata, che riconoscemmo essere quella di  proprietà  di  Giuseppe  Impastato.  …  distante  circa  10-15  metri…  A  quel punto detti l’allarme a seguito del quale sono intervenuti reparti speciali, il nucleo  operativo  di  Palermo,  comandato  dall’allora  maggiore  Subranni. … Ripeto, a seguito del mio allarme, intervennero dei reparti speciali che condussero tutte le operazioni ritenute necessarie ».

Secondo il Travali, tramite il Comando Compagnia di Partinico, l’allarme venne inoltrato tra le 4,30 e le 5, subito dopo che erano stati rinvenuti alcuni pezzi di cadavere. Nel frattempo, si era fatto giorno, e  alla  luce  si  delineo`  lo  scenario  del  delitto  e  vennero  rinvenuti  altri frammenti del cadavere di Impastato sparsi nei dintorni. Alla specifica domanda, avente ad oggetto l’interesse investigativo rappresentato dall’esistenza in un punto assai prossimo al luogo dell’esplosione di un edificio (« lei ha dichiarato che l’auto  Fiat  850  era  parcheggiata nell’area antistante un casolare, vi siete recati sul posto? »), il Travali risponde affermativamente, e ricorda subito la circostanza che nulla impediva l’accesso all’interno di quell’edificio  (« sì,  il  casolare  era  aperto »).
L’argomento viene focalizzato dalle domande e dalle risposte che seguono:

RUSSO SPENA COORDINATORE. Che cosa avete trovato nel casolare?

TRAVALI. Poche cose, quasi niente. Ripeto, ricordo che non abbiamo trovato niente, poi non so se nel verbale…

RUSSO SPENA COORDINATORE. Non avete osservato dei segni di violenza, ad esempio delle pietre insanguinate?

TRAVALI. Credo che sia stata rinvenuta qualche pietra con tracce di sangue. A proposito del casolare torno a ripetere che si trattava di un edificio malandato disabitato da molto tempo.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Maresciallo Travali, precedentemente, a mia precisa domanda, lei ha risposto che il casolare era stato perquisito e che  non  avevate  rinvenuto  nulla,  adesso  però  afferma  che  in  quell’edificio  vi erano delle pietre insanguinate…

TRAVALI. Mi sembra di ricordare che all’interno di quel casolare disabitato e fatiscente rinvenimmo qualche pietra con tracce di sangue.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Avete dato importanza al fatto di aver trovato  queste  pietre  insanguinate  nel  casolare?  Inoltre  ci  può  descrivere  il casolare?

TRAVALI. Era un edificio con mura fatiscenti, senza porte e quindi accessibile a tutti, forse veniva utilizzato come ricovero da qualche pastore dal momento che era completamente aperto.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Il sopralluogo nel casolare l’avete effettuato  immediatamente,  non  appena  compresa  la  gravita`  dei  fatti  verificatisi?

TRAVALI. Certamente, nella stessa mattinata e siamo  rimasti  sul posto fino a tardi.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Quindi presumo che il sangue sulle pietre fosse ancora fresco?

TRAVALI. Questo non lo so dire.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Immagino che abbiate esaminato queste pietre, non sa dirmi quindi se si trattasse di sangue fresco?

TRAVALI. Noi abbiamo rinvenuto delle pietre con qualche schizzo di sangue.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Non avete toccato le pietre per verificare se si trattasse di sangue fresco?

TRAVALI.  No,  non  l’abbiamo  fatto  perché  toccandole  avremmo  potuto alterare delle prove. Successivamente, provvedemmo a comporre in una cassa i frammenti del cadavere dell’Impastato che rinvenimmo nei dintorni, addirittura sugli alberi considerato che la deflagrazione era stata di una certa violenza. A quel punto tornammo in paese dove altri gruppi stavano effettuando  indagini,  accertamenti  e  perquisizioni  a  cui  non  partecipai  perché – ripeto– rimasi sul posto dove stilai il verbale di sopralluogo ».

La questione del ritrovamento veniva ulteriormente approfondita nel corso della medesima audizione:

RUSSO SPENA COORDINATORE. Lei ha parlato poco fa di  reperti  e  vorrei sapere qualcosa sulle pietre insanguinate e sulle tracce di sangue trovate nel casale.

