Altra delicata indagine per Catanzaro, delfino di Montante ed i suoi fratelli: la loro mega discarica di Siculiana è stata sequestrata perché è illegale ed inquina

ALTRA INCHIESTA A CARICO DI GIUSEPPE CATANZARO, DELFINO DI ANTONELLO MONTANTE ED A CARICO ANCHE DEI SUOI DUE FRATELLI, LORENZO E FABIO. SEQUESTRATA ANCHE LA LORO MEGA DISCARICA DI FAMIGLIA, QUELLA CHE, DA 15 ANNI A QUESTA PARTE, HA FRUTTATO LORO NON MENO DI 4 MILIONI DI EURO NETTI AL MESE, COSTRINGENDOCI A PAGARE LA TASSA SUI RIFIUTI IL TRIPLO RISPETTO ALLA MEDIA NAZIONALE. STANDO ALLA PROCURA ED AL TRIBUNALE DI AGRIGENTO, LA MEGA BOMBA ECOLOGICA DEI CATANZARO E’ STATA STATA REALIZZATA IN MANIERA ILLEGITTIMA ED HA INQUINATO A PIU’ NON POSSO, CAUSANDO IL FALLIMENTO DI DECINE DI COMUNI E CREANDO INGENTI DANNI AMBIENTALI, MA ANCHE ECONOMICI ED ERARIALI.

Stamani il Comando Carabinieri per la tutela dell’ambiente – Nucleo operativo ecologico di Palermo, unitamente alla Guardia di Finanza, Nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento, hanno eseguito su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento, il sequestro preventivo dell’area occupata dalla discarica di rifiuti non pericolosi sita in c.da Materano di Siculiana e attualmente in gestione alla Catanzaro Costruzioni S.r.l., e dell’impianto in essa insistente, disposto con decreto dal Giudice per le indagini preliminari, dott. Francesco Provenzano.

Tre sono gli indagati: l’ex presidente di Sicindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro e i suoi due fratelli, Lorenzo e Fabio.
Il provvedimento chiude una prima fase di indagini, compiute sin dall’anno 2018 dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Palermo, dirette dal Procuratore della Repubblica di Agrigento, dott. Luigi Patronaggio e dal Sostituto Procuratore, dott.ssa Alessandra Russo, circa le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica.
L’indagine, originata dalla raccolta e dall’ascolto delle plurime segnalazioni provenienti da privati, Enti e Istituzioni, pubbliche e private, ha visto, nell’anno 2019, la esecuzione di una complessa attività di acquisizione documentale, svoltasi parallelamente al conferimento di un incarico di consulenza tecnica collegiale finalizzata al vaglio dello stato, materiale e giuridico dell’impianto, della conformità degli impianti e delle relative autorizzazioni e concessioni, alla normativa tecnica in materia e degli effetti che si fossero eventualmente determinati o che potessero determinarsi sull’ambiente.
La relazione tecnica che ne è emersa ha consegnato un quadro preoccupante sotto i profili, tanto della regolarità amministrativa degli impianti, della loro effettiva conformità alla normativa tecnica che ne regola la gestione, quanto sotto il profilo dell’impatto di detta operatività sul territorio in cui la discarica insiste, con limiti di contaminazione regolarmente superati, con emissioni laterali di biogas provenienti dalle vasche post – operative, con l’emersione di indici di “potenziale contaminazione” delle acque sotterranee, senza l’attivazione delle dovute procedure di rientro.
L’impianto di discarica, in ragione del servizio di pubblica utilità comunque svolto, è stato, su indicazione del Gip, consegnato a due amministratori giudiziari da questo nominati con l’incarico della gestione dell’impianto di discarica in sequestro “nei limiti di tale utilità, con riferimento alle commesse provenienti da Enti pubblici o, comunque, aventi carattere pubblicistico, purché nel rispetto della normativa ambientale e al fine di regolarizzare l’attività”.
L’indagine della Procura della Repubblica, anche all’esito dell’eseguito sequestro, prosegue con l’ausilio della Guardia di Finanza, Nucleo di polizia economica e tributaria di Agrigento, per accertare eventuali altri profili di illiceità, anche con riferimento agli eventuali pregiudizi economici e danni erariali, derivanti dalla irregolare gestione.
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