Non è più maresciallo perchè voleva far sciogliere Capaci per mafia. Lo riferisce Paolo Conigliaro alla Commissione Nazionale Antimafia: anche lui vittima del ‘Sistema Montante’

“Ho redatto una proposta di scioglimento del comune di Capaci per presunte infiltrazioni mafiose” che ” non è stata mai inoltrata  dal competente comando provinciale carabinieri di Palermo al prefetto, per il suo vaglio “. Lo ha detto il maresciallo dei carabinieri Paolo Conigliaro, ex comandante della stazione di Capaci dal 2013 al 2018 , audito dalla commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Nicola Morra (M5S). “Le argomentazioni previste all’ interno della proposta di scioglimento del Comune di Capaci erano di varia natura – ha aggiunto il militare siciliano – e la pratica (prima relazione del novembre 2014 ndr) è stata più volte aggiornata via via che emergevano, dalle indagini condotte, ulteriori elementi che davano sempre più peso alla richiesta di accesso ispettivo”. Al termine dell’ audizione il presidente Morra ha annunciato “l’ acquisizione dell’ intero carteggio, che non arrivò mai all’ allora prefetto di  Palermo , De Miro” . Il maresciallo Conigliaro – in servizio a Capaci dall’ 1 ottobre 2013 al 23 settembre 2018 – venne prima demansionato e poi, su sua richiesta, arruolato alla Dia (Direzione investigativa Antimafia) di  Palermo . La proposta di “accesso ispettivo” agli atti del Comune era basata sulla “frequentazioni degli amministratori con soggetti mafiosi locali, il monopolio dei lavori di movimento terra per le concessioni edili rilasciate da quell’ Ente, vicende investigative relative ai funzionari Comunali – ha continuato Conigliaro -, processioni religiose con inchini e soste presso le abitazioni di soggetti riconducibili al contesto mafioso locale e le confraternite religiose in cui risultavano iscritti mafiosi e funzionari comunali, la gestione degli appalti pubblici, vicende inerenti la polizia municipale ed altre contestazioni”. Tra gli episodi citati, “l’ ammanco, per oltre 8000 euro, di buoni pasto di quell’ Ente e la gestione di alcuni impianti di distribuzione carburanti e fatti di voto di scambio” . Nel corso della sua audizione il carabiniere ha ricostruito l’ intero quinquennio nella cittadina palermitana, parlando di “un sistema politico-affaristico- mafioso- che di fatto ha raggiunto i sui scopi; tra questi sia il trasferimento e demansionamento del sottoscritto e la conseguente sua delegittimazione e sia l’ interruzione di quella attività info investigativa già avviata dal sottoscritto a riguardo il delicato contesto di Capaci”. Tra gli episodi contenuti nella proposta di scioglimento vi è una “indagine legata alla realizzazione di un centro commerciale nel territorio di Capaci in cui sono risultati coinvolti soggetti del sistema relazionale già emerso nell’indagine della Procura di Caltanissetta sul cosiddetto Sistema Montante (Antonello, ndr)”, l’ex presidente di Confindustria  Sicilia  arrestato nel 2017 e condannato a 14 anni per vari reati. Durante l’ audizione – quasi totalmente secretata – il maresciallo Conigliaro ha riferito anche di alcuni fatti – riversati in apposite relazioni di servizio – che riguardavano presunte commistioni con alcuni carabinieri in servizio nella sua stessa caserma e nel frattempo eletti nel consiglio comunale di Capaci. “La quasi totalità di questi fatti non risultano neanche iscritti nei registri delle notizie di reato per l’ esperimento delle indagini, ma bensì valutati come fatti non costituenti reato – ha continuato il carabiniere – sebbene siano stati forniti tutti gli elementi e documenti che circostanziano i gravi fatti verificatisi e sollecitato formalmente il pubblico ministero della procura ordinaria di  Palermo  a svolgere le indagini, sollecitazione a cui ovviamente non ha risposto”.