Quando la Sicilia continua a portare la ‘Croce’ e quando le leggi, approvate e promulgate dall’ARS, valgono meno di zero

Con un singolare provvedimento, il Commissario straordinario contro il dissesto idrogeologico, Maurizio Croce, nipote di un procuratore della Repubblica in pensione, disattende le leggi della Regione Siciliana. Non rispetta né l’Assemblea Regionale che tali leggi ha approvato, né tanto meno il Presidente della Regione che lo ha nominato. Tira dritto per la sua strada, non tenendo conto che, in materia di appalti pubblici, visto che è stato chiamato ad operare in Sicilia, deve applicare le norme regionali, fino a quando esse sono in vigore. E non può reggere la scusa che una parte delle norme che il Croce disattende sono state impugnate, considerato che esse sono ancora in vigore e vanno applicate, in sostituzione di quelle statali alle quali invece egli, erroneamente, fa riferimento, dando un ulteriore schiaffo alla potestà esclusiva della Regione Siciliana in questa, così come in altre materie legislative. Che dire, ognuno ha la sua o, se preferite, il suo Croce! Alla Sicilia è toccato Maurizio Croce che ha inferto un ulteriore colpo all’Autonomia Siciliana ed al nostro Statuto, approvato con una legge di rango costituzionale, ed entrato in vigore addirittura nel 1946, due anni prima della Costituzione della Repubblica Italiana.