Anno 2007: le favole di Montante ed i suoi ridicoli protocolli antimafia un tot a chilo

Era il 2007 quando il falso paladino della legalità, Antonello Montante, firmava uno dei suoi tanti protocolli per conto della lobby di un’antimafia così farsesca, che si vedeva a mille miglia di distanza che era tutta una messa in scena. Purtroppo gli unici a non accorgersene erano coloro che in quel momento avrebbero dovuto rappresentare lo Stato, al netto delle prebende, delle regalie, degli incarichi di prestigio, conquistati esercitando la lingua, sbavando e sprizzando ‘legalità’ da tutti i pori!  In questa circostanza, uno dei suoi tanti amici prefetti, che in quel momento gli guardava l’orto a Caltanissetta, Pietro Lisi, come i suoi simili del resto, ovviamente, non si accorgeva di trovarsi su ‘Scherzi a parte’! Questo, così come un’altra miriade di suggestivi e patetici servizi giornalistici d’altri tempi, dei bei tempi, è l’ennesima cartina di tornasole che dimostra, rileggendolo a distanza di tempo, come il Montante sapeva ‘pupiarsi’ e dare il meglio di sé quando se la rideva ed irrideva tutti quanti. La liturgia era sempre la stessa, il copione pure. Montante era come Apelle, figlio di Apollo, quando faceva una palla di pelle di pollo e tutti i pesci salivano a galla, per guardare la palla di pelle di pollo, fatta da Apelle, figlio di Apollo. Allo stesso modo, chissà perché, quando il cavalier Montante pronunciava le sue fatidiche frasi ad effetto, tutti quanti abboccavano. Abboccavano i pesci piccoli, ma anche quelli più grandi, e persino i più grossi pescecani di Stato. Così, pezzo dopo pezzo, trasformarono tutto quanto in ‘aree franche della legalità’ dove facevano di tutto e di più! In questo caso stavano mettendo a segno un colpaccio del valore di 900 milioni di euro, in quel di Gela, nella patria di colui che poi diventerà il più fantastico ‘pupazzo’ dell’antimafia da cortile, ossia l’ex presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta. Le parole d’ordine, anche in questo caso, come al solito, sono sempre le stesse, trite e ritrite: ‘le aziende che pagano il pizzo perderanno gli appalti di Gela’.  E poi? Tutti in coro ad intonare tanti  evviva Maria ed  evviva Gesù. Pifferai magici, suonatori di trombe e trombette antimafia, stuoli di tromboni di Stato; tutti a marciare alla conquista di comuni sciolti per mafia e di aziende confiscate. Siamo così stati inondati da una puzzolente diarrea di legalità; al punto tale che persino il ragionier Ugo Fantozzi si è accorto che l’antimafia di Montante e della sua banda era come la corazzata potemkin: una ‘cagata pazzesca’ ! E dire che i seguaci di Montante erano molto di più dei famosi 44 gatti, in fila per sette, col resto di due.

Fu allora nella cantina di un palazzone, che tutti i gattini senza padrone, organizzarono una riunione, per precisare la situazione. Quando alla fine della riunione, fu definita la situazione, andò in giardino tutto il plotone, di quei gattini senza padrone che si trovarono tutti in prigione!

Qui noi non vogliamo spaventare nessuno. Ma le favole, le filastrocche e le ninne nanne sulla legalità e sulla lotta alla mafia, quelle raccontate da Montante, non sono servite a fare addormentare i bambini, ma i più grandicelli! Uomini e donne, con o senza divisa, con o senza aureola antimafiosa, giustizialisti e garantisti, togati  e meno togati, dopo aver lautamente mangiato, si appisolavano tutti quanti; mentre gli orchi assassini e le streghe cattive facevano stragi di innocenti. Spogliavano e spolpavano tutto e tutti. Si cibavano persino della dignità di intere popolazioni.

Sputavano mafia ovunque ma, in maniera astuta, predicavano antimafia!