TRAVALI. Anche le pietre venivano repertate.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Lei ha detto che non bisognava alterare le  pietre  perché  avevano  macchie  di  sangue.  Poche  ore  dopo  l’avvenimento, quindi quando ha albeggiato, lei è entrato nel casolare e ha trovato pietre con macchie di sangue, tant’è vero che ha detto che non bisognava alterarle (verbo che lei ha usato e che risulta dai nostri resoconti stenografici). Agli atti non vi  è  traccia  di  reperto  sulle  pietre  insanguinate.  è  sicuro  che  sono  state repertate?

TRAVALI. Tutto quello che veniva rinvenuto sul luogo o che ci veniva portato dai giovani di Cinisi…

RUSSO SPENA COORDINATORE. Mi riferisco a quello che avete rinvenuto  nel  casolare;  i  giovani  svolgevano  attività  di  volontariato  nelle  indagini le  quali  però  spettano  alla  stazione  dei  carabinieri.  Avete  repertato  le  pietre con macchie di sangue rinvenute nel casolare?

TRAVALI. Tutto ciò  che veniva rinvenuto veniva repertato e quindi anche queste pietre.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Il ritrovamento di pietre insanguinate nel casolare sarebbe stato utile anche per le vostre indagini.

TRAVALI. Tutto quello che veniva rinvenuto veniva repertato e consegnato presso la cancelleria della procura.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Lei ha detto di aver visto pietre insanguinate  e  tutto  ciò  che  è stato  rinvenuto  sul  posto  veniva  repertato. Di conseguenza, anche le pietre insanguinate sono state repertate. Quale ufficiale  di polizia giudiziaria curava la repertazione?

TRAVALI. Lo facevo io con altri militari della stazione. Dopo vent’anni non mi ricordo i loro nomi ma mi facevo dare una mano a repertare da chi  era presente; i reperti venivano poi portati alla procura di Palermo.

Le precisazioni del Travali circa l’esistenza di tracce di sangue su pietre rilevata fin dal primo sopralluogo costituisce un riscontro pieno all’attendibilità  delle  dichiarazioni  del  necroforo,  che,  come  si  è visto, con dovizia e precisione di particolari aveva parlato di una pietra insanguinata, trovata la mattina del 9 maggio, consegnata ai militari      e  dagli  stessi  portata  via  (…e  s’a  purtaru  iddi  ’n  Palermu,  pi  i  fatti  soi,   pi indagini).
Tuttavia – malgrado la contraria affermazione del maresciallo Travali sopra riportata (Tutto quello che veniva rinvenuto veniva  repertato e consegnato presso la cancelleria della procura) – della consegna  e  della  repertazione  del  « coccoluni »  non  vi  è traccia  nel verbale di sopralluogo dattiloscritto, redatto dal Travali « nell’ufficio Stazione dei Carabinieri alle ore 10 del 9 maggio » e nemmeno in altri atti.
né  di una o più  pietre insanguinate repertate quella mattina si fa menzione nella nota inoltrata dallo stesso Travali in data 12 maggio 1978 al magistrato dr. Signorino (e per conoscenza alla Compagnia di Partinico e al reparto operativo di Palermo) con la quali si provvedeva a trasmettere 4 verbali di perquisizione, i verbali di sequestro e di affidamento della Fiat 850 e 4 reperti (precisamente: i tre pezzi di rotaia ed una chiave tipo Yale; alcuni oggetti di vestiario; i due cavi telefonici rinvenuti all’interno della Fiat 850; i tre cavi telefonici rinvenuti nei locali di radio Aut in Terrasini).
Tornando agli accadimenti della mattinata del nove maggio, deve rilevarsi che il particolare sottolineato dal pretore Trizzino, circa la mancata ispezione della costruzione rende evidente che la scoperta dei carabinieri dovette essere precedente alle operazioni del sopralluogo da lui condotto. Poiché  il  magistrato  non  assistette  al  rinvenimento  del  « cuculuni i mari », il fatto va ascritto ad una fase immediatamente antecedente al suo arrivo o successiva al suo allontanamento.

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