I tre giorni della rivolta

La rivolta delle carceri italiane durante la pandemia del Covid-19 è una sorta di manuale di errori da evitare, e di opportunità che le mafie sanno cogliere, semplicemente perché i virus mortali sanno riconoscersi e rispettarsi.
Da venerdì 7 marzo al lunedì 9 marzo, possiamo identificare i tre giorni che hanno sconvolto l’Italia durante la pandemia del Covid-19. Giorni che vedranno la rivolta delle carceri, che sarà scatenata da due fattori: il primo fattore è il blocco dei colloqui con i parenti, il secondo il rischio del contagio.
Prima di addentrarci nei tre giorni che hanno messo sconvolto l’opinione pubblica italiana facendo temere il peggio è bene comprendere i numeri.

Il totale degli Istituti sul territorio nazionale italiano è di n.189
[n.49 Case di Reclusione (in nota:  Istituti che ospitano detenuti con pena superiore ai 5 anni); n.139 Case Circondariali (in nota: Tutti gli imputati, anche detenuti con pena inferiore ai 5 anni) ; n.1 istituti per le misure di Sicurezza (in nota:  Istituti con detenuti definiti in base alla pericolosità sociale)].

Le Case di Reclusione, al 31 marzo 2020, ospitavano 12.046 detenuti uomini e 405 donne per un totale di 12.451; le Case Circondariali 43.175 uomini e 2091 donne; l’istituto per le misure di sicurezza 129 uomini (in nota: Tutti i dati sono stati forniti dal DAP Dipartimento Amministrazione Penitenziaria).
Questi numeri si sono modificati, e stanno cambiando molto velocemente, di seguito una loro prima progressione:

Detenuti presenti al 29 febbraio 2020     61.230
Detenuti presenti al 31 marzo 2020          57.846
Detenuti presenti al 20 aprile 2020         55.078

Il 21 febbraio 2020 viene scoperto il primo paziente positivo al coronavirus in Italia, a Codogno. Definito il paziente 1, non verrà mai trovato il paziente 0. Ad oggi è confermata la presenza del covid-19 in Italia ben prima del 21 febbraio 2020. Come possiamo leggere, dal 29 febbraio al 20 aprile abbiamo oltre 5000 detenuti rimessi in libertà con lo strumento degli arresti domiciliari, per la precisione si registrano, dal mese di febbraio al 20 aprile 2020, 6.152 detenuti in meno negli istituti penitenziari. Dell’attuale popolazione carceraria la ripartizione è la seguente:

Detenuti cosiddetti Comuni                38.925
Detenuti Alta Sicurezza e 41 bis          9.915
Detenuti Protetti e altro                       5.855
Altri                                                            383

Per comprendere bene le differenze è necessario anche qui spiegare alcune definizioni: i detenuti protetti sono collaboratori di Giustizia oppure sono detenuti che hanno commesso crimini a sfondo sessuale (stupri, pedofilia etc.) che devono a loro volta essere protetti dalla popolazione carceraria. I detenuti in Alta Sicurezza o 41 bis sono mafiosi e in minima parte terroristi, ovvero sono considerati i soggetti criminali più pericolosi. L’Alta Sicurezza (A.S.) è una sezione del carcere in cui sono riuniti tutti i condannati per reati di tipo associativo (mafia, traffico di droga, etc.), che sono sottoposti ad una sorveglianza più stretta rispetto ai detenuti comuni. Il 41bis è il regime di carcere speciale riservato soprattutto ai mafiosi più pericolosi, ovvero i boss. Contempla l’isolamento completo, e nessun contatto con l’esterno. I detenuti in regime di 41 bis sono attualmente 753. Di questi 12 sono donne, una sola per terrorismo, le altre per criminalità organizzata. Dei 741 uomini al 41bis, solo 2 per terrorismo, i rimanenti 739 per criminalità organizzata. Ulteriori dati vedono così ripartiti i detenuti al regime del 41bis: 268 Camorra, 230 Cosa Nostra, 202 ‘ndrangheta.
I rimanenti si dividono tra le rimanenti mafie come Stidda, Sacra Corona Unita ed altre.

(Dal report “Parallel Contagion” di Sergio Nazzaro per Global Initiative Against Transnational Organized Crime)

Fonte mafie blog autore repubblica