Palamara e le intercettazioni da passare agli amici giornalisti. Pm e “lecchini” proni e pronti al fango mediatico

 E poi ci hanno fatto credere per anni  che erano tutti puri e lindi. Sti cazzi!

La consuetudine di far uscire dalle inchieste colloqui personali per generare conseguenze adesso si sta ritorcendo contro magistrati e giornalisti, scrive Francesco Cundari

Si sa che in Italia le intercettazioni si pubblicano per i nemici, si riassumono per gli amici e si omettono per i colleghi. Con speciale attenzione per vicini di scrivania, fonti privilegiate e affetti stabili del direttore (categoria in cui rientrano per funzione tutti i componenti della compagine editoriale, con i rispettivi parenti fino al dodicesimo grado, amici anche non tanto cari, amanti e affini).

Sono molti i giornalisti finiti nella rete della Procura della Repubblica di Perugia che indaga per corruzione, sorvegliandone il cellulare, il pubblico ministero Luca Palamara, presidente dell’Anm per quattro anni prima di entrare a far parte del Consiglio superiore della magistratura, dal quale è stato sospeso la scorsa estate in seguito allo scandalo sulle nomine pilotate dei procuratori. Dopo le intercettazioni che Libero ha pubblicato in esclusiva nei giorni scorsi, ieri il portale affariitaliani.it ha messo online l’informativa dell’inchiesta che contiene i riassunti e alcuni stralci delle conversazioni telefoniche tra Palamara e vari cronisti.

Ci sarebbe da indagare in molte altre procure d’ Italia e in Sicilia in particolare. Rapporti tra stampa e procure che hanno condiviso strategie di comunicazione staliniane. Purtroppo nessuno lo farà. La giustizia strabica continuerà ad esistere anche dopo il caso Palamara. In Italia la magistratura ha affossato molte verità e tenterà di affossare anche l’inchiesta Palamara e Saguto. Non sapremo mai se dietro a questi “passaggi” di notizie ci siano tornaconti speciali. Vuoi mettere il gusto di sbranare chi non fa parte del sistema?

Un sistema che attraverso la stampa poteva influenzare anche GUP ,suggestionandoli?  Il dubbio rimane.

Ci sono giudici che hanno decine di processi sul tavolo e non è facile leggere migliaia di pagine d’intercettazioni. Ci pensano i giornalisti e i pm a selezionare le parti più utili all’accusa?

Questo modo di  agire offende magistrati come Falcone, Borsellino, Chinnici e Terranova. Noi crediamo  ancora che ci sia una magistratura libera e indipendente. Una magistratura che va difesa da questi cialtroni con la toga politicizzati

Nel documento sono riportate pure alcune intercettazioni in cui lo stesso Palamara parla con altri interlocutori dei suoi rapporti con i giornalisti. Proponiamo qui di seguito ampi stralci dell’informativa, dove compaiono nomi noti come quelli di due volti molto familiari al pubblico televisivo: Giovanni Minoli (al quale a un certo punto Palamara si rivolge per chiedergli un consiglio sull’opportunità di rilasciare un’intervista televisiva a Lucia Annunziata per rispondere alle accuse) e Luigi Marzullo. Ci sono poi diversi cronisti di agenzie, televisioni e quotidiani che si rivolgono al pubblico ministero per fissare l’appuntamento per un incontro o per una intervista, a volte soltanto per chiedergli notizie sulla vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto, in qualche caso per domandargli un favore personale. Proponiamo infine due conversazioni di Palamara con il collega pubblico ministero Stefano Fava (lui pure indagato dalla Procura di Perugia nell’inchiesta sullo scandalo che ha investito il Csm) e con il deputato del Partito democratico Luca Lotti (coinvolto nella vicenda) in cui il magistrato si vanta di indirizzare a suo piacimento i giornalisti amici.