Ufficiale: la Giustizia riparte il 30 giugno

Un emendamento di Fratelli d’Italia al Dl intercettazioni cancella la norma che aveva prolungato la paralisi dei Tribunali fino al 31 luglio: parere favorevole sia del governo che dei due relatori di maggioranza. Il senatore Balboni, primo firmatario della modifica: «Eliminata la facoltà di chiudere tutto lasciata in capo ai magistrati. È stato un errore scaricare il peso su di loro»

È ufficiale: la giustizia riapre il 30 giugno. Salvo ripensamenti, o addirittura tentativi di anticipare i tempi, da parte del governo. Che oggi però ha ufficialmente dato parere favorevole a un emendamento con cui Fratelli d’Italia fissa quella data. In calce all’iniziativa, proposta durante l’esame del decreto Intercettazioni, c’è la firma di Alberto Balboni, senatore del partito di Giorgia Meloni. Il via libera è arrivato da Vittorio Ferraresi, sottosegretario alla Giustizia. Si può dire che la partita è chiusa, insomma.

Ma per dimostrarlo, è necessaria l’assistenza di un avvocato.

E l’avvocato in questione è proprio Alberto Balboni, del Foro di Ferrara. È senatore, alla quarta legislatura, di quelli che potrebbero scrivere la teoria e la tecnica dell’attività parlamentare, ma è pur sempre innanzitutto un avvocato. «Si metta nei panni di un presidente di Tribunale», dice il parlamentare di Fratelli d’Italia al Dubbio, «si trova davanti l’articolo 83 del Cura Italia, giusto? Vi trova scritto che dipende tutto da lui. Tutto. Riaprire o no le aule di giustizia, consentire lo svolgimento delle udienze o rinviarle, adottare cautele o riprendere l’attività. Lei che farebbe, al suo posto?».

Loro, i magistrati, ricorda Balboni, «hanno chiuso tutto. Si son detti: “E chi me lo fa fare di rischiare? Come sono perseguibili i titolari delle aziende con casi di contagio da covid, così sarei perseguibile io”. Perciò hanno bloccato l’attività nei tribunali. L’errore, madornale, commesso dal governo», osserva ancora Balboni, «è stato scaricare su di loro la responsabilità».